Internet: la società della "pappetta pronta"

Creato il 08 ottobre 2013 da Sommobuta @sommobuta
Ho visto un video, qualche giorno fa, di uno YouTuber piuttosto famoso (e piuttosto simpatico, a essere onesto).
Illustrando quali cambiamenti stavano interessando il Tubo negli ultimi giorni, specificando che si trattava di una manovra atta a costringere subdolamente l’utenza a utilizzare sempre di più Google + (va’ come scrivo forbito!), lo YouTuber si è impelagato in un discorso teoricamente impeccabile, ma che faccio (e ho sempre fatto fatica) a comprendere.
In soldoni: più condividi, commenti, mipiacci e spammi i video, più il tuo account utente diventa “influente”.
Viceversa, se non lo fai…i video dei canali che ti piacciono scompaiono dalla tua home di YouTube.
E questo, secondo il modo di vedere dello YouTuber, è un problema.
Perché l’utente non sa più se e quando un video viene caricato sul canale “X”.
La mia domanda (che poi è quello che fatico - e ho sempre faticato - a comprendere) è: perché ci siamo trasformati nella società della pappetta pronta?
Facciamo, ovviamente, un discorso più ampio e generale (e preciso) possibile.
Se a me interessa una cosa, quella cosa la seguo.
Se mi interessano cinque cose, seguo quelle cinque cose.
Stesso discorso se le cose aumentano a 50, 100 o 300.

Uno con il QI superiore alla media
Come ho scritto e ribadito molto spesso, leggo una quantità sterminata di siti e blog. Praticamente tutti i giorni (o, quantomeno, a giorni alterni, a seconda del tempo a disposizione). Resta il fatto che la mattina appena sveglio, e la sera prima di dormire, do una scorsa ad almeno una quarantina tra siti web e blog.
Senza avere il bisogno di un qualcosa che mi ricordi che sul sito “X” c’è il nuovo articolo.
E senza nessun bisogno di averli tra i preferiti.
Potrei tranquillamente stilarvi un elenco di questi 40 siti fissi che monitoro quotidianamente (e leggo con piacere), senza andare a vedere il loro indirizzo web.
Per fare qualche esempio scemo: so che al mattino presto troverò già articoli su Plutonia Experiment, L'Antro Atomico e Strategie Evolutive; so che Book&Negative viene aggiornato senza una frequenza fissa (e quindi, due-tre volte a settimana vado a vedere se ci sono aggiornamenti); so che il blog di Cervello Bacato pubblica nei giorni dispari; che Zerocalcare lo fa ogni due lunedì; che i video di Dellimellow escono più o meno a giorni alterni; che Luca Verbatim e i ragazzi di SdR hanno i loro appuntamenti live tra mercoledì e giovedì; che il Viagra della Mente pubblica i suoi articoli tutti i sacrosanti giorni, esattamente alle 14:30 ore italiane.

Fuck Yeah!
Non è difficile.
È una cosa alla portata della mente (e della memoria) di tutti.
O forse no.
Anzi, sicuramente no.
Nel 90% dei casi è l’esatto contrario.
Anche questo è un discorso che ho affrontato più volte (e del quale, ogni giorno, ho la riprova provata): la stragrande maggioranza di chi usa il mezzo internet, non sa utilizzarlo in modo corretto.
E ha bisogno della “pappetta pronta”.
Cosa intendo per pappetta pronta?
Il sito che ti ricorda che è uscito il video o l’articolo;
I link esatti del file che si vuole scaricare (perché ricercare su Google è troppo complicato);
I reminder sui social network che ti indicano i link esatti di articoli e video;
Le richieste di cose che sono state pubblicate esattamente due minuti prima (e spammate sui social network di cui sopra).
E via discorrendo.

Oggi scomodo il Moccia, invece del mio solito tutorial
Oltre ad essere il popolo dal culo pesante…siamo il popolo dall’indice pesante.
Viviamo la cosiddetta “sindrome del dito pigro”.
È uno sforzo immane attivare i neuroni del cervello, figuriamoci sollevare l’indice, abbatterlo sul tasto sinistro del mouse, cliccare e andare a vedere se ci sono degli aggiornamenti sulle pagine che ci piacciono.
C’è anche un problema di fondo, che secondo me è all’origine di tutto: l’interesse.
Il mondo “internetto” va a velocità quadrupla rispetto al mondo “reale”; bastano 3 giorni di latitanza, e la superstar digitale del momento è bell’e dimenticata.
Serve costanza, perseveranza…e umiltà nel continuare a fare quello che si fa nel mondo digitale.
E ovviamente, occorre parlare di cose interessanti che colpiscano le persone.
Chi si lamenta del fatto che quello che fa non è seguito, probabilmente non ha realizzato che forse (forse) quello che fa non interessa più di tanto.

Atteggiamento molto italiano(?)
Esempio scemo: io stesso mi sono lamentato del fatto che i nuovi appuntamenti di 5 minuti con sommobuta non siano stati minimamente cagati (o comunque siano stati visti da poche persone). Ho preso atto che probabilmente – anzi, sicuramente -, è un qualcosa che non interessa.
Non sono un tipo che va dietro le statistiche, ma non si spiega un crollo del 90% di visitatori al blog quando ho pubblicato gli articoli con i video incriminati.
Semplicemente, alla gente non interessa e non è interessato.
E come dicevo al mio pupillo Ronflex qualche tempo fa, sono solito tagliare le cose “inutili”.
La domanda che vi rivolgo (di nuovo) è: perché, secondo voi, ci siamo trasformati in questa società della pappetta pronta?
Sono solo io che vedo questo fenomeno?
O l’avete riscontrato anche voi?

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