Spesso il calcio è questione di centimetri. Quelli del fuorigioco di Pazzini, davvero una manciata. Quelli del rigore fischiato per lo sgambetto di Obi su Maggio, qualcosina in più. O quelli di Campagnaro dentro l’area di rigore nerazzurra sul penalty respinto da Julio Cesar, decisamente abbondanti. Certo, quasi sempre i calciatori entrano in area prima dell’esecuzione e gli arbitri sorvolano. Altrimenti dovrebbero farli ripetere quasi tutti. Però non si può essere fiscali in alcune situazioni e permissivi in altre.
Comunque sia, il protagonista assoluto del match è stato l’arbitro. Gli capita spesso, quando si ritrova davanti l’Inter. Sarà un caso. In un derby del 2010, mi ha ricordato con tempestività il numero uno dei tifosi nerazzurri a Torino (come faccia a vivere in quella città è un mistero inestricabile: roba che neanche legato), ci lasciò addirittura in nove. Già prima, il Mancio si era rassegnato a prenderla con filosofia: “diciamo che con noi Rocchi è molto sfortunato”. Sì, anche contro il Napoli è stato parecchio sfortunato. Il primo giallo di Obi è stato praticamente inventato. Non c’era neanche il fallo. Poi è stato un crescendo, con il pastrocchio che ha praticamente chiuso l’incontro prima ancora dell’intervallo.
L’inizio di partita era stato promettente. Molta intensità, ritmo alto e rapidi capovolgimenti di fronte. L’Inter presentava per la prima volta nella stagione Maicon, che è apparso volitivo e intraprendente. Sulla fascia destra ha creato lo scompiglio e fatto capire quanto sia mancata la sua spinta in questo inizio di stagione. A essere pignoli, era più da rigore il contatto nell’area azzurra tra il difensore brasiliano e Gargano, dopo appena due minuti. Impalpabile Alvarez e in ombra Forlan. Però il boccino l’ha tenuto l’Inter, che ha creato diverse situazioni pericolose, pur senza riuscire ad impensierire De Sanctis. Gli ospiti hanno giocato di rimessa. Privi in avanti della fisicità di Cavani e con Hamsik non pervenuto, si sono affidati al fraseggio di Lavezzi e Pandev senza riuscire a sfondare, mentre qualche grattacapo l’ha provocato il dinamismo di Zuniga. Guardingo Maggio, fino all’azione che l’ha visto protagonista del rigore fischiato da Rocchi. Partita durata un tempo. Nella ripresa c’è stato solo il tempo di assistere all’ingenuità di Nagatomo, beffato da Maggio, e al sigillo finale di Hamsik.