Insostenibilità della situazione

Creato il 24 gennaio 2011 da Emanuelesecco
sottofondo: Serj Tankian – Sky is over

Solo ed attonito scrivo della vita e della morte, altrui e dell’umano intelletto.
Seduto e pensieroso contemplo il progressivo decadimento dell’umana specie.
Il vivace fuoco delle passioni si spegne, facendo sfociare la più banale stupidità nel prezioso e lodevole pensiero tipico dell’animale uomo.
Inutilmente vado cercando una benché minima speranza che impedisca la regressione alla scimmia, ma mi rendo conto che la difficoltosa e facoltosa Ragione è stata abbandonata per la più facile ma senza onore convenienza, vera ed acerrima nemica di quella che si può definire come integrità morale ed intellettuale.
Il buon senso è andato a puttane, il rovesciamento del giudizio e dei valori è già stato avviato, non da noi ma da qualcuno più in alto.
Non riesco a farmene una ragione.
Perché dovremmo opporci a tutto questo? Chi siamo noi per ergerci a difesa della libertà intellettuale quando tutto il resto del mondo è in fila per una devastante inquadratura della percezione?
Chi sono io per andare contro alla quasi totalità del globo? Non lo so… se mi mettessi davanti ad uno specchio farei fatica a distinguere la mia sagoma, tanto fumosa ed inutile è diventata la sua diversità.
Ebbene sì, siamo diventati inutili, scomodi e senza una ragione di vita. Ci deridono, ci scherniscono e ci maltrattano, e solo perché rifiutiamo di marciare in riga insieme a loro, solo perché rifiutiamo di appecoronarci dinnanzi al balordo arrogante di turno, solo perché non urliamo di piacere sentendo la fredda verga del masochismo mediatico colpirci la schiena e le nude natiche.

Non avrei mai pensato di dirlo, la mia mente ha sempre rifiutato una simile idea, ma la soluzione sembra essere l’abbandono di tutto ciò che abbiamo di più caro per poter seguire, senza più quell’ingombrante zavorra, i nostri desideri più nascosti. Il rischio, non affrettandoci verso il triste abbandono, è quello della follia, di invecchiare senza avere più niente da dire e di far morire quella parte di noi stessi che ci distingue, e sempre ci distinguerà, gli uni dagli altri.
D’altro canto, la scelta dell’abbandono può far inciampare l’individuo nella codardia, altro cancro dell’umanità. E allora, che fare? Continuare a batterci o abbandonare per la nostra preservazione?
Non sono certo io quello che vi deve fornire la giusta risposta, non ho questa presunzione. So solo che le cose non stanno andando affatto bene e che la felicità dell’uomo, che dovrebbe essere il vero obiettivo di ogni umana creazione, sta lentamente cedendo il passo alla sua infelice idiozia. Siamo ridotti al punto che religiosi ed atei si rivolgono entrambi al cielo o a qualche inconsistente personificazione della propria fede solo per trovare una risposta a tutto questo.

Dio quanto mi sento, pur vivendoci, lontano da casa.
Se questo non è un paradosso, allora non so proprio su cosa valga ancora la pena riflettere e lottare.

E.


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