Inside Atelier Valentino

Creato il 31 marzo 2011 da Thewardrobestaff

Oggi su TheWardrobe vi presentiamo una interessante intervista che Carmine Spena e Maria Aversano hanno rivolto ad uno dei sarti dell’atelier Valentino in occasione della Vogue Experience e una ricca gallery di foto che hanno potuto scattare nei laboratori. Carmine è stato uno dei cinque ragazzi che, come Simona, hanno vinto la possibilità di essere cronisti per un giorno di Vogue.it in occasione delle sfilate milanesi, oggi invece è special guest sul nostro blog!

Diventare fashion designer? Il sogno di tantissimi giovani. Diventare sarto? Il sogno di pochi. <<Forse perché dagli anni ’80 in poi il mondo della comunicazione si è rivolto, quasi esclusivamente, al Pret-à-Porter e i miei coetanei ignorano completamente il mondo della sartorialità>>, dice Vincenzo Monaco, giovane ventiduenne napoletano, stagiaier presso la sartoria dell’Atelier Valentino.

Un mondo al quale anche lui si è avvicinato per caso: <<Studiavo all’istituto alberghiero e, mentre i miei compagni di classe cucinavano, io disegnavo sui banchi silhouettes femminili…quando dico che disegnavo sui banchi intendo che li utilizzavo proprio come superficie, non come piano d’appoggio>>.

La curiosità di capire come poter realizzare ciò che disegna lo spinge ad iscriversi all’ Accademia della Moda di Napoli che, se per alcuni rappresenta una vera e propria scuola di formazione, per lui, invece, è semplicemente una finestra su quelle che sono le sue passioni. <<Mi è servita per ottenere basi tecniche, utili per realizzare le mie idee, ma sentivo di aver bisogno d’altro per la mia ricerca>>.

Decide, quindi, di iscriversi all’Accademia delle belle Arti di Napoli, dove conosce quella che ancora oggi considera la sua amante fedele: l’arte. Vincenzo si racconta con grande umiltà e naturalezza, ma il suo è un percorso che, sebbene breve, vede già successi importanti: i premi per la sartorialità partenopea “Ago d’oro”,“Premio Furstenberg” e tre edizioni consecutive di “Moda all’ombra del Vesuvio”. Premi che lo hanno portato ad ottenere prima uno stage presso Gattinoni e ,in un secondo momento, presso la maison Valentino: <<L’Haute Couture deve essere continua ricerca. Valentino riesce a conciliare uno stile classico con una sartorialità d’avanguardia attraverso tecniche che apprendo lì giorno dopo giorno. Guardando al passato, fino agli anni ’80 anche per chi non è propriamente un esperto, non è difficile contraddistinguere, attraverso uno stile dominante, un decennio da quello precedente o successivo. Oggi non è difficile, è impossibile. C’è una coesistenza di stili, ma questo, a volte, non è sinonimo di creatività pulsante>>.

Tra le mani ha un cucchiaino e una tazzina di caffè mentre gli facciamo l’ultima domanda, forse scontata,  ma quando di fronte ci si trova un ventiduenne la domanda “Cosa vuoi fare da grande?” ci sembra d’obbligo. Ebbene, Vincenzo quando pensa al futuro non pensa al successo, bensì ad appagare il suo desiderio di scoprire quella che sarà la sua visione definitiva della sartorialità: <<Per me essere sarto vuol dire partorire un abito e dargli un’ anima, un senso. Al momento l’anima e il senso agli abiti li dono attraverso la visione di qualcun altro; nel futuro mi piacerebbe riuscire a trovarne una tutta mia>>.

Forse lui non se ne è ancora reso conto, ma da quello che dice ci accorgiamo che è già sulla buona strada…<<Credo che un abito non vada interpretato da chi lo indossa, deve essere come un’ armatura che fortifichi l’identità della persona che lo sceglie>>.

Carmine Spena

Maria Aversano


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