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Intervista a Coralba Capuani, autrice di: “Il cuore aspro del sud”, Butterfly edizioni

Creato il 28 maggio 2015 da Soleeluna
  • il cuore aspro del sud_davantiBentrovata, Coralba. Oggi vogliamo parlare del tuo ultimo romanzo pubblicato “Il cuore aspro del Sud”. Partiamo subito presentandolo ai nostri lettori?

Il cuore aspro del Sud è un romanzo storico, anche se non amo molto questa definizione in quanto credo che il testo che ho scritto attraversi vari generi letterari, dal romanzo di sentimenti, alla letteratura femminile che non è la stessa cosa della narrativa rosa. Il primo infatti contiene il secondo che, di solito, si limita a raccontare una storia d’amore. Nella letteratura femminile è l’intero mondo femminile, con tutte le sue sfumature, a essere al centro della narrazione; quindi non solo storie d’amore, ma soprattutto la descrizione della condizione femminile, con la sua forza e la sua fragilità, ma anche con i problemi che comporta l’essere donna. Per quanto riguarda la trama si potrebbe riassumere così: le storie di un minuscolo paesino arroccato sui monti dell’Abruzzo si intrecciano con le vicende del tempo: l’unità d’Italia e il brigantaggio. Tra i personaggi principali troviamo la contessa Lucretia e la sua inserviente Imelda. Nicola, il capo dei briganti, Ada, la sua promessa sposa e Innocenza, la madre di lei. Poi ci sono due outsider, nel senso che non sono originari del luogo ma arrivano in paese per motivi diversi. Tra di loro c’è Martino, ex soldato dell’ormai sconfitto esercito borbonico, e il giovane tenente Corrado, originario del Nord che prende il comando della stazione dei Carabinieri al posto del defunto marito di Lucretia. Le storie di tutti i personaggi saranno destinate a incrociarsi in seguito a un traumatico evento: il tentato omicidio ai danni di Imelda. Che cosa nasconde questa donna dall’apparenza così impeccabile? Cosa si cela dietro l’apparente normalità degli abitanti di San Donato? Sono davvero come appaiono? E chi vincerà nella lotta tra piemontesi e briganti?

  •  Due differenti esperienze editoriali. “Giù all’Ammeriche” è stato pubblicato in self, mentre “Il cuore aspro del Sud” affidato alle mani della Butterfly edizioni, vuoi parlarci delle differenze che hai riscontrato e della tua esperienza?

Le differenze sono abissali. Prima di tutto ci tengo a precisare che ho pubblicato il primo romanzo perché “obbligata” in un certo senso (dovendo partecipare a un concorso letterario ed era d’obbligo aver pubblicato come self-publishing sulla piattaforma di Amazon), ma non ero molto d’accordo per vari motivi. Il primo motivo è che mi sentivo senza rete, senza cioè una casa editrice alle spalle che potesse garantire in qualche modo della qualità del testo. Secondo, perché ho scoperto sulla mia pelle che le strategie di marketing (dalla scelta della copertina, alla promozione e così via) sono tecniche che un esordiente non possiede, e quindi pubblicare senza conoscerle significa buttare la propria opera al vento, nel senso che il target di lettori raggiunti sarà minimo.

  • Coloro che hanno letto le mie recensioni ai tuoi romanzi, sanno bene quanto io li abbia amati e allora voglio farti una domanda difficile. Come si conquista un lettore?

