Cosa sono le aspettative? Chiamiamole per nome: “Soldi”. Tutti chiedono soldi, una fila infinita di richieste di soldi, solo di soldi. Addirittura anche un “povero politico”, un assessore della Regione Sicilia, con uno stipendio di circa cinque mila euro mensili, chiede soldi.
Questa tendenza non esclude i Comuni, nel senso che anche gli enti locali chiedono a Renzi. Il decreto “Salva Roma”, come lo è stato quello “Salva Catania” e lo sarà il “Salva Napoli”, e tutti gli altri “Salva” a venire, sono di una “bruttezza” unica, sotto tutti i punti di vista. Tuttavia, quei soldi servono anche a pagare stipendi ed altre “cosettine”, per esempio, tutte quelle aziende partecipate, che da sole riescono a garantirsi appena ¼ dei “soldini” occorrenti.
Ora, a meno che non vogliamo mandare tutti a casa, esasperando in modo esponenziale e definitiva la crisi, occorre stare con i piedi per terra, e riflettere sul come aiutare tutti quei Comuni che si trovano in queste condizioni, che in pratica, anche se non sempre, significa anche aiutare persone in carne ed ossa.
C’è stato un tempo, fino a pochi anni fa, in cui lo Stato ed i Comuni, disponendo della possibilità dell’indebitamento, hanno speso più di quanto potevano, creandosi “utili amicizie”, qui le responsabilità vanno divise in parti assolutamente uguali tra politici e cittadini, o meglio tra quasi tutti i politici ed una parte non indifferente di cittadini. La collettività oggi non è in grado di mantenere questo complesso di situazioni, e questo al netto della “frode” dei politici, qualcosa in più in termini quantitativi inciderebbero le “furbizie” dei cittadini.
Per cui, la situazione è questa, indietro non si può tornare, ma ci si può fermare, attraverso alcuni passaggi fondamentali, il vero programma di un governo per l’Italia: Lottare, con tutti i mezzi leciti, possibili ed immaginabili le “furbizie”, da qualsiasi parte arrivino, dalla politica e dai cittadini; aiutare coloro che sono, oggettivamente, indietro; far pagare di più a chi possiede di più, al fine di determinare una ponderata redistribuzione delle risorse. L’ordine non si può invertire, non è il ricco che nuoce alla nostra società, ma il furbo; non sempre queste due caratteristiche risiedono in capo alle stesse persone.
Ma la novità di Matteo Renzi, un giovane mezzo pazzo, pare proprio dedicata ai detrattori del suo governo, i quali hanno vita breve, pochi mesi, non bisogna aspettare le “calende greche”, fra un po’ sapremo se è stato un fallimento, appena sei mesi. Ora, per dire, credere che Renzi possa fare il bene dell’Italia è forse da “ingenuo”, ma nella natura delle cose; come lo è, da “scaltri”, presumere un suo fallimento.
Ma “tifare” sul suo disastro è innaturale, immondo, anormale, suona di tornaconto personale.
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