Con Da qui a cent'anni, romanzo pubblicato da Frassinelli, la scrittrice Anna Melis è arrivata tra i finalisti del Premio Italo Calvino 2011 - XXIV edizione. Anna Melis, con la sua opera ha tratteggiato, bene, la realtà della Sardegna; caratterizzata, tra l'altro: dall'orgoglio, dalle passioni che animano questa terra e, soprattutto, dall'onore. La narrazione si svolge durante gli anni Cinquanta; periodo di ricostruzione e di speranza del lavoro e della prospettiva di vita. I protagonisti del romanzo sono due fratelli: Ninnu e Graziano. Quest'ultimo innamorato della cugina bellissima e disgraziata, Marietta. Da qui a cent'anni segna l'ottimo esordio dell'autrice. Di seguito, vi riporto l'intervista che ho avuto modo di fare alla Melis.
Benvenuta Anna, nel mio blog A dream of reading. Iniziamo subito con la domanda di rito: chi è Anna Melis? Presentati ai lettori.Mamma di tre bimbe, sposata, ex cupa galeotta dell'infelice mondo scientifico universitario, oggi libera avventuriera nel mondo intrepido della letteratura; coltivo ancora il sogno di non smettere di curare la gente come medico, ma di farlo alla Maria Montessori e, per questo, studio per diventare arte terapeuta e lavoro per una riforma della scuola già dalla prima infanzia, che non credi delle scatole craniche vuote, ma cervelli liberi felici e pensanti, e soprattutto, sani.
Passiamo direttamente al tuo romanzo: Da qui a cent'anni, pubblicato dalla casa editrice Frassinelli. Com'è nata l'idea di scriverlo?Dal mio personale legame con la mia terra, la Sardegna. Desiderio di raccontarla, inventarla, liberarla e viverla ancora, uguale, migliore, più vicina e reale. Più solo mia.
Qual è il personaggio a cui più sei legata?Graziano.
Da qui a cent'anni è ambientato, in particolare, nella Sardegna degli anni Cinquanta, fatta di: orgoglio, passioni e onore. Come vedi questa realtà?La povertà e la miseria, l'analfabetismo, la presenza-assenza dello Stato, possono accumunare le problematiche sarde di quell'epoca ad altre del Sud Italia, ma rimane comunque un mondo a parte, con questioni e logiche sue e personali, sia dal punto di vista culturale-sociologico e antropologico, sia geografico.
Quale messaggio hai voluto trasmettere con il tuo romanzo?Nessun messaggio. Ho scritto per scrivere. Per liberare le parole e la voce. E se qualcuno leggendo vi trova un messaggio, anche uno qualunque, il merito non è della scrittrice, ma del lettore.
Qual è il tuo rapporto con la scrittura? Segui degli schemi precisi per la stesura dei manoscritti?No. Non pensavo nemmeno esistessero, e la cosa mi spaventa un po'.
Cosa pensi dell'editoria italiana, magari anche in rapporto a quella estera?Penso che c'è ancora tanta editoria buona, sana, professionalmente ottima. Che non è vero che i lettori sono solo donne e poche e solitaria. Che non riuscirò mai a capire la storia degli e-book. Sarò preistorica, ma come faccio a sentire il profumo di un libro, attraverso un supporto digitale?
Quale effetto ti ha fatto vedere il tuo romanzo tra i finalisti del Premio Calvino?Prima di vederlo, sentire al telefono che era arrivato in finale...Un urlo profondo intimo, liberatorio, di autentica gioia. Soddisfazione personale. La dimostrazione che se vuoi, puoi.
Puoi dirci qualcosa circa i tuoi progetti futuri?Scrivere, naturalmente. Di tutto e per tutto. Usare sempre occhi e mani per raccontare ogni cosa.
Grazie Anna, per essere stata ospite del blog. Ti faccio il mio in bocca a lupo per la tua carriera.Grazie a te Maila!