“Fuori piove, da otto mesi non scendeva a questo modo. Riconosco finalmente la mia terra umida e uggiosa. Ritrovare l'acqua è come tornare a casa dopo un lungo viaggio. Inutile dire quanto campi e boschi attendessero questo evento, ed io con loro. [...] Questa pioggia mi da la misura dell'alienazione umana rispetto al pianeta. Si piange la mezza rovina di una vacanza pasquale mentre si dovrebbe gioire di quest'acqua che traina l'Italia settentrionale fuori da uno degli inverni più siccitosi dell'ultimo secolo. No, non siamo ancora altro rispetto alla Terra. Se non fosse piovuto ci saremmo inevitabilmente lagnati delle conseguenze, avremmo tuonato contro il prezzo delle zucchine alle stelle. [...] Nella stufa a legna vive ancora la fiamma, quando il sole non è nel cielo, è dentro il focolare. Da qui a poco uscirò per bagnarmi tutto, per raccogliere del radicchio, per sbirciare nella cesta delle galline se c'è qualche ovetto. Lascio le parole con le quali mi sono trattenuto finora e torno al nudo gesto, al mio mantra quotidiano – che inevitabilmente mi sembra un bene sempre più scarso in proporzione alle chiacchiere nelle quali mi dibatto!”
INTERVISTA CON L'AUTORE 1. Ciao Devis, prima di iniziare la nostra intervista, vorrei dirti che è un piacere poterti conoscere meglio e presentarti ai lettori del nostro blog, Diario di Pensieri Persi. Partiamo da quello che definisci il tuo chiodo fisso: “il più piccolo degli orti è esso stesso compendio dell’intero Pianeta, una metafora tessuta da fibre vegetali, terra e acqua che ci insegna un modo responsabile di vivere il palcoscenico più grande, quello fatto di fiumi, montagne, mari, pianure. L’orto dona una visione privilegiata a chi lo coltiva. Serenità e una spolverata di saggezza. Così percorriamo le geometrie di ortaggi e ne usciamo pronti per affrontare le noie quotidiane”. Parlaci della tua visione privilegiata e della saggezza che questa esperienza ti sta donando, quando è iniziata?
All'inizio, quando filosofeggiavo di decrescita anarchica e contadina, coltivare era solo uno dei tanti aspetti di un progetto molto ampio. Nel rapporto con le piante ho trovato invece grande meraviglia al punto tale che il nudo gesto ha soppiantato le chiacchiere sui massimi sistemi. E' questa la saggezza a cui mi riferisco, quella data dall'esperienza che fa tacere la bocca, dal fare che non ha bisogno del dire.
Quanto è importante credere in se stessi per realizzare i propri sogni?
Prima di tutto dobbiamo vagliare i nostri sogni per esser certi che non siano quelli di qualcun altro, che non siano indotti o non rappresentino uno sfogo a delle frustrazioni. Non è tanto credere in se stessi ma mettersi alla prova, sperimentare il sogno un pezzo alla volta – se il desiderio è autentico non sarà difficile realizzarlo.
3. Oggi, la figura del contadino non esiste più, è stata sostituita da quella dell’agricoltore che investe sulla terra di proprietà, creando un’impresa e, sostanzialmente, entrando a far parte del circolo vizioso del mercato.
Dove si colloca Devis Bonanni?
A metà tra la voglia di fare agricoltura per professione e la diffidenza che in questi anni mi ha consigliato di coltivare “la modica quantità ad uso personale”. Sono in attesa che i tempi cambino e ci siano le condizioni di sicurezza per vivere di agricoltura senza essere schiacciati da logiche politiche o di mercato. Una buona possibilità sono i GAS, se questa filosofia si allargherà ecco che potrei decidermi.
4. Viviamo nell’epoca del consumismo, chi più e chi meno, tutti ne siamo vittime.
Cosa ne pensi?
