Intervista a Duchesne alias Federico Baccomo

Creato il 11 giugno 2010 da Daniele7

Studio Illegale

Intervista esclusiva a Federico Baccomo, blogger, avvocato e scrittore, autore di Studio Illegale per la Marsilio Editore. Il caso letterario del 2009, con oltre 30mila copie vendute. Dopo aver letto il romanzo avrete ancora voglia di fare gli avvocati?

“Un romanzo divertente, cinico e malinconico che si legge d’un fiato”Alesandro Beretta, Corriere della Sera.

Il tuo pseudonimo è Duchesne, con la “c” dolce, cosa significa?

L’ho scelto proprio come racconto in Studio Illegale, aprendo a caso un dizionario, in una appendice dei cognomi, mi piaceva come appariva scritto. Poi, c’è stato chi ha voluto trovarci un significato, il più bello mi pare quello che rimanda a Le Père Duchesne, il giornale degli estremisti rivoluzionari ai tempi della Rivoluzione francese. Père Duchesne, “il Vecchio Duchesne”, nasceva come un personaggio che denunciava abusi e ingiustizie. In qualche occasione ho raccontato questa come origine dello pseudonimo, ma la verità, purtroppo, è quella del dizionario.

Il protagonista del tuo libro è l’avvocato d’affari trentenne Andrea Campi, un altro tuo alter ego?

Sì, c’è stato questo momento, quando è uscito il libro, in cui s’era formata tutta una catena di alter ego, che partiva da me, passava per Duchesne, e arriva fino ad Andrea Campi.

La vita di un avvocato d’affari in uno studio internazionale è davvero come la descrivi nel libro: zero vita privata, sushi o pizza fredda sulla scrivania, blackberry, notti insonni, rinunce, sacrifici, frustrazioni, gelosie, terrore?

Può essere anche peggio. Io ho cercato di raccontare una condizione un po’ di mezzo, molto simile a quella che ho vissuto io. Poi, naturalmente, ci sono situazioni più serene, ma non mancano anche storture e assurdità ben peggiori. Il problema, mi son reso conto scrivendo il libro, è che, spesso, a raccontare le cose come stanno davvero, si rischia di incontrare solo una grossa incredulità, è facile che chi legge pensi sia tutta un’iperbole immaginata dall’autore. Insomma, più che la verità, era necessario cercare di essere verosimili. E me l’ha confermato il fatto che, alla fine, le parti di finzione son quelle che, poi, più spesso sono state scambiate per la realtà dei fatti, le vicende rubate pari pari alla mia vita, invece, c’è chi le ha trovate fin troppo romanzesche.

E quali sono, se ci sono, le gratificazioni?

Non saprei, ognuno cerca le sue, si può essere mossi dai soldi, dalla passione, dalla soddisfazione di lavorare su grosse operazioni. Io, a un certo punto, mi sono trovato che ne avevo troppo poche, da accostare ai sacrifici, era chiaro che c’era qualcosa di sbagliato.

Tu hai 30 anni, sei già stanco di fare l’avvocato?

Alla fine, mi sono cancellato dall’albo.

Bene. Federico, consiglieresti ad un neo laureato il percorso che hai fatto tu?

È difficile da dire. In Studio Illegale non è che cercassi di biasimare un mondo professionale, o chi lavora in quel mondo, quello è un effetto diciamo collaterale, che son contento ci sia. L’intenzione, però, era soprattutto quella di raccontare come si può sentire un ragazzo che scopre di essere fuori posto, in un certo mondo professionale, nello specifico, in un certo ambiente, più in generale. Così, ai suoi occhi, il peso maggiore ce l’ha quello che si diceva: la vita privata assente, le notti insonni, le frustrazioni. Tutto il resto non lo vede nemmeno più. Ecco, quello che potrei consigliare è di non chiudere gli occhi su ciò che si fa, di non avere paura di chiedersi se è la cosa giusta, e di essere pronti, nel caso, a rimettersi in discussione.

Quanto è difficile fare i praticanti oggi, come un servo che sgobba a titolo gratuito?

È difficile, ma credo che sia più difficile per i praticanti degli studi tradizionali, quelli che passano le mattine in tribunale in coda, che in studio sostanzialmente fanno la segretaria personale del capo, che devono dire grazie se ricevono un rimborso spese. La chiamano “la gavetta che abbiamo fatto tutti”.

Ah ah ah. Secondo te la tua Generazione è una generazione che ha paura del cambiamento?

Non sono in grado di parlare in termini di generazioni, ma, molto banalmente, non credo sia questione di paura, o desiderio, di cambiare fine a se stesso. Probabilmente chi sta bene ha paura del cambiamento tanto quanto chi non sta bene ne ha desiderio. A me sembra che i secondi, quelli che cercano il cambiamento, oggi, incontrano più difficoltà a realizzarlo. Ma non sono sicuro di stare dicendo qualcosa di sensato.

Cosa dovrebbe cambiare nella società attuale?

Karl Kraus diceva che, da qualche parte, aveva letto una scritta che diceva: “Si prega di lasciare il luogo come si desidera trovarlo” e aggiungeva: “Oh, se chi educa alla vita avesse nel parlare anche solo la metà dell’efficacia dei padroni d’albergo”. Credo sia un’ottima indicazione.

Tu nasci come blogger, qual è il fascino e quali sono i vantaggi di comunicare su Internet, su una piattaforma virtuale libera e senza filtri?

Proprio questo: una piattaforma libera e senza filtri, che offre la possibilità di raggiungere una platea teoricamente sterminata. A pensarci oggi, a me ancora sorprende la vicenda del mio blog. Quando l’ho aperto, per settimane non ho avuto più di una decina di lettori, per lo più che finivano per caso dalle mie parti. Dopo nemmeno sei mesi, erano più di mille e continuavano a salire. Poi, mille, in senso assoluto, non è un gran numero, un giornale che vende mille copie, una trasmissione televisiva con mille spettatori, fanno ridere, ma per me quei mille lettori sono stati, per tornare al discorso gratificazioni, una della più grandi mai avute, è stata una spia importante per capire cosa mi piaceva davvero.

E’ davvero questo il futuro della comunicazione e informazione?

Beh, internet, per quanto mi riguarda, è già il presente della mia comunicazione e informazione.

Come ti vedi tra vent’anni? sposato con figli nella milano da bere?

Devo dire che non ho mai cercato di immaginarmi troppo nel futuro, ed è stato un errore, qualche shampoo delicato in più non mi avrebbe fatto male.

Progetti futuri?

È cominciato da poco il lavoro sulla sceneggiatura del film tratto da Studio Illegale. Poi, piano piano, ho quasi terminato la scrittura del secondo romanzo, e ne sono contento, mi sembra stia venendo come lo avevo pensato.

Grazie Federico e in bocca al lupo!


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