"Grazie Presidente!
La storia europea racconta un passato bellicoso che si spegne nel sogno degli Stati Uniti d'Europa.
Il principio della fratellanza tra le diverse popolazioni e le diverse generazioni deve essere il fondamento su cui si basa questo sogno.
Per arrivare a questo dobbiamo sentirci come un solo popolo e unirci nella diversità attraverso programmi di scambio e mobilità, uniformità legislativa tramite direttive comunitarie e sentimenti di appartenenza all'Europa unita.
I giorni che qui a Lille stiamo vivendo noi giovani provenienti da diverse realtà e Paesi è la testimonianza concreta che questa non è un'utopia, ma un sogno che si può concretizzare.
Se siamo uniti possiamo scrivere per noi giovani un futuro solidale, se mescoliamo nel rispetto le nostre diversità, quel sogno di sentirci fratelli può diventare realtà.
Possiamo sentirci cittadini europei e allo stesso tempo italiani, francesi, tedeschi, inglesi... perchè l'Europa che sognamo non toglie appartenenza ma genera legami tra le diverse realtà che ne fanno parte.
La mobilità dev'essere, dunque, interpretata come opportunità, opportunità per conoscere e fare proprie le diversità.
Per questo l'Unione Europea deve sentirsi obbligata a investire sulla mobilità, trovare risorse e fare uno sforzo economico e organizzativo in particolare per le giovani generazioni e la spesa pubblica europea di oggi dev'essere incentrata in primis nella formazione e nella sensibilizzazione ai problemi comuni di cittadini euripei per sentirsi uniti nella diversità.
Non c'è investimento con rendimento più alto che quello nella formazione e nell'educazione dei giovani.
In questo periodo molto particolare di crisi e disaggregazione la risposta all'euroscetticismo deve essere un maggiore sforzo nella costruzione di una generazione che tutela, rispetta e promuove le diversità dietro i confini, ma che è in grado di abbattere le barriere storiche, culturali e psicologiche che oggi ci impediscono, nell'egoismo generale, di essere un'unica forza e una comunità di persone diverse che si sentono FRATELLI!"
Enrico Cara