La nostra biologia è in balia del consumismo. E' chiaro che il nostro corpo non ha gli strumenti per adattarsi così in fretta a tanti stimoli. Ne sono un esempio i disturbi alimentari: tanta abbondanza di cibo per un organismo che ha sempre avuto a che fare con la scarsità provoca inevitabili perversioni. Non è desiderabile ritornare al passato, per godere del progresso dobbiamo ri-programmarci a livello di coscienza, è necessario crescere culturalmente e spiritualmente per non farci schiacciare dal benessere.
5. Autoproduzione & DIY, do it yourself, l’arte di fare da sé quasi tutte le cose che normalmente ci vengono vendute, trasformandola in una filosofia di vita.
E’ questo il tuo progetto? Raccontaci del tuo esperimento.
Il lavoro iper specializzato in onore della produttività fa si che non siamo più in grado di soddisfare nessuno dei nostri bisogni primari senza passare per il denaro e dunque il mercato. La logica è quella di mettere al bando, con normative e balzelli, ogni attività di auto produzione, alla stregua dell'illegalità. Ma chi lo dice che, in termini di benessere, il modello attuale sia più produttivo di un eventuale riequilibrio verso il do it yourself? Fare un orto non significa solo ottenere ortaggi da un pezzo di terra, coltivare mette in moto un cambiamento più complesso: insegna il valore del cibo, dona benessere psicofisico, cambia una persona da capo a piedi meglio di qualsiasi campagna di educazione alimentare.
6. Sei giovane e, forse proprio per questo, sorprende una scelta che porta con sé rinunce: c’è qualcosa di cui senti la mancanza, rispetto alla vita che conducevi prima?
Aver intuito molto presto quello che poteva essere il mio progetto mi ha consentito di costruire la mia vita tutt'attorno. Ciò che pare una rinuncia a chi ha qualche anno più di me è stata in realtà una prima scelta che ho confermato in seguito. Non ho dovuto tornare dalla città perché non ho mai abbandonato la mia montagna, ho lasciato un lavoro che era propedeutico al cambiamento – che mi serviva a sperimentare la vita “normale”. Adottando la bicicletta come mezzo di trasporto principale l'ho scoperta come sport.
7. Il 26 marzo hai pubblicato un post piuttosto simpatico: “autosufficienza alimentare, tra il dire e il fare”, dove scrivevi che il contadino felicemente stressato dagli impegni editoriali ritrova un problema comune a tutto il mondo civile, ossia, non ha tempo per cucinare. Puoi descrivere una tua giornata tipo ai lettori di Diario? Come vive Devis Bonanni?
Se non ho impegni “editoriali” la mia giornata è molto simile a quella di un lavoratore medio. Si lavora mattina e pomeriggio, a mezzo ci sta la pausa pranzo. Ciò che cambia sono le influenze climatiche. La pioggia suggerisce di lavorare al coperto, con l'avanzare della primavera si fa qualche straordinario, d'inverno si ha molto tempo libero, si può prendersi una giornata di ferie il mercoledì pomeriggio e ritrovarsi a zappare di buona lena la domenica mattina!
8. Parliamo del tuo romanzo, “Pecoranera”, in libreria dal 7 Marzo scorso: com’è nata l’idea? Quale messaggio vuoi trasmettere?
Nel rapporto pratico e non simbolico con la Natura ho trovato tanta felicità e benessere. Ho goduto di una meraviglia ben superiore agli sforzi umani. E ho pensato che poteva essere una bella cosa riuscire a imprimere parte di questa meraviglia nelle parole di un libro. Per emozionare più che per insegnare. Ma tutto nacque per caso, quando, due anni fa, la Marsilio mi contattò per propormi questo “lavoro”.
9. Navigando sul web, è possibile leggere pareri discordanti sulla tua scelta: c’è chi la sostiene con molto entusiasmo e chi la critica, a volte in modo piuttosto polemico, ponendosi in difesa di presunti valori economici e posizioni sociali. Eppure il tuo progetto è stato pianificato, prima di essere messo in pratica, e dura da alcuni anni. Riconoscere che la propria vita ha bisogno di un cambiamento radicale e mettere in atto davvero quel cambiamento, sono due cose diverse e richiedono entrambe un grande atto di coraggio. Che idea ti sei fatto rispetto ai tuoi detrattori? Pensi che la paura di mettersi in gioco, di cercare, non solo a parole, un’alternativa allo stile di vita attuale, possa avere influenzato il loro giudizio?
