Reuven Feuerstein ha dedicato la sua vita ad "insegnare ad imparare". Psicologo israeliano, ha fondato a Gerusalemme l’Icelp (International Centre for Enhancement of Learning Potential), dove applica le sue teorie su ragazzi e adulti con difficoltà cognitive. Gli è stato chiesto di spiegare in cosa consistesse la sua teoria della modificabilità cognitiva. Feuerstein:
“Significa che le strutture cognitive possono cambiare. Non solo il cervello influenza il comportamento, ma anche viceversa. Lo dicevo già nel 1945, ora è confermato dai nuovi test, che mostrano l’organo in attività in tempo reale. Le analisi evidenziano che i comportamenti nuovi si ripercuotono sul cervello; quelli consolidati, addirittura, producono mutamenti permanenti. Diversamente dalla scienza, che analizza un elemento isolandolo, l’educazione ha un approccio olistico: comprende gli aspetti cognitivi, affettivi, motivazionali, culturali.
Questo fa sì che le cose imparate siano generalizzabili, trascendano l’immediato, diventino riutilizzabili in un’occasione del tutto diversa. Non nego la componente biologica: siamo comunità di cellule. Ma non è tutto qui: basti pensare che abbiamo appena il doppio dei geni del moscerino della frutta... Ciò che ci diversifica è la cultura, l’apprendimento mediato e i bisogni che ognuno amplia di continuo”.
Quindi i comportamenti influenzano i processi cognitivi, l'intelligenza e i comportamenti reiterati ancora di più. Come possiamo allora pensare che il fatto che i nostri figli vivano interconnessi e attaccati a videogiochi e chat non influenzi il loro modo di vedere il mondo? E noi, in questo processo di cambiamento, dove saremo?