Inside out

Creato il 05 ottobre 2015 da Lafirmacangiante
(di Peter Docter, 2015)
Inutile perdersi in giri di parole, Inside Out è un piccolo capolavoro, d'animazione e non solo, e forse nemmeno tanto piccolo. Ho riso, ho pianto, ho provato nostalgia, un po' di dolore e, perché no, anche un filino di paura. Una vasta gamma di emozioni, tutte presenti nel film, alcune addirittura protagoniste, emozioni note a chiunque. Identificazione totale, ancor più se si è pre-adolescenti o anche genitori. In ogni caso se si è esseri umani, quindi, in qualche modo, ci rientriamo proprio tutti.
Inside Out è un film che nella sua semplicità (di plot) gode di un lavoro di costruzione alle spalle molto strutturato, una stratificazione di livelli di lettura e concetti anche complessi, molti incomprensibili per i bambini, capaci però di creare un amalgama in grado di arrivare dritto al cuore e farti ripensare alla tua vita, alla tua infanzia, a quella dei tuoi figli, alla loro crescita e ai cambiamenti in corso così importanti per loro e a tratti già difficili da comprendere per noi più adulti. Dentro Inside Out ci sono la crescita, il cambiamento e più in generale c'è la vita. Si può chiedere di più a un film? Credo di no.
In giro sulla rete ho notato che si parla spesso di questo film come il prodotto migliore di casa Pixar fino ad oggi, è davvero così? Forse la risposta può sembrare difficile, la Pixar ha sfornato grandi film a profusione però sì, penso che sul piano emotivo e su quello concettuale Inside Out abbia davvero una marcia in più rispetto a tutti i suoi predecessori. Qui, e sembra appunto impossibile, siamo saliti di livello. Altro discorso quello sulla tecnica d'animazione, ottima e anche questa molto studiata nella resa dei personaggi protagonisti, bella ed efficace, ma qui nessuna sorpresa. Lo spettacolo visivo offerto da Pixar, valutato nell'epoca d'uscita dei film della casa di Luxo, è sempre stato grandioso, ottimo lavoro quindi anche per Inside Out senza però scarti significativi sui predecessori.
La costruzione del plot è geniale, nella nostra testa, come in quella della protagonista undicenne Riley, c'è una sala controllo che influisce sull'andamento della nostra vita, a gestirla le cinque emozioni dominanti: Rabbia, Disgusto, Gioia, Paura e Tristezza. Attraverso una consolle che definisce tutti gli eventi vissuti dalla piccola Riley e una serie di ricordi primari e secondari, le cinque emozioni costruiscono il vissuto della bambina, durante tutto il suo percorso di crescita.

In coincidenza con un evento traumatico come il trasloco dal Minnesota a San Francisco, con conseguente perdita di amici, certezze e abitudini, nella sala di controllo di Riley qualcosa si incrina, all'apparenza sembra che Tristezza stia assumendo una posizione dominante, aspetto finora proprio della più solare Gioia. La catena di disastri aumenterà di proporzioni e mentre proprio Gioia e Tristezza intraprenderanno un lungo e pericoloso viaggio nella speranza di risistemare le cose, starà a PauraRabbia e Disgusto tirare avanti la baracca con tutto quello che ne consegue.
Da qui è già intuibile la complessità di costruzione di una vicenda che agli occhi dei bambini rimane comunque semplice, in più i protagonisti affronteranno e dovranno convivere con inconscio, ricordi sbiaditi, amici immaginari, treni dei pensieri e tutta una serie di strutture che inserite in un cartone animato assumono un fascino incredibile.
Il film ha un velo innegabile di tristezza, una tristezza profonda, capace di farti piangere, ma anche di far pensare, riflettere e farti amare ancor di più le cose belle che hai nella vita, in particolar modo, se fosse possibile amarli ancor più di così, i propri figli (almeno per me che sono genitore).
Non è secondaria la riflessione possibile su come, da un momento all'altro, qualcosa nella nostra testa possa andare storta, probabilmente non era intenzione dello staff della Pixar, ma è facile pensare a come una persona solare da un momento all'altro possa cadere preda di depressioni o cose del genere, tema non affrontato nel film apertamente ma non troppo lontano da alcuni concetti presentati.
Un cartone animato? No, un piccolo capolavoro.


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