Avevo qualche pregiudizio sull'acclamato ultimo capolavoro della Pixar per questo ho atteso così a lungo nel vederlo e la visione ha in parte confermato e in parte smentito i miei preconcetti. Come prevedevo Inside Out è un film dove la poesia di pellicole come Wall.E o Up viene meno in favore di un compiacimento intellettuale come in Ratatouille; per quanto il finale ristabilisca i giusti ruoli tra le emozioni l'eccessivo ottimismo di Gioia è irritante e quando si sbircia nei cervelli dei genitori spunta qualche stereotipo: a capo della consolle emotiva della madre c'è la tristezza: evidentemente una donna ultratrentenne moglie e madre non ha più molti motivi per gioire; mentre il capo delle emozioni del padre c'è la rabbia: per quanto il signor Anderson sia una persona amorevole e per nulla litigiosa, ovviamente il maschio è ancora dominato da istinti aggressivi.
La pellicola funziona a livello immaginifico muovendosi tra vari livelli della storia: la realtà di Riley, quel che avviene nella sala controllo delle emozioni e la rappresentazione della mente che riserva i momenti migliori del film: la schematizzazione durante l'attraversamento dell'area del pensiero astratto e il personaggio dell'amico immaginario, il tenerissimo Bing Bong che arriva a sacrificarsi affinché l'adorata Riley possa recuperare il suo equilibrio.