Partiamo dalla formazione iniziale. Pochi paesi prevedono requisiti di ammissione specifici per la formazione iniziale degli insegnanti. Solo un terzo dei paesi europei, infatti, prevede rigidi metodi di selezione. In pochi paesi sono previsti test attitudinali o colloqui sulla motivazione dei candidati a diventare insegnante.
Per quanto riguarda i neo insegnanti, sebbene soltanto 13 paesi o regioni offrano programmi strutturati di inserimento a livello di sistema, molti forniscono misure di sostegno individuale per aiutare gli insegnanti a superare le difficoltà che possono incontrare appena si affacciano alla professione e ridurre così il rischio che la abbandonino precocemente. La misura di supporto più comunemente raccomandata è il mentoring, in cui un insegnante con una certa anzianità di carriera è individuato come responsabile dell’assistenza ai nuovi insegnanti.
Rispetto al trattamento contrattuale riservato agli insegnanti in Europa, nonostante molti paesi prevedano lo status di dipendente pubblico, solo una minoranza offre loro un incarico a vita come unica opzione di impiego (Spagna, Grecia, Francia e Cipro). In generale, gli insegnanti sono sempre più assunti direttamente dai loro datori di lavoro, che spesso sono le stesse scuole o le autorità educative locali. Pochi paesi fanno ricorso ai concorsi. I dati dell’indagine internazionale TALIS 2008 mostrano anche che, nonostante alla quasi totalità degli insegnanti dei paesi europei venga fatto, dopo un certo numero di anni, un contratto a tempo indeterminato, in alcuni paesi una percentuale non trascurabile di insegnanti resta con un contratto di assunzione a tempo determinato e, in alcuni casi, si tratta persino di insegnanti con molta esperienza.
Lo sviluppo professionale continuo dell’insegnante ha acquisito importanza negli ultimi anni ed è considerato un obbligo professionale nella maggioranza dei paesi. La partecipazione a queste attività è necessaria per ottenere un avanzamento di carriera e di aumento stipendiale in Bulgaria, Spagna, Lituania, Portogallo, Romania, Slovenia e Slovacchia. In molti paesi europei, le scuole sono obbligate ad avere dei piani per lo sviluppo professionale continuo per tutto il personale scolastico, ma meno di un terzo dei paesi obbliga i singoli insegnanti ad avere un piano personale.
Gli insegnanti in Europa sono tenuti per contratto a un orario medio di servizio di almeno 35-40 ore setti- manali. Le ore minime di insegnamento, tuttavia, variano considerevolmente da paese a paese, passando dalle 12 ore a settimana per il livello primario in Bulgaria e in Croazia fino alle 36 ore in Islanda per il livello pre-primario. L’orario complessivo di servizio per gli insegnanti include il numero minimo stabilito di ore passate in classe, il tempo speso a scuola per riunioni, ecc., e il numero di ore di lavoro necessario per la preparazione delle lezioni e per la correzione e valutazione dei compiti.
In Europa, lo stipendio lordo massimo per gli insegnanti con più anzianità è generalmente il doppio rispetto allo stipendio minimo dei nuovi insegnanti. Le indennità che vanno ad aggiungersi allo stipendio di base possono aumentare considerevolmente lo stipendio di un insegnante. Quelle più comuni nei paesi europei vengono attribuite per responsabilità aggiuntive o per ore di lavoro straordinario. Solo la metà dei paesi assegna indennità agli insegnanti sulla base di un rendimento positivo nell’insegnamento o sulla base dei risultati degli studenti.
Molti Paesi europei, infine, considerano necessaria una procedura di valutazione dei singoli insegnanti. L’insegnante soggetto a valutazione riceve un giudizio scritto o orale. Forme di valutazione strutturata sono presenti in tutti i paesi europei eccetto l’Italia, la Finlandia, la Scozia e la Norvegia. Tuttavia, in Finlandia, a seconda delle scuole, i capi di istituto possono svolgere annualmente dei colloqui di valutazione con i propri insegnanti.
Alessia Gervasi