Pubblicato nel 1990 e acquistato dal sottoscritto nel febbraio 1997, nell’edizione raffigurata a fianco (prima uscita della serie SuperPocket, 6.500 lire), il libro ha sballonzolato per le librerie di casa per 18 anni, ha raggiunto la maggiore età e nel momento in cui mi hanno sgozzato, come un prigioniero dell’Is, ho deciso di affrontarne la lettura.
La storia che racconta la Fallaci è ambientata a Beirut nei primi anni ottanta, tra i soldati italiani che, insieme ad americani, francesi e inglesi, formavano il contingente ONU che avrebbe dovuto riportare un po’ di pace nella capitale libanese.
In particolare la storia parte dalla fine di ottobre 1983, quando due camion carichi di esplosivo fanno saltare in aria i comandi degli americani e dei francesi, provocando alcune centinaia di morti (e le voci parlano di un terzo camion, destinato agli italiani) e i tre mesi successivi, quando gli italiani se ne vanno, dopo gli altri contingenti, perché ormai a Beirut infuria la guerra di tutti contro tutti.
Ciò che colpisce del libro è la sua trama e la sua struttura. Qua e là spuntano le scene di guerriglia, di attentati, di trattative per evitarne altri, ma la parte del leone la fanno le storie di alcuni dei soldati italiani: i loro pensieri, le loro manie, le loro storie d’amore con le donne libanesi, le storie delle loro vite prima dell’arrivo a Beirut, le loro speranze e i loro desideri per la vita dopo Beirut.
E l’intreccio di questi due piani narrativi rende il libro a volte alquanto pesante. Non voglio dire che la Fallaci doveva “accorciarlo”, mica mi permetto tanto. Dico che con tutta la mia buona volontà, sono stato tentato di abbandonarlo per due volte: la prima a metà, la seconda sui tre quarti. Però ho tenuto duro…
Un romanzo dedicato agli uomini, alle donne, ai vecchi, ai bambini trucidati in quella e in tante altre guerre che l’uomo dispensa a piene mani per il pianeta. Emerge dal libro il pessimismo della Fallaci nei confronti della gran parte dell’umanità che, per colpa propria o di altri, uccide, stupra, distrugge, devasta, tortura; emerge la totale mancanza di motivazioni di questo massacro collettivo, se non l’obbedienza agli ordini di un Dio o degli uomini.
Buone le motivazioni, ma come dire? metà pagine sarebbero state più che sufficienti…