La storia di Samuel ben Nissim Abul Farag (detto anche Giuda Samuel figlio di Sabbetai Farachio) comincia quando lui ha 15 anni: figlio di un rabbino, parla ebraico, arabo, latino, caldeo e aramaico, vive nella judicca (il ghetto) di Caltabellotta in Sicilia nel 1400. E dato che “nomina sunt omina, nel nome c’è l’augurio” è stato nominato nella duplicità, un nome ebreo e un nome arabo, un marchio, un destino cui non può sfuggire: nella sua vita sarà una maledizione o una benedizione? Era scritto che Samuel avrebbe parlato molte lingue, professato due fedi senza credere in nessuna, che avrebbe usato ogni mezzo, anche infame, per diventare altro da sé, con la sua intelligenza perversa, spietata e crudele. Dall’emarginazione e dal disprezzo che suscita la sua razza parte lo sgretolamento di un’identità che dovrà moltiplicarsi per raggiungere denaro e potere, in un’alternanza di ascesa e cadute che caratterizza la sua vita.
“Perché l’umanità è un immenso formicaio e se vuoi conoscerla davvero devi trasformarti in formica e viverci dentro….(Guglielmo vuole) incontrarsi in totale libertà, senza controlli o barriere, con il sapere e l’ignoranza, la ricchezza e la povertà, l’ingordigia e la fame, la buonafede e l’inganno, la ragione e l’istinto, la preghiera e la blasfemia, la felicità e la disperazione. Ma soprattutto penetrare le zone abissali, oscure e segrete, dove sono moneta corrente la bestialità, la ferocia, l’infamia, l’ignominia, l’abiezione. E attraverso la loro assunzione quotidiana mitridatizzarsi contro il veleno di sentimenti debilitanti quali la pietà e l’amore.”
Dopo aver letto “La faccia ferina dell’Umanesimo”, un pezzo di Leonardo Sciascia scritto nel 1972 come introduzione a un catalogo del pittore Arturo Carmassi, Andrea Camilleri rimane fatalmente attratto e intrigato da quel personaggio storico in cui si era imbattuto per caso, come Sciascia e altri studiosi. “Io stavo inseguendo un’ombra…un personaggio di difficile, sfuggente e mutevole identità: misterioso, indecifrabile”. Camilleri scrive quindi una ricerca storica romanzata e punta solo sul personaggio principale, che costruisce con grande profondità psicologica, lasciando gli altri a fare da sfondo: si prende libertà storiche, racconta, usa la sua fantasia, ma ci porta abilmente nelle vicende di un uomo realmente esistito che, per dirla con S. S. Nigro rappresenta “Il lato oscuro, la metà notturna e fosforica dell’Umanesimo raggiante di cultura”. Samuel-Guglielmo-Flavio non ci è certo simpatico, è assassino mentitore e ladro, ma ha indubbia capacità, cultura e sconfinata intelligenza, e ci affascina. Camilleri vuole “affrontare il segreto di un così complesso e sfuggente personaggio con le armi della narrazione” quelle del suo mestiere, il “contastorie” come si definisce, e se uno storico lo tacciasse di arbitrarietà……”mi farei dare autorevole mano da Calvino, quando scrive che la letteratura trova il suo potere e la sua verità nella mistificazione, e quindi «un falso, in quanto mistificazione di una mistificazione, equivale alla verità all’ennesima potenza»”.
Come sempre nei suoi libri, Camilleri parla di Sicilia e di Siciliani, questa volta però in lingua italiana con poche concessioni al dialetto. Per la copertina la Casa Editrice ha scelto l’immagine di un antico pupo siciliano, la Demogorgone, con tante facce che guardano in direzioni diverse, giovani vecchie bionde rosse e bianche….mille facce per un solo protagonista inafferrabile e multiforme. I lettori in Italia non sono tantissimi, e sono calati dal 46% del 2012 al 43% del 2013. Camilleri però rimane da tanti anni uno degli scrittori di maggior successo, una figura fondamentale, e rimarrà indimenticabile.
Il mio consiglio Quest’ultimo romanzo ha il ritmo incalzante di un giallo, ricco com’è di misteri e avventura: non fermatevi a leggere solo i gialli di Montalbano, pur strepitosi. Conoscere Camilleri anche attraverso gli altri suoi romanzi vi arricchirà sempre di conoscenze.
Andrea Camilleri (Porto Empedocle, 1925), regista di teatro, televisione, radio e sceneggiatore. Ha insegnato regia presso l’Accademia Nazionale d’Arte Drammatica. Ha pubblicato numerosi saggi sullo spettacolo e il volume, I teatri stabili in Italia (1898-1918). Il suo primo romanzo, Il corso delle cose, del 1978, è stato trasmesso in tre puntate dalla TV col titolo La mano sugli occhi. Con la Sellerio ha pubblicato: La strage dimenticata (1984), La stagione della caccia (1992), La bolla di componenda (1993), Il birraio di Preston (1995), Un filo di fumo (1997), Il gioco della mosca (1997), La concessione del telefono (1998), Il corso delle cose (1998), Il re di Girgenti (2001), La presa di Macallè (2003), Privo di titolo (2005), Le pecore e il pastore (2007), Maruzza Musumeci (2007), Il casellante (2008), Il sonaglio (2009), La rizzagliata (2009), Il nipote del Negus (2010, anche in versione audiolibro), Gran Circo Taddei e altre storie di Vigàta (2011), La setta degli angeli (2011), La Regina di Pomerania e altre storie di Vigàta (2012), La rivoluzione della luna (2013), La banda Sacco (2013), Inseguendo un'ombra (2014); e inoltre i romanzi con protagonista il commissario Salvo Montalbano: La forma dell'acqua (1994), Il cane di terracotta (1996), Il ladro di merendine (1996), La voce del violino (1997), La gita a Tindari (2000), L'odore della notte (2001), Il giro di boa (2003), La pazienza del ragno (2004), La luna di carta (2005), La vampa d'agosto (2006), Le ali della sfinge (2006), La pista di sabbia (2007), Il campo del vasaio (2008), L'età del dubbio (2008), La danza del gabbiano (2009), La caccia al tesoro (2010), Il sorriso di Angelica (2010), Il gioco degli specchi (2011), Una lama di luce (2012), Una voce di notte (2012), Un covo di vipere (2013).
Premio Campiello 2011 alla Carriera, Premio Chandler 2011 alla Carriera, Premio Fregene Letteratura - Opera Complessiva 2013, Premio Pepe Carvalho 2014.