Intervista a cristina cumbo

Creato il 11 maggio 2015 da Linda Bertasi @lindabertasi

Ciao Cristina, benvenuta nel mio blog. Raccontaci qualcosa di te.

Ciao Linda, grazie per avermi dato la possibilità di ospitarmi qui sul tuo blog. Sono una ragazza come tante, con mille sogni nel cassetto. Provo a realizzarli ogni giorno, anche se è un'operazione difficile... come ogni sogno che si rispetti, i miei contengono una percentuale di impossibilità.

La laurea in Archeologia, con una tesi in Iconografia cristiana e medievale, e l'attuale dottorato in Archeologia Cristiana. Cosa ti affascina dell'archeologia?

L'archeologia è la mia vita. L'ho sempre amata, sin da quando ero piccina. In una città come Roma in cui convivono passato, presente e qualche sprazzo di futuro non si può evitare di rimanere affascinati da quel che hanno lasciato i nostri predecessori. È bello conoscere l'esistenza di persone le cui azioni sembrano così tanto lontane nel tempo. Sono proprio le opere d'arte e i vari reperti archeologici a raccontarci qualcosa di loro. Sono gli oggetti che hanno lasciato a rendere il loro ricordo immortale.
Nello specifico studio archeologia cristiana e con questo si intende il periodo in cui la religione cristiana entra all'interno del flusso temporale della storia, dando vita quindi a fenomeni artistici, architettonici e più propriamente archeologico-funerari. Non prendermi per macabra, ma forse per qualche strano scherzo del destino sono proprio le necropoli - nel caso dell'archeologia cristiana prevalentemente le catacombe - a restituirci la maggioranza di dati sull'esistenza di quelle persone.
La mia specializzazione è in iconografia e questo è un settore che mi permette di provare a conoscere il pensiero degli antichi dietro la decorazione e la simbologia. Perché rappresentavano una determinata cosa invece di un'altra? Perché in una decorazione associavano questi oggetti? È una prova anche per la mia mente. A volte mi sento un po' come un detective. L'unico e più grande problema collegato a questa affascinante materia di studi è il lavoro che per noi archeologi scarseggia (lo so che è un paradosso in Italia, ma purtroppo è anche la triste realtà).

Quando si è accesa in te la scintilla della scrittura?

Forse è sempre stata accesa! Con questo intendo dire che ho sempre amato scrivere. Mi piacevano i compiti in classe di italiano. Non aspettavo altro che conoscere le tracce proposte dagli insegnanti per dare libero sfogo ai miei pensieri e a volte alla mia creatività. Sono sempre stata molto timida e la scrittura per me ha costituito una delle massime libertà di espressione.

Sei anche appassionata di fotografia e viaggi. Qual è il viaggio che ti è rimasto più nel cuore? E, se potessi scegliere, in quale città vorresti trasferirti?
Durante il mio corso di studi, ho avuto modo di viaggiare abbastanza. Il viaggio che più mi è rimasto nel cuore per la bellezza dei paesaggi, delle opere d'arte, del clima di accoglienza è stato certamente quello in Spagna e in Portogallo. Avrei voluto rimanere qualche giorno in più per visitare meglio Siviglia di cui ho potuto apprezzare la magnifica cattedrale, mentre ho trovato Mértola (Portogallo) un piccolo paradiso con il placido fiume scintillante, il castello a fare il guardiano di stradine piccole e colorate dall'architettura bianca, azzurra, gialla con quel tocco di fucsia delle bouganville. Tra le città in cui vorrei trasferirmi rientra Glasgow. Non l'ho ancora visitata realmente, ma ho avuto modo di conoscerla studiandone qualche particolare per la scrittura del mio terzo volume di Sàkomar.

Dichiari "Il mio mondo è sempre stato tra le nuvole e forse ancora più in alto." Approfondiamo questa dichiarazione.

Sìììì, mi dicono e mi rendo conto di stare sempre con la testa tra le nuvole. Io sono una sognatrice. Con la fantasia posso creare mondi e storie fantastiche... perché essere confinati in una realtà terrena quando pensiero e creatività ci offrono così tante possibilità?

Hai scritto anche il racconto paranormal "Halloween da incubo" inserito nell'antologia "Halloween's Novels" . Racconto Vs. Romanzo chi la vince?

Sono gusti personali ovviamente, ma io preferisco il romanzo. Mi risulta più completo. Quando sia da lettrice che da scrittrice, entro nella vita di un personaggio voglio seguirlo nelle sue azioni, nei suoi pensieri, nei suoi sentimenti, nella sua evoluzione. Il racconto è per me troppo breve. È probabile che vengano a perdersi dei dettagli interessanti che nel romanzo è invece possibile sviluppare maggiormente.

Nel 2007 inizi a scrivere il primo volume della saga "I Quattro Principi di Sàkomar", dal titolo "Il Regno dell'Acqua", pubblicato poi nel 2012. Daccene un assaggio.

