’
Jean Giraud (1938-2012), l’artista dalla doppia vita artistica, nella veste di Gir diede vita, nel 1963, al tenente Blueberry (ideato dallo sceneggiatore Jean-Michel Charlier) > LoSpazioBianco" />> LoSpazioBianco" />> LoSpazioBianco" height="300" width="220" alt="Inside Moebius: a passeggio nella mente dell’artista >> LoSpazioBianco" class="wp-image-64596 alignright" />modulato con realistico tratto, elegante espressione della ligne claire della scuola franco-belga, poi, mutatosi in Moebius, trasformò la propria linea in un tracciato infinito e tortuoso che dissolveva, all’occorrenza, in una infinità di minuscoli tratteggi che davano corpo a profonde dimensioni baroccheggianti. Dimenticati gli scenari realistici del western Blueberry, Moebius si dedicò alle fantasie oniriche, ai surrealismi narrativi (oltre che grafici) che facevano da cornice alle avventure dei vari personaggi: Arzach, il Maggiore, Malvina e tanti altri frutti dell’inconscio dell’autore.
Il progetto Inside Moebius
Tra il 2000 e il 2008, Jean Giraud volle trasferire su carta i propri pensieri, appunti mentali, riflessioni che tradusse nella forma espositiva a lui più congeniale: il fumetto. L’autore riempì sei quaderni di queste elaborazioni che trovarono pubblicazione in Francia con il ritmo di uno all’anno. > LoSpazioBianco" />> LoSpazioBianco" />> LoSpazioBianco" height="240" width="175" alt="Inside Moebius: a passeggio nella mente dell’artista >> LoSpazioBianco" class=" wp-image-64592 alignleft" />Questo è il progetto Inside Moebius. Ristampato in Spagna in tre tomi che raccolgono due quaderni per volume, su carta leggermente meno pesante di quella dell’edizione francese, adesso trova spazio anche in Italia, in una formula molto simile a quella spagnola. Il primo volume raccoglie i primi due quaderni dell’autore francese, stampati su carta meno spessa di quella dell’edizione francese, ma comunque pregevolissima alla vista, al tatto e… all’olfatto. Lo spessore e la palpabilità delle pagine, uniti al buon gusto dell’impaginazione, rievocano l’incanto che provammo nello sfogliare i primi numeri della rivista Pilot, quelli targati Bonelli-Dargaud e diretti da un certo Tiziano Sclavi. È sufficiente prendere in mano il volume per apprezzare il gusto sofisticato e la passione bibliofila dei curatori. All’eleganza della confezione si aggiunge un apparato critico di notevole pregio fra cui spicca il contributo di Luca Boschi: Dr Gir, Monsieur Moebius e il resto della compagnia. Il merito di questo splendore editoriale spetta a Comicon Edizioni (affiancata da Moebius Production), casa editrice di riferimento dell’omonimo Salone Internazionale del Fumetto di Napoli, editrice di numerosi cataloghi, ma anche di diversi, sempre eleganti, volumi dedicati a diversi aspetti del mondo del fumetto.
Moebius è Moebius
Trattare un’opera di Moebius vuol dire confrontarsi con una pietra miliare del fumetto mondiale. Nel 1974, in Francia, Moebius (Jean Giraud), Philippe Druillet, Jean-Pierre Dionnet e il cineasta Bernard Farkas> LoSpazioBianco" />> LoSpazioBianco" />> LoSpazioBianco" height="118" width="89" alt="Inside Moebius: a passeggio nella mente dell’artista >> LoSpazioBianco" class="alignright wp-image-64595" /> si erano uniti per formare il gruppo Les Humanoïdes Associés, che avrebbe pubblicato la rivista Metal Hurlant. Moebius e la sua compagnia di umanoidi prendevano dalla fantascienza suggestioni che si concretizzavano in un fumetto non raffrontabile con prodotti del passato: fantastico, ricco di fantasia e anche di erotismo, carico di libertà espressiva, spesso estremamente critico nei confronti della società di cui prefiguravano la decadenza, e addirittura la putrefazione, raffigurandola in grandiosi scenari. Le prime, potenti suggestioni grafiche incise da Moebius per le avventure di Arzach scivolarono ben presto in scenografie più essenziali e metafisiche, dove operarono gli enigmatici protagonisti de Il Garage Ermetico e de Il Mondo di Edena.