A saperlo! JSono ancora agli inizi per dare una risposta. Sinceramente non lo so perché vedo tanta robaccia che vende in giro, ma non penso che per vendere bisogna rifilare testi di scarsa qualità al lettore. Sarò una sognatrice ma penso che la gente non sia così stupida o ignorante come vogliano farci credere. Faccio un esempio, in tv la musica classica non ha posto perché “non vende”, quando invece in giro ci sono amanti del genere disposti a spendere pur di inseguirla per teatri. Qualcuno potrà obiettare che si tratta di una ristretta èlite di intellettuali, cosa lontanissima dalla realtà. Come spiegare allora il pubblico di aficionados che ogni anno riempiono il piccolo anfiteatro del mio paese per assistere al consueto Festival dell’Operetta? E on si tratta di vecchi incartapecorti, ma di ragazzi giovani e persino bambini! Con questo esempio voglio dire che il pubblico è in grado di recepire la qualità quando la incontra, perciò vorrei che fosse dato più spazio a testi che, se non arrivano a essere delle pietre miliari della nuova cultura letteraria mondiale, per lo meno provano a mirare in alto, a fare cioè Letteratura e non una semplice operazione commerciale che tende  a seguire le mode copiando testi discutibili, solo perché vendono. Sia chiaro, io non condanno testi leggeri o gli epigoni delle famose sfumature, ma credo che ci sia spazio per tutti e che le case editrici dovrebbero fare ammenda delle loro colpe, valorizzando anche quei testi che vogliono uscire dalla consuetudine e dalle mode del momento. Per dirla con una battuta volutamente provocatoria, le case editrici non possono essere così morbide verso certi testi solo perché di argomento commerciale e, allo stesso tempo, fare le pulci a testi più impegnati perché sono di nicchia. Se per i primi l’aspetto formale è considerato in un certo senso secondario rispetto alla trama, perché non essere allora altrettanto “morbidi” anche con chi, rischiando sulla propria pelle, cerca di scrivere un testo più impegnativo?

  •  Perché scrivi romanzi storici? Ci parli di questo genere letterario?

Scrivo romanzi storici probabilmente perché mi piace la storia. Forse anche perché, attraverso i miei personaggi, riesco a “vivere” non solo in epoche lontane, ma soprattutto a condurre stili di vita lontanissimi dai miei. Forse è anche un modo per evadere dalla routine, chissà. E poi perché ambientare le mie storie nel presente mi sa di prosaico, mi annoia, già ci sono i telegiornali, i vari Porta a Porta, Quarto grado ecc. ad ammorbarci raccontandoci fin nei minimi dettagli le storie desunte dalla cronaca, che riprendere certi temi mi sembrerebbe quasi copiarli. Forse l’unica via di scampo sarebbe quella di inserire l’eccezionale nella quotidianità, ma finora non mi è venuta nessuna storia interessante da raccontare. Non ancora almeno.

  •  Quali sono gli ingredienti che fanno, a tuo avviso, un romanzo da best seller?

Vedi domanda numero 3! J Di nuovo: a saperlo! Tornando serie però, secondo me, un best seller di solito è un libro che vende, punto. E non sempre (quasi mai) ciò ha a che fare con la sua qualità artistica.

  • Ci regali un estratto significativo del tuo ultimo romanzo?

Con piacere! Visto il debole che hai per un personaggio del romanzo, voglio omaggiarti con un estratto che lo riguarda. Indovina chi è? 😉

“L’assalto alla Fortezza era diventato  il suo incubo ricorrente. Infestava i sogni ogni singola notte. Sempre uguale, sempre lo stesso: era seduto su una sedia, legato, e doveva rispondere all’interrogatorio di un giudice chiamato a decidere della sua condotta – la fuga – e scegliere se condannarlo a morte o assolverlo. Lui non lo vedeva mai questo giudice, poteva sentire solo una voce che gli ripeteva sempre le stesse domande. Ogni volta nello stesso ordine e con le identiche parole. Allora lui rincominciava il racconto di quegli ultimi terribili giorni: gli attacchi, la roccaforte ferita dalle cannonate ma ancora in piedi, gli uomini e il comandante che non volevano arrendersi, lui e pochi altri – con ogni probabilità considerati dei vigliacchi – che invece avrebbero preferito consegnarsi perché sicuri che non ci fosse più niente da fare. Tutte le altre fortezze del regno erano cadute in mano ai piemontesi, addirittura era stata proclamata l’unità del paese e Vittorio Emanuele già incoronato, a che valeva combattere? Meglio una resa dignitosa che essere stanati come talpe e, nella migliore delle ipotesi, quella più umana almeno, essere fucilati subito invece di finire internati nelle carceri del Nord, dove si sarebbero spenti con una morte lenta e atroce.

