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Titolo idilliaco per realtà malinconica

Creato il 13 aprile 2022 da Annalife @Annalisa
Dirce ed Emilio

Poco meno di una settimana fa ho notato su *servizio-di-micro-blogging-molto-popolare* una annotazione di Daniel Cuello che vedeva spalancarsi il vuoto dei suoi giorni avendo appena terminato il suo nuovo lavoro. Allora, nell’attesa di leggere il nuovo libro (“Le buone maniere”, da BaoPublishing), mi sono detta che, in realtà, tranne qualche vignetta o striscia qui e là, non avevo mai letto niente di questo autore (“Fumettista, illustratore, un po’ argentino, un po’ italiano, un po’ apolide. C’ho i drammi. Come tutti” dice la sua biografia sul servizio suddetto).
Ho rimediato cercando qui e là e mi sono decisa per “Residenza Arcadia”, la sua prima graphic novel, di cui è sceneggiatore e disegnatore.

Dopo una pagina enigmatica, entriamo nella storia in medias res, come si dice, seguendo una copia di litigiosi vecchietti che a qualcuno hanno fatto venire in mentre Sandra e Raimondo, mentre a me hanno fatto venire in mente una coppia di acidi vecchietti. Comunque spariscono subito perché la vecchia ha un fucile (e lo usa). Nel giro di poche pagine, conosciamo l’inacidita Mirta, la svanita Dirce, l’enigmatico Dimitri e il nuovo responsabile della Residenza, sostituto temporaneo del titolare, Attilio. Le storie individuali si svelano a poco a poco, uno strato alla volta, due chicchi di riso alla volta, così come la situazione generale, in cui si allineano una grande parata, il servizio alla nazione (militare, obbligatorio), il servizio al partito (monopartito), e i nuovi inquilini in arrivo, che non vediamo mai ma che sono pregiudizialmente osteggiati da qualunque abitante della Residenza Arcadia.

Nel frattempo, segnalati da diverse sfumature di colore (ma sempre nei toni dell’ocra, o del grigio, del viola), irrompono nella vita e nelle tristi beghe quotidiane i ricordi di un altro tempo, o di un passato doloroso che si alterna a un presente minaccioso e segna così le vite degli inquilini, disposti ad accettare una vita opprimente pur di non dover rinunciare a quella parvenza di tranquillità cui tutti aspirano e per la quale sono disposti a rigettare qualunque corpo estraneo. E quale sia la realtà si fa strada grazie a mezze frasi, paure, obblighi, promesse di fedeltà, timore di delazioni: così che, piano piano, mentre seguiamo ciò che succede all’interno, nei vari appartamenti, si stende su tutta la Residenza Arcadia il velo fosco di un esterno dittatoriale.

Tutto sommato, quindi, una bella storia malinconica, a tratti triste, dove qualunque tipo di ribellione allo status quo viene soffocato con la forza bruta o incamerato nel quotidiano del palazzo; una storia portata avanti da movimenti a volte minimi e lenti, a volte improvvisi, con qualche ridondanza, e con la brillante scelta del titolo, che ricorda quell’Arcadia cantata dai poeti bucolici mentre mette in scena angosce e frustrazioni che sembrano, ahimè, molto vicine a noi.

Daniel Cuello
Residenza Arcadia
BaoPublishing, 2017
pgg 167, euro 20


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