Inter vs Lecce. Il sommo bene.

Creato il 21 marzo 2011 da Calciosofia
Non è stata una partita facile per l'Inter quella giocata con il Lecce a San Siro. Una squadra predisposta per difendersi strenuamente e sfruttare le occasioni di contropiede (il Lecce) contro una squadra costretta a vincere dopo il passo falso del Milan a Palermo.
Per l'Inter si è trattato di attuare il sommo bene (vincere senza se e senza ma e portarsi a meno due dal Milan). Questo è identificato con la felicità (dei giocatori, dei tifosi, della società) la quale consiste non negli onori (?), non nella ricchezza (??), ma nella realizzazione di ciò che è più caratteriscamente umano-calcistico e cioè giocare con armonia, equilibrio, scienza (impostazione teoretica).
E' una felicità che il calciatore raggiunge non per l'intervento di un aiuto divino (e talvolta arbitrale), ma per opera schiettamente di talento calcistico, sulla base delle proprie energie interne (dopo Monaco l'Inter ne disponeva ancora? Ebbene si.) e innanzitutto della volontà.
Questo ha dato luogo attraverso l'esercizio razionalmente diretto all'abito mentale concepito da Aristotele come l'acquisto pienamente consapevole di una seconda natura, cioè come disposizione costante dell'anima e non già in senso meccanico. Così l'Inter senza dannarsi troppo l'anima, ma consapevole di essere l'Inter, ha atteso il momento propizio (praticamente l'unico) per imbeccare Pazzini che infila facendo esplodere San Siro di felicità.
Questa (la felicità) è sempre la sintesi di due gruppi di virtù: le "etiche" di carattere pratico, come la forza e il coraggio e le "dianoetiche" di carattere intellettuale ( ma veramente c'è lo zampino di Leonardo?) consistenti nel retto esercizio dell'attività razionale e quindi tattica.
Ogni virtù etica occupa il giusto mezzo fra due eccessi opposti. Per esempio il coraggio (ma l'Inter ieri ne ha avuto?) sta fra la temerarietà (non si è proprio vista) e la vigliaccheria (no, neanche questa s'è vista). In parole povere l'Inter è a meno due alla vigilia del derby ed è fortemente alla ricerca del sommo bene e cioè della felicità.

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