Perché scrivere dovrebbe essere diverso? Sono convinto che la scuola possa e debba avere a che fare con la crescita, e che questa debba passare per le abilità che si apprendono nelle diverse discipline, ma non si possono sommare o solo incrociare le competenze, la maturazione è molto di più.
Insomma, nessun catechismo, di nessun tipo, neppure carsico. Ma come faccio a spiegare il valore di una virgola a un ragazzo che non conosce il tempo di una pausa, la gerarchia delle informazioni, il valore di una cosa pensata lì all'interno di un concetto già formato?
E il congiuntivo, il congiuntivo. Si può insegnare il congiuntivo a chi si adegua alla realtà sensibile - più o meno distorta dai propri sensi - e non concepisce altro? Si riesce bene, anche nei casi più difficili, a far imparare loro la coniugazione, ma si può spiegare il valore del dubbio, l'espressione dell'incertezza?
E via di questo passo. Alle volte si enfatizza troppo la differenza tra "scritto" e "orale", Io vorrei che i miei studenti imparassero a pensare in modo più organico e maturo, la gestione dei registri linguistici viene dopo (ammesso e non concesso che siano così schematicamente correlati al medium).
Io posso insegnare ai ragazzi che mi sono stati affidati come disporre i dati in modo che siano efficaci e che esprimano nel modo più compiuto un pensiero e un'intenzione. Ma sarei l'ultimo e più mediocre epigono di Aristotele e Quintiliano, con le mie risicate competenze, se non fossi anche e soprattutto l'uomo che sono oggi nel 2014.
Se non si vuole indottrinare e inquadrare sul piano accademico, non si può insegnare che a essere umani. Le diverse discipline sono delle armi: è forse per questo che i ragazzi si difendono, istintivamente sanno cosa voglia dire imparare le disequazioni e le tecniche del saggio breve.
Così, l'aspetto professionale (specie in certi contesti) è anche una "copertura" necessaria, il camice una trincea. D'altra parte, la divisa di per sé non aiuta a rendere più accettabile il passaggio di conoscenze, Può anzi capitare che talvolta porti a un rifiuto più risoluto: insomma, i miei alunni non vogliono diventare a loro volta sfigati professori di lettere.
Insegnare a scrivere non è insegnare un mestiere, è una sfida e io l'ho accettata... e spesso persa. Però, se attraverso i miei esercizi, le cose che mi invento, le pratiche della "calligrafia", le storie che ci racconteremo, riesco a fare qualcosa per questi ragazzi, beh, sarò felice.