Intervista a Cristian Borghetti

Creato il 20 settembre 2011 da Paolo Franchini

Nome: Cristian
Cognome: Borghetti
Ultimo lavoro: Tre volte all’inferno

Hai carta bianca: descriviti come preferisci.
 
Eroicamente Naif.

Ti va di raccontarci il tuo ultimo lavoro? 

Una nuova frontiera del gotico come dice Alan D. Altieri. Tre volte all’inferno non è soltanto un libro, è un’esperienza sospesa tra il mondo reale e il sogno. Chi legge queste pagine vivrà tre storie che resteranno tatuate, indelebili, nella mente, nel cuore.

Quando hai iniziato a scrivere, sapevi già che – prima o poi – ti saresti imbattuto in un romanzo come questo? 

Sì, sapevo che avrei scritto un romanzo, o meglio che avrei scritto proprio

questo, ma scrivendolo non sapevo – in vero non so mai – quale sia l’inizio e quale la fine della storia che vergo sulla carta.

Hai mai ballato sotto la pioggia? 

Adoro camminare sotto la pioggia.

Esiste un libro che avresti voluto scrivere tu? 

Assolutamente sì: Il ritratto di Dorian Gray di Oscar Wilde.

La tua canzone preferita è…? 

In questo periodo, Faraway degli Apocalyptica.

Che rapporto hai con la televisione? 

La televisione e’ uno strumento di conoscenza potentissimo, a patto di saper guardare e ascoltare.

E con il cinema? 

Adoro il cinema, la sala, la proiezione. Ho visto film per migliaia di volte consecutive! Ogni volta immagino che sullo schermo appaia: “Dal romanzo di Cristian Borghetti…”

Hai mai parlato al telefono per più di due ore? 

Assolutamente sì, fino a scaricare la batteria, correre a casa e attaccarmi alla presa di corrente.

Ti piacciono i proverbi? Ne usi uno più spesso? 

Adoro le citazioni, sopratutto questa di Oscar Wilde: “Il mondo e’ cambiato, poiche’ tu sei fatta d’avorio e d’oro e la curva delle tue labbra riscrive la storia”.

Hai tre righe per dire quello che vuoi a chi vuoi tu. Ti va di usarle? 

Me ne basta una: leggete Tre volte all’inferno, leggete libri, leggete i libri di Perdisa Pop!

Ti sei mai rapato i capelli a zero? 

Mai! E perderli sarebbe una tragedia!

Se potessi cambiare una cosa (ma una soltanto) del tuo ultimo lavoro, che cosa sceglieresti? Il titolo? L’immagine di copertina? Altro? 

Non cambierei nulla.

Quando scrivi, hai un lettore di riferimento oppure scrivi solo per te stesso? 

Scrivo per me stesso, sempre, sono il mio primo lettore.

Tra due ore si parte per un viaggio su Marte: scegli tre oggetti da portare con te e un aggettivo per descrivere l’umanità ai marziani. 

Carta, penna, inchiostro.
Umani, troppo umani.

La cosa che più ti annoia, quella che più ti diverte e quella che più non sopporti. 

Mi annoia la stupidità. Mi diverte il sarcasmo. Non sopporto la bruttezza.

Stai già lavorando al tuo prossimo libro? Se sì, ci regali un’anticipazione? 

Il mio prossimo romanzo è giaà nelle mani di Perdisa. E’ un noir, ambientato in una Parigi di inizio ’900. Una storia di aghi e colori impressi sulla pelle.

Prima di salutarci, l’ultima domanda è tua. Chiediti quello che vuoi, ma ricorda anche di risponderti.

L’inchiostro che usi per scrivere?

Rosso sangue…


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