Fenestrelle era il loro incubo peggiore: i bastioni altissimi, i quattromila gradini scavati nella roccia, lo strapiombo senza via di fuga. Perciò lo implorava di comprenderlo.

Signor giudice, abbiate pietà! I detenuti che buttano là a marcire sono legati alle caviglie con sfere da sedici chili, ceppi e catene.
Non hanno pagliericci per dormire, nessuna coperta, né luce. Hanno pure smontato i vetri e gli infissi per infierire sui prigionieri. La gente ci muore là dentro!

Tre mesi! Tre mesi è il tempo massimo di sopravvivenza prima che crepino di stenti. E io non volevo finire così signor giudice. Pietà! Abbiate compassione!

 

Martino in carcere c’era già stato. L’istituto era stata la sua prigione e l’abbandono la sua condanna, e ora che aveva riacquistato la libertà non voleva perderla per uno stupido orgoglio borbonico. Perciò era scappato. Come un codardo, se ne rendeva conto, ma il desiderio di vivere era più forte di tutto. Più della dignità. Però la fuga non l’aveva protetto dalle notizie sulla sorte toccata ai compagni: la Fortezza caduta il 20 marzo 1861 e poi sventrata a cannonate, il sergente Messinelli fucilato senza uno straccio di processo, i commilitoni uccisi o deportati nelle carceri di Savona e Fenestrelle.

Non si era scordato di loro Martino, no. Le facce di quei soldati tornavano a tormentarlo ogni notte e, forse, quel giudice che nei sogni non vedeva mai e che lo torturava sempre con le stesse domande non era altro che la sua coscienza. Quella parte, almeno, che gli era ancora rimasta.”

  •      Ne “Il cuore aspro del Sud” affronti il tema del brigantaggio. Perché questa scelta?

La scelta è avvenuta quasi per caso, era il 2011 e ricorreva il centocinquantesimo anniversario dell’unità d’Italia e io, in quel periodo, stavo frequentando un corso di giornalismo e comunicazione web. I nostri giovanissimi prof., che gestivano un giornale on-line, ci fornivano ogni giorno spunti su cui scrivere, e il 17 marzo (giorno esatto dell’anniversario), ci suggerirono di scrivere un articolo invitandoci a farci leggere ciò che avevano pubblicato loro. L’articolo era del giornalista Simone Mozzoni, il quale, rifacendosi al testo di Pino Aprile (con tanto di citazione di episodi truculenti), sosteneva che non c’era nulla da festeggiare, in quanto l’unità d’Italia altro non era stata se non un’annessione, o colonizzazione, del Sud a opera del Nord, servita soprattutto a rimpolpare le casse indebitate dello stato piemontese. Devo dire che all’inizio l’articolo che scrissi contestava quello di Simone, secondo me, infatti, gli episodi citati erano pur sempre il risultato di un periodo difficile e frutto magari di pochi individui. Però ormai la pulce nell’orecchio era stata messa, perciò decisi di approfondire leggendo il testo di Pino Aprile. Beh, ragazzi, mi si è aperto un mondo, un universo sconosciuto che invece credevo di conoscere avendo una laurea e non essendo poi così ignorante! E invece no, da lì scopro che ciò che mi hanno insegnato a scuola è un cumulo di bugie. Allora mi sono detta che se a ignorare ero io che comunque avevo un grado d’istruzione elevato, figurarsi gli altri…  Perciò in un certo senso ho sentito come un dovere quello di portare a conoscenza del fenomeno persone che magari non sono interessate alla storia, persone che non leggono o che, semplicemente come me, ignoravano com’erano realmente andati i fatti. Scusa se mi dilungo ma per me è fondamentale far capire al lettore le mie intenzioni. Il cuore aspro del Sud è sì un romanzo d’intrattenimento, ci sono storie d’amore, storie di drammi personali nei quali i lettori si potranno riconoscere, ma vuole essere anche un pugno nello stomaco. Con questo romanzo non voglio dare lezioni di storia perché magari c’è gente molto più preparata di me su questi argomenti, ma il mio obiettivo era quello di mirare alla pancia del lettore, emozionarlo e coinvolgerlo a tal punto da spingerlo ad approfondire il tema del Brigantaggio per conto suo. Ecco, se riuscirò a coinvolgere anche un solo lettore per me sarà un successo.

