Come è nata per te la passione per la scrittura e cosa rappresenta per te scrivere?È nata spontaneamente, senza che me ne accorgessi, ed è cresciuta silenziosa nel tempo. Forse, inconsciamente, ha accompagnato le mie letture onnivore. Fin da ragazzo ho coltivato la passione per il Fantasy e i giochi di ruolo, quindi inventare narrazioni per giocare con i miei amici mi era divenuto naturale. Ad un certo punto, sempre “per gioco”, ho iniziato a scrivere qualche cosa di più complesso. Capitolo dopo capitolo la mia storia è divenuta qualcosa di più sostanzioso e quindi ho pensato di pubblicare per sottometterla al giudizio del pubblico.
Pianifichi in anticipo la struttura della storia, o la trama e i personaggi si sviluppano in corso d’opera?Parto da un idea già chiara nella mia mente (così è stato per il primo e per il secondo libro che sto scrivendo), ma la trama, e soprattutto i dialoghi, nascono in corso d’opera. Mi capita spesso di pensare alle mie storie, nei momenti di stallo o di noia, quando sono bloccato nel traffico, o in fila alla Posta. Mi fermo e annoto su un quaderno di appunti. Torno a casa e do una forma: non sempre in maniera lineare e cronologica, ma alla fine il testo trova una sua coerenza.
Hai qualche autore o genere letterario preferito, a cui magari ti ispiri quando scrivi?Non ho un genere letterario preferito, mi piacciano molto i romanzi (ovviamente i miei preferiti sono i Fantasy, anche se non disdegno romanzi storici). Mi piace molto leggere di geopolitica e di storia, ma anche saggistica, spiritualità e poesia. In effetti, leggo di tutto, ma con un criterio personale molto definito!! Negli ultimi giorni sono impegnato con due bellissimi libri. Il primo scritto da Luca Giordano dal titolo “Passa dal corpo il cielo”, una raccolta poetica. Il secondo è un romanzo, racconto di vita di Michelangelo Bartolo, medico volontario per un programma di cura dell’AIDS in Africa, dal titolo “La nostra Africa”. Il mio grande riferimento letterario, almeno per quanto riguarda il fantasy, rimane sempre l’intramontabile Tolkien.
Ci puoi svelare qualche retroscena nella stesura del tuo romanzo, Lande Percorse?La mia passione è nata in sordina. Ci sono voluti più di cinque anni a scrivere il primo romanzo: ho cambiato la stesura del testo non so più quante volte prima di essere veramente soddisfatto. Fondamentale poi l’aiuto e il consiglio di tanti amici. Sono convinto che non si può andare molto lontano da soli: per questo la lista dei ringraziamenti è così lunga, perché tanti mi sono stati vicini. Posso dire che considero questa mia opera come un lavoro corale. Anche se sono un po’ stonato!
Come mai la scelta di scrivere una trilogia e non un singolo romanzo?Il mio riferimento obbligato è Tolkien e i suoi romanzi. Apprezzo anzitutto lo spessore e l’epicità che ha dato alle sue opere. In questo mi ispiro al mio maestro ideale. Anch’io (si parva licet) ho una formazione da storico, anche se non ho mai insegnato nelle migliori Accademie inglesi! Ho cercato di dare alla mia opera una sorta di credibilità letteraria e storica. L’Impero del Sommo Drago Celeste è decisamente ispirato al Sacro Romano Impero, mentre l’Impero di Baal Drago del Profondoriprende in parte la fase più decadente del grande Impero Bizantino, anche se gli ingredienti sono sapientemente mescolati e spesso volutamente confusi tra loro fino a renderli irriconoscibili. Non volevo costruire una semplice novella, magari ben dosando una scorta di ingredienti molto conosciuti per arrivare ad un prodotto facile e gradevole perché prevedibile. Per fare questo, a mio avviso, ci sono regole letterarie precise da rispettare. Usare un linguaggio definito, forse non sempre accessibile, una struttura narrativa articolata: anche la scelta della trilogia per dare continuità ed epicità che difficilmente avrei raggiunto in un volume unico. Chiaramente, questi i miei propositi: se poi sono riuscito nel mio intento, spetterà a voi giudicare.
