Altro elemento che non riesco a controllare nella mia vita è l’impeto. Di notte ho degli attacchi improvvisi che mi portano a smuovere i pensieri in maniera del tutto viscerale. Così, le questioni, sfuggono o trovano rimedio secondo i casi. In poche parole l’insight mi fotte in qualsiasi modo esso vuole, poiché poi, presa da questi raptus, la cosa – bella o brutta che sia – devo farla.
Allora scrivo di tutto petto alle persone che amo, a quelle che odio, a quelle in sospeso. Progetto e invento cose, trovo soluzioni a quesiti cui mi sono arrovellata il cervello per interi giorni.
Questo blog ultimamente è diventato più una palestra di sfogo sulle mie difficoltà, che uno spazio educativo devoto a una missione culturale. Iniziato con mille suggerimenti su libri, film, tv e cucina, piano piano sta arrivando a Ramengo per mostrare il lato buio di me stessa. Fortuna che tempo fa ho specificato nelle info che era sorto per motivi di “frustrazione giornaliera”, altrimenti oggi avrei potuto considerare la questione abbastanza preoccupante.
Non ho mai spiegato la causa che ha generato tutto questo, la radice progenitrice dalla quale sono nate le pagine che puntualmente scrivo, assieme alla scelta del nome.
Il primo post, quando ho inaugurato lo spazio, ha avuto lo scopo di spiegare il significato del termine “Bricolage“.
Lo ripropongo, se qualcuno non dovesse ricordarlo:
s.m. fr. (pl. bricolages); in it. s.m. inv. (o pl. orig.)
• Lavoro dilettantesco di tipo artigianale eseguito per hobby.
Seguendo tale significazione allora si può capire che la mia strada non è del tutto sbagliata, ma quanto più coerente con ciò che mi ero prefissata.
C’è da aggiungere l’ispirazione è nata da un volume di Angela Vettese – Si fa con tutto. Il linguaggio dell’arte contemporanea – nel quale il bricolage è la chiave di volta per spiegare una sorta di metodo applicato ai movimenti artistici sorti tra ottocento e novecento. Per essere pignola, lei, a sua volta, si lascia ispirare da Lèvi Strauss, il quale affermava che il “bricoleur” è colui che si trova a usare egli strumenti secondo i materiali a disposizione – ma siccome non voglio infognarmi in filosofie varie, mi fermo; poiché, se iniziassimo a scavare del fondo delle cose, rischieremmo di perderci e trasformare le parole dette fin qui in una elaborazione analitica archetipica dal quale mi potrebbe salvare solo un ottimo psicoterapeuta devoto all’ipnosi.
Involontariamente applico questa filosofia, scevra da intellettualismi e aperta a una comprensione che spero possa arrivare a tutti. In sostanza sono una bricoleur che cerca di vivere con un’eco responsabile la vita, e attraversando l’arte, cerca di scappare dagli inganni.
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