  • I personaggi del tuo romanzo sono tanti e tutti con un ruolo importante per l’evolversi delle vicende. Chi è il tuo preferito e perché?

Impossibile scegliere. È come chiedere a una madre quale dei suoi dieci figli preferisce; come fa a rispondere mi piace tizio o caio? No, a me piacciono tutti, per motivi diversi magari, ma proprio tutti. Beh, tranne i malvagi, ovvio. Magari, per ciascun personaggio, potrei provare a elencare un elemento che me li fa amare, ci stai? J Allora, iniziamo da Lucretia, uno dei personaggi più complessi. Di lei mi piace l’onestà come persona. È una donna che non finge mai, a costo di risultare antipatica. Di Imelda mi piace l’aspetto malinconico, forse dovuto all’età ma anche alla sua vita tribolata. Ada invece è un vulcano di energie, mi piace perché è tosta e determinata, anche se la cosa che me la fa apprezzare di più è il suo essere involontariamente buffa. Sua madre Innocenza, invece, sembrerebbe odiosa, ma a me fa crepare di risate. 😀 Corrado è il bel tenebroso, uomo coraggioso ma anche un po’ stronzetto, che a noi donne piace tanto :-p Nicola è il cavaliere contadino, l’uomo d’altri tempi. Anche se giovanissimo è molto maturo e fa sempre scelte ragionate per non mettere in pericolo chi ama. Il suo amico Bardasciò è appunto l’amico leale, a volte brusco con i suoi modi spicci, ma sempre sincero. Martino è il personaggio più ambiguo del romanzo, con alle spalle un passato difficile, è sempre in bilico tra bene e male, ma forse in fondo il lettore scoprirà che non è poi così cattivo come sembra. Infine c’è Altobrando Mattei, il maresciallo. All’inizio è una figura quasi evanescente, c’è e non c’è (non a caso è morto!), ma poi, quando comparirà in scena, credo che il lettore si affezionerà subito a quest’uomo mite e buono; un’altra anima in pena del romanzo.

  • Quanta importanza ha la scelta della copertina? Ci parli della tua?

Credo che una bella copertina catturi l’attenzione del lettore, magari incuriosendolo e spingendolo a leggere il romanzo. Guarda, Laura, la scelta della cover è stata un po’ un’odissea, prima c’era il problema del vestito che doveva essere d’epoca ma non lussuoso, visto che Ada, la ragazza rappresentata in copertina, è una contadina. Poi c’era il problema dello sfondo che era troppo chiaro, poi la montagna che doveva rappresentare il Gran Sasso e non si trovava, poi la scritta che, secondo alcuni, non si leggeva, quando io che sono cecata la vedevo benissimo!!! 😀 Insomma, ci sono stati un po’ di intoppi ma LeMuse Grafica, che hanno realizzato la versione definitiva della copertina, sono state davvero fantastiche, riuscendo a realizzare proprio l’immagine che avevo in mente. Anzi, qui lo dico e non lo nego, consideratevi prenotate per la prossima. 😉

Grazie per la chiacchierata, Coralba. Aspetto con ansia ogni tuo nuovo romanzo.

Grazie a te carissima amica e tranquilla, per il prossimo romanzo hai già un posto in prima fila, proprio come gli abbonati Rai. Solo che per leggere il romanzo tu non dovrai pagare niente!!! 😀

Articolo a cura di Laura Bellini e Dylan Berro


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