Cosa ti ha spinto a scrivere il tuo romanzo? Che messaggio vorresti lasciare a chi legge o leggerà il testo?La consapevolezza di avere una storia da raccontare, insieme all’ambizione di lasciare una traccia delle mie idee attraverso i miei racconti. Tutti possono diventare migliori e contribuire in maniera attiva alla ripresa, anche se sei un mezz’orco! I personaggi del mio racconto alla fine non sono eroi, ma persone normali con le loro debolezze molto umane, che però si impegnano a cambiare il mondo cambiando prima di tutto loro stessi. Oggi il mondo e l’Italia non hanno bisogno di eroi, ma di uomini che contribuiscano a risollevare la nostra società. Un ulteriore messaggio che spero di aver trasmesso è l’assurdità delle guerra. Per quanto possa sembrare giusta o necessaria, come nel caso del mio romanzo, rimane comunque ingiusta e distruttiva: a pagare il prezzo di tutto sono comunque i più deboli. Con parole non mie e molto efficaci, la guerra è la madre di tutte le povertà.
C'è qualcosa dei tuoi personaggi di autobiografico?Hurik è sicuramente il sunto dei miei difetti e la proiezione ideale di quelli che vorrei fossero i miei pregi. Quando ho creato il personaggio ho pensato molto alla mia storia personale. Anche io sono cambiato grazie ai miei amici. Questo però non è stato facile. Sono un tipo molto individualista e per accettare di essere aiutato ho dovuto lavorare molto sul mio carattere. Per fortuna ho trovato amici veri e una splendida moglie, che mi hanno fatto diventare l’uomo che sono.
Com'è il mondo dove i tuoi personaggi si muovono?Un mondo fantastico ma non troppo, molto realistico o quantomeno coerente nei suoi principi, dove mi piacerebbe vivere! Ispirato ad un Medioevo molto poco stereotipato, un mondo dove si intrecciano storie di vissuto quotidiano non troppo distanti da tante storie del nostro tempo, che nei prossimi romanzi andranno palesandosi e sviluppandosi.
Quando potremo leggere gli altri volumi della saga?Il secondo volume è già a metà e spero che per l’anno prossimo sia pubblicato. Per il terzo ci vorrà ancora un po’ di tempo.
Puoi parlarci della tua esperienza nel mondo dell'editoria italiana. Che cosa pensi di tutto ciò che fa parte dell'industria del libro e qual è la tua personale esperienza?La mia esperienza, come penso quella di ogni autore esordiente/emergente, non è stata tutta rose e fiori. Iniziamo col bandire ogni recriminazione e vittimismo, ma tutto il male possibile che molti dicono in parte è giustificabile da proposte esosissime che sfiorano il ricatto. L’editoria italiana è molto in crisi, non ci sono (a detta degli esperti) ottime leggi che tutelino sia gli esordienti che i piccoli editori e quindi il novello scrittore si trova a doversi districare in una giungla normativa in cui la legge la fa il più furbo. Quello che posso dire è che non bisogna credere a tutto quello che viene detto. Piccole, buone regole: farsi dettagliare tutte le offerte per iscritto, anche le minime inezie; avere tanta pazienza, costanza ed abilità, o almeno attitudine, alla contrattazione; soprattutto, avere un occhio particolare per i termini di promozione e distribuzione. Il tallone d’Achille dei piccoli editori è proprio la distribuzione, in pratica lasciata in mano agli autori stessi. Ovviamente se il libro non viene distribuito in vari punti di incontro tra autore e suoi potenziali lettori difficilmente si verrà a conoscenza della sua esistenza e ancora meno lo si potrà apprezzare. Usate molto la rete: è piena di gente e di blog formidabili che aiutano gli emergenti.
Hai altri progetti a livello letterario in cantiere? Quali sono i tuoi prossimi impegni?Oltre alla conclusione della mia trilogia sto già lavorando ad un paio di progetti. Per il momento è bene non anticipare per non bruciarsi. Mai vendere la pelle prima di aver ucciso l’orso.
Grazie per aver risposto alle nostre domande, alla prossima. Grazie per quest’occasione; alla prossima avventura letteraria!