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Insegnanti, raccontate a scuola la stage di Lampedusa

Creato il 03 ottobre 2013 da Andcontr @andcontr

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Lutto nazionale. Questo quello che è stato decretato dal Presidente del Consiglio Letta per la giornata di domani. Bandiere a mezz’asta e minuto di silenzio in tutte le scuole. Già, le scuole. Cosa diranno gli insegnanti in classe questa volta per spiegare il minuto di silenzio? Solitamente il minuto di silenzio è una pura formalità, un doveroso ossequio. Domani invece il minuto di silenzio verrà fatto per una strage di Stato. Forse il primo della storia italiana. Una strage che ha il volto di uomini, donne e bambini, annegati nel mare nostrum cercando invano di raggiungere la libertà. Morti per aver sperato troppo, per aver cercato la tanto agognata libertà che nel loro paese gli era negata. Hanno viaggiato lontano, oltre le coste africane, verso l’Europa. Ad accoglierli però non è stata una navetta della Guardia Costiera, no, sono stati dei semplici pescherecci che non hanno potuto fare altro che salvare coloro che si erano buttati in mare. La carretta aveva preso fuoco, invano avevano cercato di attirare l’attenzione bruciando le coperte, hanno decretato la loro morte. I pescherecci non potevano, a rigor di legge, aiutarli perchè sarebbero stati perseguiti. Pazzia? No, semplicemente in Italia esiste una legge che fu messa assieme da un vecchio falso fascista e un razzista che si veste con i colori della tanto ricercata speranza: la Bossi-Fini. Coloro che tentano di aiutare i migranti possono essere accusati di favoreggiamento di immigrazione clandestina. Un controsenso per alcuni, una garanzia per altri. Di fatto si è assistito alla più grande strage del Mediterraneo mai registrata con i pescatori che per ora hanno raccolto corpi degli uomini che si erano lanciati in mare cercando salvezza. Non serve contare quanti sono i morti e quanti sono i dispersi, vanno solo a finire nelle macabre statistiche che i giornalisti nostrani amano mettere assieme in grafici da sfoggiare quando bisogna urlare all’emergenza clandestini. No, sono le facce dei sopravvissuti che bisogna imprimersi nella mente e raccontare ai ragazzi nelle scuole. La faccia del sindaco di Lampedusa che da anni affronta ogni giorno un fiume di cercatori di speranza e che oggi sul molo chiedeva disperata l’aiuto dell’Europa. Bisogna fissarsi negli occhi i volti distrutti dei soccorritori, che sfidando il mare, si sono battuti per salvare quante più vite fosse possibile. Questo andrebbe spiegato domani nelle scuole, questo dovrebbero capire i giovani.

Poi ci sarebbero da scrivere fiumi di parole sulle reazioni della politica e di come anche davanti ad una tragedia si sia riuscito a innescare quella macchina mediatica che solo in Italia riusciamo a metter su. Dichiarazioni a destra, sinistra e centro. Politici solidali, altri che fermerebbero gli sbarchi in Libia ma nessuno che si pone il problema di mettere in atto le troppe parole spese in questi anni. Alfano dal molo del porto di Lampedusa in collegamento con Rainews24 invoca l’aiuto dell’Europa e la modifica del trattato di Dublino II sull’immigrazione. Riassumendo il trattato sancisce che è lo stato in cui giunge il soggetto a doversi preoccupare della domanda di asilo. Peccato che l’Italia con la già citata Bossi-Fini e la più antica Turco-Napolitano si siano istituiti con la più vecchia i centri di permanenza temporanea e con la seconda obbliga gli immigrati senza documenti di esserci rinchiusi. Quindi altro che domanda di asilo, i clandestini (così sono sempre bollati, mai chiamati semplicemente uomini) sono catalogati e tenuti dentro centri al collasso fino a che non venga deciso il loro futuro. Se son fortunati vincono un permesso di soggiorno, in caso contrario vengono rimpatriati. E tanti saluti alla tanto agognata libertà che li aveva portati a solcare il mare.

Oggi in Italia si è consumato l’ennesima strage. E ora che il Governo si muova e inizi a lavorare ad una nuova legge sull’immigrazione di ampio respiro, supportata dall’Europa, così da permettere anche un rapido filtraggio verso altre regioni del continente. Le politiche di immigrazione odierne sono assolutamente inadatte al periodo storico attuale che ha visto conflitti politici in Nord Africa e guerre in Medio Oriente. La questione immigrazione non può essere sempre ridotta a emergenza da arginare ma deve iniziare a diventare problema nazionale che necessita di programmazione e accurato studio.

Questo andrebbe raccontato domani ai ragazzi che tutti i giorni dividono la merenda coi loro compagni, magari anche loro figli di uomini e donne che hanno percorso le medesime tratte, con più fortuna.

Testimoniare che l’Italia si ferma un minuto per riflettere e per pensare a tutti coloro che sono morti in quel tratto di mare.

Condividere, affinchè siano a conoscenza di questa realtà e vengano aiutati a comprendere il peso delle parole del Santo Padre che oggi ha urlato al mondo “Vergogna“.

Agire, per far si che non sia una lezione di un giorno solo, ma che diventi prassi e abitudine parlare di queste realtà.

Ricordare infine il buon Vittorio e le sue parole che da tempo sono parte di noi: “Restiamo umani“.

Per costruire un’Italia migliore che non debba svegliarsi solamente davanti a queste immani tragedie ma che impari a poco a poco che siamo tutti quanti abitanti dello stesso mondo e che non ci possono essere più frontiere o colore della pelle che possa dividerci.

Andrea Contratto

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Tagged: Bossi-Fini, immigrazione, Italia, Lampedusa, Libia, Scuola

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