Le critiche sono ben accette ma è fuorviante attaccarsi alle mie incoerenze per dire “tanto il mondo va così, che ci vuoi fare!”. Piuttosto si dovrebbe trarre uno stimolo per mettere in discussione le proprie abitudini, per interrogarsi se sia possibile fare diversamente. Io non predico un modello da prendere a scatola chiusa, il cambiamento me lo sono cucito addosso come più mi piaceva: è questo che non capiscono gli “avvocati del diavolo”.
10. Dal tuo sito, si legge che è possibile trascorrere del tempo con te per vedere come funziona questo stile di vita alternativa, e toccare con mano la terra del tuo orto, aiutandoti nei momenti della stagione in cui il lavoro agricolo è più intenso. Quando è maturato in te il desiderio di proseguire in questo cammino, condividendo con altri la tua esperienza?
Quando ho capito di dover restituire un favore. Se le realtà che mi hanno ospitato non si fossero aperte come avrei potuto fare esperienza delle avventure altrui? Così, maldestramente, da persona riservata e solitaria, ho deciso di dare la possibilità di sbirciare nel mio piccolo mondo.
11. Che tipo di persone sono attratte da quest’esperienza?
Dipende dal mezzo tramite il quale arrivano a me. Dalle nicchie alternative della rete mi contattano persone che sono già addentro alle tematiche di sostenibilità e decrescita. Tramite i media più tradizionali conosco invece chi ha appena ricevuto un pungolo per informarsi su stili di vita alternativi.
12. Devi Bonanni non è un eremita, almeno mi sembra di avere capito che non ami essere definito tale, ma in che modo la tua scelta, e dunque la diversità cui hai dato voce, ha influenzato i tuoi rapporti interpersonali?
Vivere nel luogo dove sono nato mi ha facilitato. Sono cambiato come persona e come “professione” ma attorno a me sono rimasti gli amici di sempre, la famiglia, il paese. A volte c'è un po' d'imbarazzo a raccontare i propri sogni proprio a chi ci sta vicino perciò va a finire che gli stessi compaesani non sanno bene cosa stia combinando: mi vedono fare l'orto o andare in bicicletta ma gli manca un quadro d'insieme.
13. A che punto sei del tuo percorso?
Alla sosta dopo una grande corsa. Ci si ferma per riprendere fiato ma anche per guardarsi attorno. Cosa sta succedendo attorno a me? Ci sono altri che mi stanno raggiungendo su questa strada? Posso prendermela con più calma?
14. Ci sono stati momenti in cui hai pensato di rinunciare? Se sì, cosa ti ha spinto ad andare avanti? Chi ti ha sostenuto?
Si, quando l'avventura e la scoperta sono venute meno. Quando ogni cosa è novità e sfida è facile superare gli ostacoli, ma arriva un giorno in cui ogni cosa deve trasformarsi in routine, in normalità. E' allora che si rischia di mollare. Anch'io ho ceduto un poco, ho fatto dei compromessi per non perdere quanto di buono avevo “collezionato”.
15. Dove sarà e cosa farà Devis Bonanni fra qualche anno?
Inevitabilmente l'uomo moderno non trova soddisfazione perpetua in una sola attività. Le possibilità e le aspirazioni fanno parte della vita. Da par mio ho stabilito un chiodo fisso nel legame con la mia Terra (la Carnia) e la terra (in senso agricolo). Dunque spero non ci sarà primavera lontana dai campi ma contemporaneamente cercherò anche altre soddisfazioni, sempre in linea con la mia filosofia di vita.
Ti ringraziamo del tempo che hai voluto dedicarci Devis, speriamo che il tuo progetto possa essere conosciuto e apprezzato dai nostri lettori e invitiamo tutti a visitare il tuo sito per saperne di più "QUI"