Mangialibri: intervista a David Frati
David, ci racconti in breve quando e come è nato Mangialibri?
Mangialibri nasce nel dicembre 2005: inizialmente si trattava del mio blog personale, e solo dal 2009 è un blog collettivo, ormai siamo più di 50 sparsi in tutta Italia, dal Friuli alla Calabria. Anche se in realtà, a voler essere onesti, la definizione di blog – che resiste vuoi per comodità, vuoi per cialtroneria, vuoi per opportunismo – è del tutto fuori luogo per Mangialibri. E dico questo non solo per la struttura in sé del sito (che è diviso in sezioni come un portale vero e proprio, sezioni dedicate rispettivamente ai libri, ai fumetti, agli autori, alle novità in edicola, alle news e interviste) ma anche per l’approccio. Blog letterario vuol dire: oggi ho finito di leggere questo libro, voglio condividere con la blogosfera quello che penso. Oppure: nel mondo editoriale c’è questa polemica, oggi vi dico la mia, e nei commenti si apre un dibattito etc. Un lavoro potenzialmente splendido, ma nulla a che fare col mio/nostro progetto, che è mettere su un grande magazine generalista dedicato al mondo dell’editoria. Con un approccio ‘professionale’, quindi (uso le virgolette non a caso), puntando però su alcune sostanziali novità nel modo di occuparsi dei libri e di quello che ci gira intorno.
Quali novità intendi esattamente?
Vedi, io vengo da una famiglia molto umile, i miei nonni erano analfabeti e i miei genitori hanno finito a fatica la terza media. Sono il primo membro della famiglia con la passione per i libri, e tutt’oggi vengo guardato dai parenti come uno non tanto a posto con la testa, uno ‘strano’. Come tutti gli autodidatti della lettura, ho avuto e ho un approccio del tutto privo di pregiudizi alla lettura: i pregiudizi nascono da un clima culturale, da un background sociale, da dei modelli, da un percorso di consigli di lettura da parte dei genitori, per dire. Tutte cose che non ho avuto, perché ho fatto da solo. E dal basso della mia naïveté mi domando e vi domando: perché in campo cinematografico è considerato cool anche dalle élite intellettuali avere e dichiarare una passione per i B-movies e invece in campo letterario se qualcuno si azzarda a dire che gli piacciono i B-book viene crocifisso? Siamo sicuri che un bel romanzo sui vampiri o sui pirati non abbia più dignità dell'ennesimo epigono dello scrittore 'must' del momento? Noi siamo sicuri che ce l'ha. Il nostro approccio è aperto alle novità, goloso, mai snobistico, allergico ai pregiudizi contro la letteratura di genere. Il linguaggio? Iconoclasta, ironico, pop, popolare - talvolta popolano. Non a caso il logo di Mangialibri è un panino. Ma non una baguette, bensì una di quelle che a Roma chiamiamo ‘rosette’, cioè un panino da muratore, da operaio, ripieno solo incidentalmente di pagine di libri anziché di sarciccia – ops, scusate, salsiccia – e cicoria.
Puoi indicare le visite mensili o altri feedback per farci capire di quali cifre si sta parlando?
Diciamo che non scendiamo mai sotto le 400.000 visite mensili, anche se alcuni mesi arriviamo a 700.000. Quindi numeri enormi, che posizionano Mangialibri tra le realtà più importanti nel panorama dei siti che si occupano di libri in Italia, forse addirittura al top della classifica se consideriamo i siti generalisti che si occupano SOLO di recensioni librarie e interviste agli autori, senza pubblicare post sulla politica o sulla società. Ma per correttezza e amor di verità non voglio limitarmi a proclami trionfalistici, perché devo amaramente constatare che lo spirito ‘popolare’ e la nostra proverbiale disponibilità a recensire narrativa di genere che ci permette di attrarre una fetta così importante di pubblico – quella guarda caso trascurata da tutti i lit blog italiani - diventa a volte una sorta di tallone d’Achille in questa nostra realtà culturale snobistica, elitaria e autoreferenziale.
E perché mai?
