Recentemente ho rivisto ”Insider” (1999), di Michael Mann, con Al Pacino e Russell Crowe, film su una storia vera.
Lowell Bergman (Pacino) è un giornalista audace, famoso e “d’assalto”, che tratta gli argomenti più scottanti per una trasmissione d’informazione televisiva di grande ascolto alla CBS.
Jeffrey Wigand (Crowe, invecchiato dal trucco per assomigliare al personaggio vero) è uno scienziato, ex-capo ricercatore e dirigente alla Brown & Williamson, azienda produttrice di tabacco, che lo ha licenziato, perché ha un caratteraccio, perché non si adegua alla politica dell’azienda, è poco malleabile, non gli piace scendere a compromessi, e perché dice apertamente ai dirigenti della multinazionale quello che pensa.
Wigand in quanto chimico e dirigente sa che la multinazionale mette nelle sigarette una sostanza che induce assuefazione…
Dopo il licenziamento, ricattato e minacciato, decide comunque di rivelare tutto ciò che sa a Bergman.
Bergman dal canto suo è in buonafede, lo convince a parlare, vincendo le paure di Wigand, dicendogli che non lo abbandonerà mai nell’ardua battaglia che entrambi si apprestano a combattere contro i Giganti, le multinazionali del tabacco.
La cosa è pericolosa, Wigand vuota il sacco pubblicamente, esponendo sé stesso e la sua vita: infatti sua moglie, tipico ritratto di donna della middle class benestante, anaffettiva, abituata a una vita agiata, non abbastanza intelligente e innamorata per affrontare problemi a fianco del marito ma solo capace di scappare a rifugiarsi dalla madre, lo abbandona a velocità della luce nel momento del bisogno, portandosi via le figlie.
La potente azienda del tabacco comincia a smontare l’esistenza di Wigand pezzo per pezzo, trovando ogni falla, ogni suo errore del passato, infangandolo e screditandolo pubblicamente (tattica assai nota agli avvocati nei tribunali, che mirano sempre a rendere poco credibile la controparte mediante le più luride bassezze… ebbene sì, ho studiato giurisprudenza), e pure la CBS rischia grosso nel caso di una costosissima causa minacciata dalla multinazionale, tanto che i dirigenti decidono di fare dietrofront davanti al pericolo, quando ormai Wigand si è esposto e la sua vita è distrutta.
Bergman gli rimane accanto, vuole portare il caso fino alle estreme conseguenze, ma resta isolato dal resto della redazione, subisce forti pressioni, a un certo punto gli viene dato un “riposo forzato” dal lavoro.
Lui continua allora per conto proprio, non volendo né lasciare il caso, né abbandonare a sé stesso Wigand, che stanco e prostrato resiste ancora, lavorando come insegnante…
Come prosegue la storia, lo lascio a chi conosce il film o vuole conoscerlo.
Pensavo dunque, durante il film, a chi ha il dovere di informare i cittadini, ma ha paura dei grandi poteri, e a come i più scendono a compromessi quando è in gioco la propria carriera.
E davvero molto pochi sono coloro che, iniziato qualcosa di importante, hanno coraggio di andare fino in fondo rischiando tutto, se si trovano a urtare grandi interessi.
Pensavo a come un’azione cominciata con le migliori intenzioni possa sfuggire di mano, quando chi la porta avanti è una persona comune, e l’avversario è molto potente, e il cammino diventa a un tratto pieno di trappole e sabbie mobili, e dubbi e incertezze e paranoie, e tutti i progetti e le buone intenzioni appaiono dispersi, e nulla va come ci si aspettava, o come si sperava.
Pensavo ai due personaggi, che sono persone del tutto comuni, che di fatto sono eroi (specie Wigand che è quello che paga di più) non nel momento in cui iniziano qualcosa di grande e pericoloso, ma nel momento in cui tutto gli crolla addosso, e gli altri si mettono al riparo e li abbandonano, mentre loro scelgono la strada più dura, quasi che debbano perseguire una missione.
Pensavo a Al Pacino che dice che “la libertà di stampa è per chi possiede la stampa”.
E al vecchio giornalista interpretato dalla vecchia gloria Christopher Plummer che dice che “è la fama che ha la vita breve, l’infamia invece dura di più”.
Alla moglie di Bergman che è l’esatto opposto di quella di Wigand: è intelligente, indipendente e affettuosa; e gli è vicina e gli dà forza e dice: “Devi sapere quello che vuoi fare prima di farlo”.
Mi ha colpita la verità delle parole di Bergman, quando litiga coi suoi colleghi e dirigenti, in preda allo stupore e incredulo davanti alla caduta dei suoi ideali di come si debba fare informazione:
“Mi pagate per prendere gente come Wigand e farla uscire allo scoperto. Lo convinco a rivelarci tutto e a esporsi in televisione. Lui si siede e parla, violando il suo accordo di rapporto confidenziale con l’azienda. E’ l’unico testimone chiave, in uno dei più grandi casi di condotta scorretta nei confronti della salute pubblica nella storia degli Stati Uniti.
E Jeffrey Wigand, che si sta giocando la vita, va in televisione e racconta la verità.
E noi lo mandiamo in onda ? Naturalmente NO !
E perché? Perché non dice la verità? No, perché dice la verità ! E più dice la verità, e peggio è !”
E pensavo quanto è bella la colonna sonora di questo film, i cui brani sono elencati in questo sito, e soprattutto in questo, dove ci sono degli assaggi; e si adattano bene alle situazioni piene di tensione e struggente apprensione, ai bei personaggi di questo film, all’atmosfera di attesa di una sciagura imminente.
E che mi piacerebbe parlare più spesso delle colonne sonore dei film, perché sono tanto importanti a volte, da essere strettamente funzionali ai film stessi (come in “Dogville” lo era l’assenza di musica).
Questo: Insider_LisaGerrard.mp3
è uno dei brani (si intitola “Sacrifice”) della stupenda colonna sonora di questo film, la voce è di Lisa Gerrard, guarda caso l’anno successivo canterà il famoso brano “Now we are free” nella soundtrack de “Il Gladiatore”, ancora con Russell Crowe che stavolta agguanterà finalmente il meritato Oscar…
Anche per “Insider” ha avuto una candidatura all’Oscar come miglior attore non protagonista (e surclassa Al Pacino), anzi il film intero ha avuto 7 candidature, e assurdamente nessun Oscar … ma in fondo non sono gli oscar che fanno i buoni film e i grandi attori.
E infatti, quanto è bravo Russell Crowe con quella recitazione contenuta, in cui la rabbia e la disperazione silenziose, sono comprensibili pure da un movimento di sopracciglio, o delle mani, o dall’immobilità stessa; contrapposta alla recitazione agitata, ma stavolta meno del solito, di Al Pacino: due modi di recitare diversi per due personaggi diversi eppure simili.
Il Cast che contorna i due protagonisti è ottimo.
Il regista del film è Michael Mann, molto bravo e stranamente poco conosciuto: eppure un film come “Il silenzio degli Innocenti” è un remake di un suo bel film del 1986, “Manhunter”.
E ho fatto uno scoop pure io: ‘sta Lisa Gerrard che spopola da anni e anni su youtube con la musica del Gladiatore (e del Mulino Bianco), si chiama in realtà Lisa Garrardino !