Intervista a Cristian Borghetti, autore di “Tre volte all’inferno”, a cura di Patrizia Malangone

Creato il 25 febbraio 2014 da Andrea Leonelli @AndreaLeonelli
Sulla bellissima copertina del volume di Cristian Borghetti – si possono infatti ammirare gli splendidi occhi di un gatto nero, fin dal Medioevo simbolo di malasorte – campeggia la scritta di Alan D. Altieri “La nuova frontiera del gotico”. Al di là delle solite etichette, i tre racconti lunghi contenuti nel libro rappresentano un tentativo originale di incursione nell’horror puro di cui, qui da noi, non ci sono poi tantissimi esempi. Un libro di racconti forti, che tolgono il respiro e lasciano senza fiato; di emozioni che accompagnano dalla prima all’ultima parola, nell’attesa del colpo di scena che puntualmente arriva…Chi e’ Cristian Borghetti e come nasce la sua passione per la letteratura?
Cristian Borghetti e’ uno scrittore eroicamente naif, una definizione che mi calza benissimo, perche’ sono un autodidatta, non avendo completato gli studi umanistici. Mi sono’ lanciato nel mondo della scrittura per pura passione, nata dalla lettura che ho sempre amato fin da piccolo.Ti va di raccontarci il suo ultimo lavoro? 
Una nuova frontiera del gotico come dice Alan D. Altieri. Tre volte all’inferno non è soltanto un libro, ma è un’esperienza sospesa tra il mondo reale e il sogno. Chi legge queste pagine vive tre storie che resteranno incise indelebilmente nella mente e nel cuore. Mi piace scrivere cose brevi, questo libro e’ nato dall’unione di tre libri che la casa editrice ha voluto unire in un bellissimo ed elegante volume. Scelta secondo me azzeccatissima….Parliamo ora della definizione del suo libro. E’ stato definito da Altieri la nuova frontiera del gotico, invece Luigi Bernardi (recentemente scomparso) ha detto di lei che da tempo non emergeva una cosi’ grande voce nell’horror italiano. Cosa ne pensa di queste due definizioni?
Sono due definizioni di cui vado molto fiero, perchè sono i pareri di due personaggi importantissimi del mondo della letteratura di genere. Diciamo che le due definizioni potrebbero contrastare tra loro: uno definisce il libro gotico, l’altro horror. In realtà il libro e’ gotico, horror, è erotico ed è anche giallo psicologico.Perché l’utilizzo di un linguaggio cosi’ complesso definibile quasi antico?
Oggi, leggiamo storie molto realistiche ma con un linguaggio molto volgare. In questo libro ho tentato di scrivere cose molto forti utilizzando un linguaggio “antico”, più “elegante”, senza scadere nella volgarità. Credo sia stato un esperimento riuscito, ma la parola spetta ai lettori.Quando scrive, ha un lettore di riferimento oppure scrive solo per se stesso? 
Scrivo per me stesso, sempre; sono il mio primo lettore, ma so che saranno altri a leggermi, per questo mi sforzo di essere sempre comprensibile.Sta già lavorando al suo prossimo libro? Se sì, ci regala un’anticipazione? 
A breve uscirà una raccolta Horror dal titolo Horror Polidori Vol. 1 in cui sono presente, con altri 19 autori, con il mio terrificante racconto “La mano sinistra del diavolo”, un horror ambientato in una chiesa. Ai lettori l’ardua sentenza.
Inoltre sto lavorando ad altri progetti, fiabe macabre ed altri racconti.Ha mai pensato di fare il romanziere?
Si, assolutamente si. E’ il sogno per cui mi impegno, notte dopo notte, parola dopo parola.; è un’impresa ardua, io prediligo il racconto breve, condensato, ma mai dire mai..Si legge molto poco e l’editoria sembra in perenne crisi mistica, che ne pensa?
Si legge poco in Italia, purtroppo. Questo è un discorso molto complesso. Forse oggi si pubblica troppo, forse bisognerebbe pubblicare meno, selezionare di più le pubblicazioni. Forse, non uscirebbe nemmeno un altro libro di Borghetti, ma questa sarebbe una motivazione valida per scrivere sempre “meglio”. Quindi accetto la sfida.
E, certamente , bisogna invogliare i giovani alla lettura, questo è un problema educativo.
Credo che in questo senso, l’ebook potrebbe essere d’aiuto, vista la tendenza “elettronica” che seguono i ragazzi.Cosa vuol fare da grande Cristian Borghetti?
Lo scrittore, dedicarsi a tutte le storie che ha nella testa, metterle su carta, “tra l’inchiostro e l’anima”.
Vi ringrazio e vi saluto questa frase di Katherine Mansfield, che la dice lunga sulle mie intenzioni:
“Come sarebbe intollerabile morire lasciar brani, frammenti.”Link alla videointervista

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