Ho cominciato a scrivere questo romanzo per gioco. Ho disegnato i miei personaggi, che avrebbero dovuto rappresentare me, le mie due sorelle e mio fratello in versione fantasy, e ne ho inventato una storia. Le revisioni sono state numerose e anche i tentativi di farmi notare dalle case editrici. Sono poi approdata al self-publishing che non conoscevo come opportunità.
Ad ogni modo, "Il Regno dell'Acqua" è un romanzo dall'impronta fiabesca, un fantasy classico, scritto in prima persona. Si configura come il diario di Christine, una semplice ragazza che approda a Sàkomar insieme alle sue due sorelle e suo fratello. I quattro, che diventeranno principi e dominatori degli elementi naturali, sono piuttosto spaventati da quel che è capitato loro. Spesso assistiamo a romanzi e film in cui i protagonisti sono super felici di essere speciali. I miei no, hanno paure e ansie che definirei normalissime. Oltre alla componente magica e a quella relativa alle battaglie, c'è inoltre quella romantica. Christine si innamorerà di una creatura molto molto speciale (di cui anche l'autrice è segretamente innamorata!). Come dicevo precedentemente, se nel primo volume si troverà la narrazione di Christine in prima persona e quindi relativa al suoRegno, quello dell'Acqua, nel secondo volume sarà narrata invece la storia di Fabio, Roby e Valenthine, che sono gli altri principi, alle prese con esseri mitologici, leggende e paradossi temporali. Verranno create le basi per un finale mozzafiato... che si leggerà solo nel terzo volume.
Se per assaggio intendi un piccolo estratto, te lo lascio qui... per incuriosire un po' i lettori:

[...] Tutto quel che riuscii a vedere non erano altro che alberi maestosi con le larghe foglie blu scuro che ci sovrastavano agitate da un leggero venticello. Eppure aleggiava ancora quell'atmosfera magica, quel silenzio surreale. Ogni singola foglia brillava baciata dai raggi del sole e il lago riluceva argenteo. Mi lasciai trasportare, accarezzata dalla brezza marina e, come per incanto, osservando meglio il bosco, riuscii a vedere delle case che facevano parte dello stesso tronco degli alberi. Sbattei ripetutamente le palpebre. Era tutto comparso così d'improvviso. Guardai Stephenyl per avere conferma che quel che vedevo fosse realtà. Lui ricambiò il mio sguardo e sorrise. "Non è facile credere, ma quando ci si riesce, si scoprono nuovi mondi che prima non immaginavamo neppure" mi disse dolcemente.[...]

Non era previsto scrivere una saga nel progetto iniziale. In realtà è venuto tutto automaticamente. Non potevo creare un romanzo di più di 500 pagine. I lettori si spaventano davanti a un tomo degno di biblioteche polverose ed è probabile che si annoino pure solo a prima vista. La suddivisione in tre volumi mi è sembrata una scelta equilibrata. Sono io la prima a detestare le saghe che si prolungano per più di tre libri.
Il self-publishing ha tanti pro e anche dei contro. Tra i vantaggi si annoverano sicuramente la possibilità di veder pubblicato il proprio libro. Le grandi case editrici molto spesso cestinano i manoscritti degli emergenti senza nemmeno leggerli e, nel migliore dei casi, spedendo delle risposte automatiche in cui dicono che il genere proposto non lo pubblicano. Quest'affermazione costituisce una delle più grandi falsità. Mi è stato risposto così da una nota casa editrice che nel suo catalogo ha numerosissime pubblicazioni fantasy... peccato che tra gli autori gli italiani siano davvero pochi. Chi non può permettersi un agente letterario è destinato all'oblio. Il messaggio mi è sembrato così ovvio. E non lo dico solo perché a me è andata "male". Confrontandomi con altri autori, tutti abbiamo avuto la stessa esperienza. Le grandi case editrici pubblicano solo i generi che vanno di moda in quel momento. Non se la sentono, in un periodo di crisi, di investire su autori nuovi che non costituiscono quindi una garanzia di successo. Questa a mio avviso è una politica sbagliata e lo dico in primis da lettrice perché è proprio questo il motivo per cui sugli scaffali delle librerie si trovano sempre e solo romanzi con trame pressoché identiche, causando quindi poca varietà.
Ovviamente sì. Ho terminato di scrivere il terzo ed ultimo volume di Sàkomar qualche settimana fa. Dovrò procedere con le numerose revisioni e poi con la pubblicazione. Ho nel cassetto anche un altro romanzo inedito. Si tratta di un paranormal dalle sfumature gotiche e urban. Inizia a scriverlo quando ero ancora una liceale e l'ho terminato qualche anno fa, quando decisi di ampliare il racconto che era e trasformarlo in un romanzo. Sono molto legata ad esso, per questo voglio dedicarmici con attenzione. Tra i 'contro' del self-publishing vi è certamente il fatto che l'autore debba fare tutto da solo, dal lavoro di correzione alla faticosa promozione. Fortunatamente esistono i social network e i blog che possono essere usati in maniera sistematica e ragionevole per farsi conoscere, ma è un processo comunque difficile. Di autori self-publishers ce ne sono molti e bisogna cercare di essere convincenti per spingere un lettore a sceglierti, a darti fiducia nonostante non ci sia un marchio a dare garanzia di qualità. Ho scelto il fantasy perché, come ho già detto, tutto è iniziato da un gioco. Quale genere è migliore per esprimere la propria creatività se non il fantasy?

Segue il secondo volume "Il Risveglio". Cosa troveranno i lettori al suo interno?

Quali tematiche affronti nella tua saga e quale messaggio hai voluto trasmettere?

Dietro ogni fiaba, c'è una morale. Il mio è un fantasy che definisco fiabesco e ci sono tanti piccoli messaggi che i lettori troveranno dietro metaforiche narrazioni. Le più importanti e palesi sono sicuramente le tematiche legate all'amicizia, alla fratellanza e all'amore. Quest'ultimo sicuramente impregnerà l'animo delle lettrici più romantiche. Nei miei romanzi ce ne sono tanti tipi: l'amore impossibile, l'amore travagliato, quello che vince su ogni cosa, anche sulla morte... beh, non anticipo di più, altrimenti che gusto ci sarebbe?

Perché una saga e perché il fantasy?

Hai pubblicato i tuoi romanzi in self-publishing. Qual è il tuo pensiero al riguardo?

Hai qualche altro progetto in cantiere?


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