Perché in Italia per ‘esserci’ e contare devi limitarti a recensire scrittori italiani tra i 30 e i 45 anni, quell’élite per capirci che si auto-recensisce monopolizzando le pagine culturali dei quotidiani, delle riviste e dei blog di tendenza. Se invece intervisti e recensisci Wilbur Smith, per dire, sei un parvenu, un fanzinaro, un apostolo del trash. Peccato che Wilbur Smith (che peraltro è uno scrittore che non amo affatto, sto facendo un discorso giornalistico, non difendendo i miei gusti letterari personali) venda più di tutti lorsignori messi insieme e quindi interessi al popolo dei lettori immensamente. Insomma per farla breve se sei popolare, agli occhi di ‘quelli che contano’ diventi subito nazionalpopolare e quindi volgare, anche (anzi, soprattutto) se fai 700.000 impression al mese.
Che tipo di rapporto ha Mangialibri con il mondo editoriale e gli addetti ai lavori?
Molto cordiale. Alcuni ci adorano e sono molto disponibili con noi, altri ci snobbano un po’. Molti semplicemente non ci conoscono. Dovrei fare vita più mondana, temo.
Come organizzate le attività nella redazione?
Presto detto: mano a mano che riceviamo i libri spediti dalle case editrici (una 50ina a settimana, abbiamo una casella postale attivata solo per questo) io li smisto ai vari redattori spedendo pacchetti in giro per l’Italia. Abbiamo tutti delle scadenze fisse (in media una settimana a libro, ma c’è chi è più veloce e chi ha bisogno di qualche giorno in più) per l’invio di recensioni, e il flusso continuo ci porta a pubblicare recensioni al ritmo di 9-12 al giorno tutti i giorni.
C’è soltanto la passione per la lettura e la letteratura che vi anima oppure esiste l’obiettivo di un progetto preciso?
Vuoi sapere se vorremmo guadagnarci su? Sì, francamente sì, e non solo perché fare Mangialibri per lavoro sarebbe un meraviglioso modo di guadagnarsi la pagnotta, ma anche per riconoscere ai tanti redattori un compenso per un’attività che – vi assicuro – è molto più faticosa e stressante di quanto non sembri. Il problema è che (almeno finora, vedremo in seguito) quella del business è rimasta solo una speranza, a tutt’oggi Mangialibri è un’attività volontaria, riusciamo a coprire le spese tranquillamente ma nessuno – me compreso – viene retribuito.
Fare recensioni è un’arte?
No, semmai un artigianato. La recensione di un libro – che non è critica letteraria, sia ben chiaro – è un lavoro eminentemente giornalistico, quindi anche se può essere brillante, elegante e creativa non è certo arte. Né tantomeno poesia.
Pensi che il clima letterario on-line sia in movimento o ritieni che l’autoreferenzialità domini la scena?
Penso semplicemente che l'ambito della lettura e della scrittura ha molto a che fare con la percezione che si ha di sé e l'immagine che si vuole dare al mondo. Quindi ti capita di vedere il tipo con la giacca nera di velluto e il tascabile di Sartre ciancicato che fa capolino CASUALMENTE dalla tasca ma che in realtà di nascosto legge avidamente il Corriere dello Sport al bar. L'amore per i libri a volte si sbandiera perché 'fa fico' ma non si pratica affatto, soprattutto dal punto di vista acquisto, che è quello che manda avanti la filiera. Basterebbe - secondo me - che si sdoganasse la lettura del Corriere dello Sport e si liberasse la lettura di Sartre (entrambi intesi come archetipi) da tutte le sovrastrutture sociali ed estetiche (se leggi x sei colto e culturally correct, se leggi y sei un coglione, se non leggi sei una merda d'uomo) e puf! tante manfrine sparirebbero. Nell’ambiente letterario off-line e in quello on-line. Leggere deve essere piacere. Piacere di conoscere, di confrontarsi, di vivere altre vite, di evadere, di approfondire, di collezionare, di di di di... C’è spazio per tutte le letterature, per tutti gli approcci, per tutti i gusti.
Segui altri blog letterari?
Giocoforza sì. Eccone alcuni che leggo con piacere e vi consiglio:
Bookslut http://www.bookslut.com/
BookNinja http://www.bookninja.com/
Cabaret Bisanzio http://www.cabaretbisanzio.com/
Comicus http://www.comicus.it/
Il mio preferito in assoluto è però Spinoza http://www.spinoza.it/
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