In occasione dell’imminente uscita del secondo capitolo di quella che si prospetta come una nuova saga, abbiamo rivisto l’opera prima, INSIDIOUS, un film che ha il merito di essere riuscito a far trattenere il fiato anche ai mangia-horror. D’altro canto il regista è James Wan, un ragazzo tanto giovane quanto il suo curriculum non lascia spazio ai dubbi: il suo cortometraggio di prova gli aggiudicò la regia di quella meraviglia che fu “Saw – L’enigmista” e, una decade più tardi, ha fatto un altro piccolo miracolo con “The Conjuring”, la pellicola che inaspettatamente ha fatto tremare la concorrenza alla prova del box office USA. Insomma, con queste premesse, che “Insidous” fosse inquietante, c’era da aspettarselo!
E qui James Wan, classe 1977 e talento thriller da vendere, è riuscito a convincere un nome legato alla risata per famiglie come Patrick Wilson a farsi trascinare “altrove”, a far digerire a produzione e pubblico i viaggi astrali, e a terrorizzare tutto il mondo con un horror movie per una volta originale.
Dopo una partenza nello stile del più classico dei film dell’orrore (la famiglia Lambert si è appena trasferita in una bella casa borghese di periferia, di quelle calde, accoglienti e luminose, un vero paradiso, sino al giorno in cui strani rumori hanno iniziato a turbare la quiete domestica), “Insidious” ci trascina in un turbinio di eventi che partono con una bella infestazione di fantasmi per arrivare alle possessioni demoniache, ovviamente tutto alla maniera di Wan.
Scordatevi le pellicole orrorifiche tutte uguali e quegli esorcisti in abito talare che hanno tanto inflazionato il genere negli ultimi 20 anni, qui le figure più impensabili assumeranno ruoli che neppure il loro personaggio si attendeva (!) ed è forse questo il segreto del successo delle creazioni del regista: commistione di generi nei colpi di scena e massima fedeltà ai cliché, per ottenere l’immedesimazione ed un lento innalzamento del pathos. L’idea funzionò a suo tempo con “Saw” e funziona ancora oggi con “Insidious”, nonostante qui di sangue non se ne veda proprio.
Protagonista è l’innocente, brillante e simpatico Dalton (Ty Simpkins), un bambino che, dopo una semplice caduta, cade in un sonno senza risveglio e senza apparente motivo. Cosa gli è successo? Come reagiscono mamma e papà? Riusciranno a trovare una soluzione? Molte sono le domande e le risposte non saranno così ovvie come potrebbero inizialmente sembrare.
Una scenografia che riproduce la casa di tutti noi, una fotografia livida, l’assenza d’intrusioni splatter e l’immancabile violino che stride al momento opportuno contribuiscono tutti insieme, infatti, a sorprendere lo spettatore. “Insidious” è una storia che per la prima volta si addentra nel nostro sonno inducendoci a domandarci cosa sia reale, cosa sia frutto della suggestione e cosa solo un sogno o un brutto incubo.
Voto finale 7-: opera solida, ancorata alla tradizione ma brillante nell’evoluzione. Film intrigante che non turba esageratamente l’audience, abbraccia il pubblico più vario e pervade i suoi pensieri solo quanto basta.