I due contributi, raccolti in questo volume, portano alle estreme conseguenze la dissoluzione narrativa operata da Moebius. Per ammissione stessa dell’autore i personaggi operano in un universo autoreferenziale privo di uno straccio di trama che detti o motivi le azioni dei caratteri lasciati allo sbando. Il primo quaderno di Inside Moebius è addirittura sconfortante. Personaggi alle prese con se stessi e con le proprie nevrosi (che sono le nevrosi dell’autore) richiusi in maniera raccapricciante nelle quadrature delle vignette, senza saper bene cosa dire e cosa fare, soffrono claustrofobica> LoSpazioBianco" />> LoSpazioBianco" />> LoSpazioBianco" height="201" width="300" alt="Inside Moebius: a passeggio nella mente dell’artista >> LoSpazioBianco" class="wp-image-64600 alignleft" />mente della propria condizione e trasmettono questo malessere al lettore. Nel secondo quaderno (per fortuna) le cose cambiano. Entrano in gioco, caratterizzati graficamente alla maniera dell’ultimo Moebius, personaggi storici e tradizionali delle storie di Jean Giraud come Blueberry, Geronimo, Arzach, oltre che i protagonisti de Il Garage Ermetico e de Il Mondo di Edena. E inoltre, inquietante new entry, compare un credibilissimo Bin Laden (il lavoro è stato realizzato all’indomani dell’attentato alle Torri Gemelle) dalle potenti significazioni simboliche ed emotive. La trasformazione della personificazione della misoginia islamica in una oscena donna nuda e barbuta, causata da una bellissima e stregonesca Malvina, rappresenta un messaggio ideologico eccezionale espresso con traduzione grafica dotata di possente simbologia.
Purtroppo, superato il punto clou della narrazione, rappresentato appunto da questa straordinaria metamorfosi, il racconto tende a incunearsi in solipsismi narrativi e i personaggi tendono a perdersi in labirinti delimitati dalle linee delle vignette piuttosto che da meccanismi narrativi. Quando si trattano autori di peso, come Moebius, il giudizio sull’opera non resta incondizionato ma determinato dall’autorevolezza dell’artista. Proviamo allora a valutare Inside Moebius a prescindere da Moebius. Ci è concesso di dire, or dunque, che questi ultimi lavori di Moebius trovano intrinseco limite proprio in quegli elementi che rappresentavano una forza dirompente e innovatrice nel modo di fare fumetto. > LoSpazioBianco" />> LoSpazioBianco" />> LoSpazioBianco" height="240" width="180" alt="Inside Moebius: a passeggio nella mente dell’artista >> LoSpazioBianco" class="wp-image-64593 alignright" />Il flusso di coscienza che determina la narrazione, i giochi a rimpiattino dell’autore con i propri personaggi, gli sfoghi intimistici, la dissoluzione delle gabbie grafiche, il surrealismo degli ambienti e delle situazioni, sono state soluzioni innovative piombate come un macigno nello stagno calmo e paludoso del fumetto degli anni Settanta. Però stiamo parlando di quasi quaranta anni or sono.
Oramai tali espedienti sono stati recepiti ampiamente, alcuni persino dalla narrativa a fumetti di tipo tradizionale. L’esclusiva sussistenza di modularità narrative formali, funzionali a una certa avanguardia artistica che (anche solo per lo scorrere del tempo) non può più essere tale, se non supportate da contenuti sostanziali potentemente validi, rimane sola, sterile e triste. Questo è quel che succede per buona parte di questi due primi episodi del progetto Moebius. Ma Moebius è Moebius e ci sentiamo rinfrancati dalla noia anche solo per il piacere di rivedere il suo tratto sottile e ingenuo, per il gusto di osservare il suo narrare acuto e scaltro.
In ogni caso i quaderni di Inside Moebius rappresentano un elemento imperdibile nell’economia delle opere dell’artista francese, che non poteva mancar di essere edito anche in Italia. Onore al merito dunque alla Comicon Edizioni per questa operazione che rende al pubblico italiano un significativo tassello della storia del fumetto.
Abbiamo parlato di:
Inside Moebius – Volume 1
Jean Giraud / Moebius
Traduzione di Claudio Curcio
Comicon Edizioni, Napoli, 2012
232 pagine, brossura con alette – € 25,00
ISBN: 9788898049004
Etichette associate:
Comicon EdizioniMoebiusPuoi leggere anche:
- Le vite parallele: l’artigiano e l’artista
- Il testamento di Magnus: un’occasione per ripercorrere le tensioni liberty nel fumetto
- Essential 11: Corrado Mastantuono e i suoi undici disegnatori preferiti
- Lorenzo Pastrovicchio: tra Gottfredson e PK
- La vita non è un fumetto, baby. Firmato Munoz e Sampayo
Condividi: