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Creato il 01 luglio 2012 da Francosenia

Hernán Rodríguez Velasco, in una monografia dedicata ai servizi di spionaggio repubblicano durante la guerra civile spagnola, sostiene che nel corso di quella contesa si diede il paradosso per cui, quando erano maggiori le informazioni e la conoscenza circa il nemico e le sue forze, assai peggiori furono gli esiti delle battaglie.
Secondo lo storico, ad esempio, nella vittoria di Guadalajara contro le forze italiane, i repubblicani non avevano praticamente alcuna informazione sulle forze nemiche. Così, anche nelle battaglie iniziali per la difesa di Madrid, come a Jarama e a Brunete, dove non subirono gravi sconfitte, avevano ben poche informazioni sulle forze contro cui si scontravano.
A partire dall'estate del '37 le cose cambiano, i servizi di informazione migliorano, posseggono equipaggiamenti migliori ed ottengono risultati, ma le battaglie sono disastrose, anche se si sa quando e dove bisogna attaccare, e con che numero di forze effettive. E qui Velasco propone, come esempi, la campagna del Nord, Santander e le Asturie, Teruel e l'avanzata in Aragona e, alla fine, la battaglia dell'Ebro.
"L'informazione è molto importante, ma se mancano i mezzi, non serve a niente" - spiega lo storico, a proposito dei risultati dello spionaggio repubblicano e della loro applicazione pratica.
Ecco il perché del titolo: "Una derrota prevista. El espionaje militar republicano en la Guerra Civil española 1936-1939" (Una disfatta prevista. Lo spionaggio militare repubblicano nella guerra civile spagnola 1936-1939) dato al suo studio della documentazione del colonnello Manuel Estrada Manchón, il creatore dei servizi di spionaggio repubblicano durante il conflitto.
La documentazione, ora conservata presso l'Archivio di Salamanca, è stata restituita alla Spagna, dalla Francia, nel 1980 e consiste di una settantina di casse, quelle casse che il colonnello Estrada riuscì a portare fuori dalla Spagna, alla fine della guerra, per depositarle in Francia, prima di imbarcarsi per il Messico.
Il colonnello Estrada, è descritto come "un uomo coerente, fedele al governo repubblicano, molto preparato intellettualmente". Estrada viene nominato capo responsabile del servizio di spionaggio all'inizio della guerra, e deve iniziare da zero - come avviene per altri settori dell'esercito repubblicano - fino al luglio del 1937, quando "capisce che i sovietici facevano le cose in modo efficace".
Tuttavia, Estrada non aderirà mai al comunismo, del quale, alla fine, rimarrà molto deluso, soprattutto a causa del patto del 1939 tra nazisti e sovietici.
Estrada non riuscì ad avere il sostegno del generale Vicente Rojo, al quale chiedeva più risorse, che non venivano concesse, anche perché cercava di strutturare il servizio di spionaggio in modo indipendente, cosa a cui Rojo si opponeva.
Nella prefazione del libro, lo storico Angelo Viñas aggiunge che "né Caballero, ministro della guerra, e neppure Prieto, il suo successore come ministro della Difesa nazionale, prestarono sufficiente attenzione ai piani di Estrada".
Per quanto riguarda la preparazione delle spie repubblicane, Rodriguez Velasco spiega che avevano ben poca formazione specifica, ma semplicemente si sottomettevano ad un "corso intensivo di dieci giorni" prima di essere infiltrati nella retroguardia nemica, oppure venivano mandati in Francia o in Marocco per ottenere informazioni per mezzo degli ambienti diplomatici.


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