Un po' come qualche anno dopo l'addio di James Wan, a portare avanti il marchio di "Insidious" c'è lo sceneggiatore, autore dei primi due capitoli, Leigh Whannell.
Per lui è l'esordio dietro la macchina da presa, con il quale anziché riprendere il lavoro svolto dal suo predecessore, decide tracciare un tantino le distanze e fare un salto all'indietro tornando cronologicamente al passato. Scrive una storia che funge da prequel, con una ragazza minacciata ossessivamente da un demone, aiutata, tra mille difficoltà, dal personaggio, approfondito, della sensitiva Elise Rainer: evocatrice e cacciatrice di demoni e unico filamento collegato alle radici.
Un modo come un altro per continuare a dare vita alla saga, senza però guastare minimamente l'operato di chi l'aveva accudita prima di salutarla. Quella di "Insidious 3: L'Inizio" infatti è una sceneggiatura, parallela, scissa, che non ha alcun rapporto con gli eventi che conosciamo, ideata per avere più spinta in fase di lancio, ma perfettamente isolabile e fruibile da coloro che hanno intenzione di avvicinarcisi per la prima volta, o la voglia di gustarsi un comunissimo film dell'orrore. Del resto l'esperienza di Whannell non è pari a quella di Wan, per cui è inevitabile che l'originalità del prodotto, le intuizioni registiche e le capacità istintive fin'ora manifestate, inficino sulle ambizioni avvolgendo nel ridimensionamento totale anche la solidità del racconto.
Complessivamente allora, pur non guadagnandosi spazi memorabili e rivelando lo scarto, lo spettacolo funziona, e probabilmente questo era l'obiettivo massimo attribuito dai produttori al neo-regista una volta deciso di riprendere il carro. Sperando, magari, in qualcosa di più elaborato per il futuro.
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