Intervista a Delia Altamonte

Creato il 11 settembre 2014 da Paolo Franchini

Nome: Delia
Cognome: Altamonte
Ultimo lavoro: Il nome del rosato (e-book)

Hai carta bianca: descriviti come preferisci.

In effetti convivono in me due persone assolutamente diverse, ma che si amalgamano perfettamente. Una riflessiva, prudente, un po’ rigida, se vogliamo… l’altra un po’ più disinvolta, in apparenza più determinata, in qualche occasione parecchio spericolata. Insomma, le due parti si compensano e si equilibrano a vicenda, un po’ come accade con due amiche.

Ti va di raccontarci il tuo ultimo lavoro?

E’ un libro leggero ambientato in un posto meraviglioso al quale sono legati molti ricordi della mia infanzia. E’ una storia divertente, che si potrebbe paragonare ad una commedia brillante, piena di colpi di scena, come succede nella vita. Diciamo che ha la spensieratezza di certi libri di Woodehouse, di cui sono una grande ammiratrice, con un piccolo tocco trasgressivo.

Quando hai iniziato a scrivere, sapevi già che – prima o poi -ti saresti imbattuta in un romanzo come questo?

Il romanzo è nato quasi da sé, nel senso che dentro di me c’era la voglia di raccontare una storia scacciapensieri che fosse tuttavia credibile e ispirata a personaggi che in qualche modo somigliassero a quelli che incontriamo tutti i giorni o quasi.

Hai mai ballato sotto la pioggia?

No, ma spesso ho camminato sotto la pioggia senza ombrello per il piacere di sentire le gocce d’acqua scorrermi addosso. Naturalmente c’è una parte di me che commenta: “Non scrivere una sciocchezza simile!”

Esiste un libro che avresti voluto scrivere tu?

Credo di far parte di un esercito: tutti quelli che avrebbero voluto essere gli autori del Piccolo Principe. E poi i Nove racconti di Salinger.

La tua canzone preferita è…?

Stairway to Heaven dei Led Zeppelin, tra le altre.

Che rapporto hai con la televisione?

Ci diamo del lei.

E con il cinema?

Semplicemente lo adoro, con una particolare preferenza per le commedie brillanti. Però… Ho Blade runner nel cuore.

Hai mai parlato al telefono per più di due ore?

Eccome! (Al fisso, però). Anche se una parte di me (siamo due anime, no?) vivacemente disapprova.

Ti piacciono i proverbi? Ne usi uno più spesso?

Nihil difficile volenti… e Per aspera ad astra. Pensa che solo in questo momento mi accorgo che hanno lo stesso significato.

Hai tre righe per dire quello che vuoi tu. Ti va di usarle?

Occuperò molto meno spazio: c’è un solo modo per fare le cose, ed è farle bene. In questo le mie due anime concordano perfettamente.

Ti sei mai rapata i capelli a zero?

Ma non ci penso neppure!

Se potessi cambiare una cosa (una soltanto) del tuo libro, cosa cambieresti?

Qualunque cosa possa inavvertitamente urtare qualcuno.

Tra due ore si parte per un viaggio su Marte: scegli tre oggetti da portare con te e un aggettivo per descrivere l’umanità ai marziani.

Il mio orsacchiotto aviatore, un orologio d’oro molto amato (non per il suo valore materiale), e un libro che si chiama Poeti italiani e stranieri del ‘900, un’edizione Einaudi di tanti anni fa. L’aggettivo? Indescrivibile.

Stai già lavorando alla tua prossima pubblicazione? Se sì, ci regali un’anticipazione?

Un altro romanzo, un po’ diverso, dove alle avventure brillanti s’intreccia una grande storia d’amore.

Prima di salutarci, l’ultima domanda è la tua. Chiediti quello che vuoi, ma ricorda anche di risponderti.

Sto camminando nella direzione giusta?

Almeno ci sto provando.


Potrebbero interessarti anche :

Possono interessarti anche questi articoli :