Non esiste secondo me solo il ricordo di un amore, tolto il tempo che è passato e qualche inevitabile piccolo rancore, dev’esserci qualcosa di più grande, altrimenti perché mai lo si è vissuto?
Ci pensavo l’altra sera, lei come sempre se ne stava in silenzio in un angolo a leggere un libro assorta nei suoi pensieri ed io ugualmente distratto di chi mi trovavo accanto. Ho sempre sostenuto che nella vita di coppia crescita vuol dire anche questo, insieme e allo stesso tempo da soli, senza per questo vivere la percezione dell’abbandono o, che è peggio, di sentirsi dimenticati, quella sorta di sintesi che è frutto di una consapevole conoscenza profonda.
Ma allora, l’amore dove è andato a finire? Lui, l’amore, è ancora lì, un po’ in sordina forse, un po’ sotto falso nome, anche, può darsi; è l’amore che genera il bisogno l’uno dell’altro, in senso positivo naturalmente, capirsi al volo e continuare per certe cose a non capirsi affatto, l’incontro e lo scontro che è il giusto compromesso se si ha voglia di viverla fino in fondo questa vita.
Lei è sempre lì in silenzio, è uno di quei momenti che riesco a guardarla senza che se ne accorga; tenerezza, la sensazione di quanta sia grande la sua fragilità, consapevolezza, sapere di non poterne fare a meno.
Oh mannaggia direte, è questa una dichiarazione d’amore? No, non è la mia intenzione. L’ho scritta pensando a quei rapporti che sembrano trasudare incomprensione e che invece nel profondo vivono l’uno per l’altro, dunque, ai rapporti di una vita. E quei due vecchietti che girato l’angolo si tengono per mano, mi fanno pensare proprio a questo.
E da vecchietto, quando indosserò veramente i panni di Nonno Archimede, vorrei pensarla allo stesso modo, lei come sempre in silenzio in un angolo a leggere un libro assorta nei suoi pensieri ed io ugualmente distratto di chi mi trovavo accanto.
Insieme!