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Inno dei pensieri lunghi ovvero il mio “no” al governissimo

Creato il 27 aprile 2013 da Cristiana

Per intenderci le cose che scrivo qui sotto non sono un giudizio su alcuni nomi bellissimi del governo Letta, che però sono mischiati a nomi che fino ad ora non hanno fatto nulla di quello che noi pensiamo e vorremmo per il Paese. Come pensiamo di metterli d’accordo? Non illudiamoci e non facciamo accecare dai nomi. E su cosa riusciranno a fare che dobbiamo giudicare e i numeri sono lì a dirci che sarà tutto difficile.

C’è un motivo profondissimo per cui sono contraria a questo governissimo.

Perché al di là dei nomi che riempiranno le caselle dei dicasteri, si tratta di un governo di vita breve che però ha l’aspirazione a non esserlo.

Si badi bene. Personalmente avevo in mente due alternative: un governo lampo che facesse la legge elettorale e portasse a termine tagli alla politica e rifinanziasse la CIG e che ci riportasse al voto il prima possibile oppure tornare subito al voto.

Per questo vedevo di buon occhio l’incarico a Renzi e per questo, credo, né Berlusconi, né i notabili del mio partito lo hanno voluto in quel ruolo. Altro discorso sarebbe stato, infatti, un percorso generazionale comune per fare uscire il Paese dal pantano politico prima che economico perché solo uscendo dal pantano della politica dell’ultimo ventennio si può rilanciare l’economia (con i limiti che ho già indicato sul fatto che non è solo una questione anagrafica come Letta dimostra). Non condivido nemmeno l’appoggio incondizionato del PD all’ipotesi governissimo, come se fossimo in balia di una sconfitta continua. Ma come? Berlusconi detta condizioni e noi no?

Per chiarire definitivamente: volevo un governo brevissimo o il voto subito. Un governo di scopo e  non un inciucio.

Credo che un governo con il PDL, come quello che sta per nascere, che inizi con aspirazione di lunga durata sia un’operazione profondamente irresponsabile, rinsalda l’operazione Monti, bocciata dagli elettori e ricongiunge pezzi di PD e PDL che hanno inquinato l’ultimo ventennio con continui fallimentari (per il Paese) tentativi di dialogo.

L’Italia sta attraversando una crisi economica profonda da cui forse usciranno vive le grandi aziende, quelle dal respiro globale, mentre usciranno a pezzi se non morte, le piccole e media imprese. Il tessuto più diffuso del Paese sta morendo. La povertà sta invadendo la classe media. La CIG non ha soldi e se li troverà li toglierà ad altro.

Per rilanciare l’economia e lo sviluppo esiste un’unica strada responsabile che è quella di dare al Paese una legge elettorale che consenta di avere un governo chiaro e di lungo, lunghissimo respiro che abbia una dialettica conflittuale con una opposizione altrettanto chiara. Serve un governo lungo, con ampi poteri che metta in atto riforme profonde ed investimenti che avranno la durata di anni, gli effetti dopo anni. Nessun governo debole può mettere in atto riforme con effetti a babbo morto. Perché non ne ha nemmeno interesse. Può solo agire in modo superficiale ed urgente. Nel frattempo il Paese reale senza riforme profonde, muore. Muore l’agricoltura senza pianificazione. Muore o non nasce la nuova impresa. Non nasce un piano energetico completo. Non si avviano piani infrastrutturali.

Quando noi “rottamatori” chiedevamo il limite dei due mandati in politica pensavamo ad un limite massimo per evitare l’incollamento alla poltrona, ma anche ad un limite minimo: per intervenire sul Paese serve almeno un decennio e pensare di perdere altri due o tre anni con una formazione politica che in questi venti anni ha fatto muovere l’economia liberalizzando forme più o meno lecite di evasione fiscale e senza creare tessuto produttivo, innovazione e semplificazione è, a mio avviso, irresponsabilità.

Quale legge elettorale potremmo fare con il PDL di Berlusconi?

Quale legge sull’evasione fiscale?

Quale legge sulla semplificazione?

Quale riforma della scuola?

Quale piano energetico o industriale?

Insomma quale Paese possiamo costruire o persino rattoppare con Berlusconi?

Non sono disfattista, credetemi e mi sono a lungo interrogata sul senso di responsabilità e su cosa sia davvero utile al Paese. E la risposta che mi do conoscendo questa Italia è sempre la stessa: che per fare riforme profonde ci vuole tempo e non si può stare al tavolo decisionale con chi la pensa in modo opposto. Allora è più serio dire: torniamo a votare. Oppure dichiararsi disponibili solo a cambiare la legge elettorale e ripresentarsi al Paese con grande responsabilità.

Non è responsabile provarci con chi ha già fallito o addirittura sbagliato. E vedrete che sondaggi alla mano sarà proprio Berlusconi a staccare la spina quando avrà la certezza di poter vincere di nuovo a mani basse.

p.s. il M5S ha perso l’unica occasione di poter dettare la politica al PD. Non si può dire che Bersani non ci abbia provato. Sono rimasti fissi nella loro purezza, immobili, senza capire che avevano in mano la possibilità di rompere quel patto tra pezzi di PD e PDL.

p.s.2 Ho atteso la lista dei ministri. Cose che mi piacciono, altre che mi fanno rabbrividire. Ecco, appunto. CVD.


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