Ecco la lunga intervista:
Nonostante una carriera molto ricca di vittorie, hai dovuto aspettare fino ai 30 anni per vincere il primo titolo, con l’Inter…
Bisogna sempre essere pazienti nella vita e nel calcio. E’ vero ho dovuto aspettare i 30 anni per vincere la prima Coppa Italia. Nel frattempo avevo arricchito la mia carriera in Argentina col Racing d’Avellaneda vincendo il titolo dopo 35 anni. Non mi sono mai posto delle domande sul perché abbia dovuto aspettare così tanto, il mio solo scopo è stato quello di lavorare duro in allenamento e migliorare. Certamente i miei obiettivi si sono realizzati in ritardo, ma l’importante è che si siano concretizzati. Può essere una lezione per le generazioni future.
Sei rimasto deluso dal non aver vinto il Pallone d’Oro al termine della stagione 2009/10, dove hai giocato 52 partite e realizzando il Triplete?
Sinceramente, no. Senza modestia, posso dire che meritavo di essere fra i nominati, ma non sono deluso di non averlo vinto. Quelli che contano per me sono i titoli con la squadra, non i riconoscimenti individuali: non avrei mai barattato il Pallone d’Oro per il Triplete.
Quale è stato il segreto di quella stagione perfetta?
Non ce ne fu uno solo, furono molti. Perché una stagione sia perfetta occorrono molti fattori, in primis il coinvolgimento totale di tutti i giocatori; in seguito un grande staff tecnico comandato da Mourinho e infine altri fattori che hanno determinato quella stagione.
…Fra cui la coppia d’attacco con Eto’o…
Non solo. Avevamo delle grandi individualità all’interno della rosa. Questo è un altro fattore della nostra resurrezione.
Cosa occorre all’Inter per riproporre una stagione simile?
Del tempo. Abbiamo bisogno di tempo perché siamo in una fase di ricostruzione, con molti nuovi giocatori ed un nuovo staff tecnico, senza contare il cambiamento della proprietà. E’ ovvio che con tutti questi cambiamenti abbiamo bisogno di tempo affinché le cose ripartano seguendo il loro corso usuale. Dobbiamo puntare di nuovo in alto per onorare la maglia e la storia dell’Inter e sono convinto che riusciremo a tornare su quei livelli.
Quale è stato il tuo idolo di infanzia?
Senza contare Maradona, il mio idolo assoluto è stato Enzo Francescoli: un giocatore straordinario.
Ti assomiglia anche fisicamente…
Sì, me l’hanno detto in molti. E’ un punto di riferimento, non solo sul campo, ma anche fuori.