Intervista a Bianca Nappi, alla Mostra del Cinema di Venezia con Short Skin

Creato il 14 agosto 2014 da Nicola933
di Federico Vascotto - 14 agosto 2014

Bianca Nappi, nella foto di Andrea Damiano

Di Federico Vascotto e Maria Chiara Ronza. Abbiamo intervistato Bianca Nappi, un’attrice di origine napoletana nata e cresciuta a Trani, che ha iniziato già a 13 anni a cimentarsi nel mondo del teatro prima – e del cinema poi – e ha sempre scelto con una particolare cura – e curiosità – i propri ruoli. Appassionata di astrologia e letteratura, cura l’oroscopo settimanale per il sito Ladyblitz e ha un suo blog all’interno dell’Huffington Post. Ora la potremo ammirare in Short Skin, opera prima di Duccio Chiarini, il lungometraggio selezionato assieme ad altri due tra dodici in tutto il mondo dal progetto Biennale College, che in collaborazione con Gucci per il secondo anno permette ad artisti emergenti di produrre e girare un film a micro-budget (in questo caso 150.000 euro).

Short Skin - che parteciperà quindi alla 71° edizione del Festival del Cinema di Venezia tra il 29 e il 31 agosto 2014 (qui il programma completo) - narra la storia di Edoardo (Matteo Creatini), un ragazzino di 17 anni, che deve affrontare una situazione fisica molto particolare, che gli ha impedito finora di avere qualsiasi tipo di esperienza sessuale, sia con se stesso che con le ragazze. È estate ed Edoardo e il suo miglior amico affrontano un rito di passaggio fondamentale, ossia cercare di perdere la verginità. Ma è proprio durante questo periodo che Edoardo scopre che la vita, così come il sesso, è molto complicata da affrontare, e questo non solo per i suoi problemi personali, ma anche per quanto riguarda quelli della sua famiglia. Questa è la storia di come si scende a patti con le proprie paure, diventando così uomini.

Short Skin, il lungometraggio con cui ti presenti a Venezia è sicuramente interessante (e coraggioso) dal punto di vista del tema trattato. Pensi che per gli adolescenti nel 2014 sia facile o meno manifestare la propria sessualità? Sono più disinvolti della generazione passata?

Che domanda difficile! Credo che in generale la sessualità sia un tema talmente intimo e che coinvolge così tanti aspetti della nostra persona da non essere mai un argomento semplice da trattare! E anche se viviamo in un’era almeno apparentemente super moderna, alcune cose e alcune tappe non sono poi così cambiate, per cui credo che un certo pudore per tutto quello che riguarda la sfera della sessualità vissuta, magari manifestato diversamente, appartenga ancora oggi ai giovanissimi. Diverso è forse il discorso riguardo la sessualità esibita, sulla quale ormai sembra quasi essere in corso una gara…

Nel film interpreti l’unico personaggio femminile adulto, la madre di Edoardo. Pensi che sia necessario parlare della propria sessualità con i propri coetanei e/o con gli adulti?

Parlare di sesso e quindi delle proprie emozioni con i propri coetanei credo sia naturale ed estremamente sano; mi stupirei del contrario. Parlarne coi genitori è già un’altra cosa, e non è detto che una certa reticenza faccia male. Nel film mio figlio Edoardo tace un problema che i genitori dovrebbero assolutamente conoscere e il fatto che non se ne siano accorti getta una luce interessante sulla famiglia, troppo attenta a certe cose e forse troppo poco ad altre.

Per interpretare questo ruolo ti sei ispirata a qualcuno in particolare o a qualche film che ha trattato questo tipo di temi?

Duccio Chiarini, il regista, ci ha offerto molti spunti per lavorare sui nostri personaggi; ad esempio ci ha consigliato la visione di alcuni film, fra cui A swedish love story, un bellissimo film del grande Roy Andersson; vederlo mi ha aiutata a capire meglio il tono che la famiglia, e quindi anche il mio personaggio di madre un po’ oppressiva, doveva avere nel film; poi ovviamente molte sfumature si costruiscono e si capiscono direttamente sul set, anche nel rapporto con gli altri attori.

Hai mai conosciuto adolescenti come Edoardo?

Il personaggio di Edoardo è molto complesso e ben scritto, per cui sarebbe un peccato “chiuderlo” in una definizione; sicuramente l’adolescenza è uno dei periodi più intensi e forse anche mitici della vita di un essere umano e spesso sono proprio i più giovani ad indicare, anche inconsapevolmente, nuove strade da percorrere agli adulti.

Un’altra scena dal set del film Short Skin, in cui si vedono più chiaramente Bianca Nappi e Matteo Creatini

Hai partecipato a vari lungometraggi di Ferzan Ozpetek, come Un giorno perfetto, Mine vaganti e Magnifica Presenza, e anche lui ha esaminato in vari modi e sotto vari aspetti la sessualità. Ha avuto modo di vedere Short Skin, che ne pensa?

Nessuno, a parte ovviamente il regista, la produzione e l’organizzazione della Biennale College di Venezia, ha visto il film!!!

La televisione sta acquisendo sempre più importanza (e soprattutto qualità) anche in Italia, con esempi come Gomorra – La Serie. Tu hai partecipato ad alcune serie tv solo come guest star, come RIS e Il clan dei camorristi: hai dei bei ricordi di quell’esperienza? Ti piacerebbe buttarti in un progetto a là Gomorra?

La curiosità mi guida molto nel mio lavoro, per cui ho affrontato con interesse anche le esperienze televisive che mi è capitato di fare e sarei felice di ripeterle. Se parliamo di prodotti come Gomorra parliamo ovviamente di qualcosa di alta qualità, che fortunatamente sfugge all’etichetta della classica fiction a cui siamo abituati; per cui si, mi piacerebbe molto parteciparvi!

Quali sono i tuoi progetti futuri, oltre a Short Skin?

A fine settembre prenderò parte alla rassegna di drammaturgia contemporanea In cerca di autore che si svolgerà al teatro Quarticciolo di Roma con Sedici feriti, un’opera molto interessante dell’autore israeliano Eliam Kraiem, poi sarò in tournée, partendo da Napoli, con la commedia Some girls di Neil LaBute con la regia di Marcello Cotugno.

Allacciate le cinture, come direbbe Ozpetek quindi, e preparatevi a vedere Bianca Nappi sia in teatro tra Roma e Napoli, sia sul grande schermo, con Short Skin.


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