La Roma è stata più forte sul piano fisico, ha avuto personalità nonostante alcuni giovanissimi schierati in campo dall’inizio o subentrati a partita in corso, è stata cinica nel momento cruciale della partita. L’Inter ha annaspato a lungo, è partita male, ha avuto una buona reazione dopo il gol di Florenzi, ma non è mai sembrata in grado fare suo l’incontro. Se a Totti concedi il tempo e lo spazio per la giocata, ti punisce. E così è stato, con l’assist del vantaggio giallorosso e con la verticalizzazione per Osvaldo che ha spaccato l’incontro.
L’Inter dietro ha ballato. Silvestre è stato disastroso, Castellazzi ha qualche colpa sul secondo e sul terzo gol, Zanetti non ha mai spinto. Finché sono durati Gargano, Guarin e soprattutto Pereira (il migliore tra i nerazzurri), il match è stato equilibrato. Dopo, non c’è stata più storia. E mentre i cambi di Zeman sono stati tutti azzeccati, i nerazzurri subentrati (Palacio, Cambiasso e Coutinho) non li ha notati nessuno. Si è salvato, non solo per il gol del provvisorio pareggio, un Cassano generoso e bravo nel fare salire la squadra, mentre Milito si è sfiancato, senza riuscire mai ad essere pericoloso e Sneijder, l’unico in grado di accendere la luce del gioco nerazzurro, si è concesso eccessive pause. In generale, ci sono stati troppi errori di misura negli appoggi, per lo più indotti dalla stanchezza. Il dato più preoccupante riguarda la condizione atletica: al rientro dall’intervallo sarebbe stato lecito attendersi il calo della Roma, invece è stata l’Inter ad andare in apnea, ad allungarsi pericolosamente, infine a scomparire.
Non mi fa piacere, ma trovo confermati i miei timori della vigilia: manca un vice-Milito e la difesa va registrata al più presto. E sperare che il crollo fisico sia soltanto un problema di preparazione.