Oggi nuova giornata di interviste. Ecco le domande che ho posto a Federica Forlini.
1) Chi è Federica Forlini. Federica Forlini è semplicemente una ragazza che ha cominciato a scrivere in un periodo in cui non vedeva uno spiraglio di luce. Sai quando pensi al futuro e vedi un buco, quando non riesci nemmeno a immaginarlo? Ero uscita da scuola con le migliori speranze, ma non riuscivo a trovare lavoro. Ho cominciato a scrivere per scaricare in qualche modo la frustrazione, il senso di fallimento. A forza di sfogarmi ne è uscito fuori un libro, e poi un altro…così mi sono accorta di desiderare, che questa magia divenisse un lavoro a cui potermi dedicare per più tempo di così. Sto ancora lavorando su questo sogno, sperando in una sua realizzazione concreta.
2) Potendo scegliere, chi avresti voluto essere? Sinceramente non lo so. Posso stimare una persona per determinate caratteristiche che possiede, ma non mi sognerei mai di sostituirmi a lei. Avrei voluto essere Oriana Fallaci per la grinta, per quella forza di volontà tale da spingerla a spianare qualsiasi ostacolo. Avrei voluto essere lei soprattutto perché aveva coraggio da vendere e pochi peli sulla lingua, in un mondo in cui conta solo dire le cose a mezza bocca. Diciamo che mi affascinano le personalità che talvolta non conoscono le mezze misure, che sanno mostrare grinta. Però mi rendo conto, che alle sue grandi soddisfazioni lavorative si è affiancata una vita difficile, a tratti molto triste con disgrazie importanti. Quello non credo mi sentirei molto pronta a viverlo: ho bisogno di un’esistenza tutto sommato serena; non è da tutti gestire una colossale mole di stress psicofisico
3) Di cosa ti occupi? Oltre a scrivere libri e fanfiction a tempo perso (sì, anche io ogni tanto faccio un salto su efp e ci lancio dentro le mie idee), gestisco il mio blog “La stanza rossa” e collaboro col blog letterario “Scrittevolmente”, dove in genere pubblico recensioni di ciò che leggo e non solo
4) Essere una blogger o collaborare con un blog che soddisfazioni ti dà? Essere una blogger o comunque far parte di quel mondo anche con collaborazioni, è sempre un’esperienza molto interessante, specie perché i risultati si riscontrano subito. Da quando un libro viene scritto, passano anni dal momento in cui un lettore riesce a darti un responso. Vai avanti per pagine e pagine, senza capire se ciò che stai dicendo prenderà una buona piega o meno; il mondo del web è più rapido e facile: pubblichi un articolo e sai subito se è stato un successo o se nessuno è interessato. Da un certo punto di vista è anche meno snervante, perché l’argomento successivo potrà sempre sovvertire i risultati di un post andato male. In più fai tante conoscenze interessanti; il web è un’occasione di confronto e crescita continui, t’impedisce di finire in fase di stallo proprio per via di questi per via di questi incessanti stimoli.
5) Che legami hai con la scrittura o con il mondo letterario in generale? Leggo e scrivo da quando sono piccola, ma solo nel 2011 questa mia passione ha assunto un’importanza maggiore ed ho capito che avrei intrapreso questa strada.
Da lettrice non disdegno alcun genere in particolare, ma confesso di essere di parte: amo il dramma e gli autori che non per forza ti presentano il mondo come una realtà felice; prediligo le storie cruente in cui può anche non esserci finale, in cui non sempre tutto va bene. L’esempio più eclatante contemporaneo di questo modo di scrivere che mi viene in mente, è Margaret Mazzantini: nei suoi scritti la vita ha costantemente la violenza di un tornado sbattuto in faccia, non sempre è presente la speranza e l’atmosfera si carica di rabbia. È tutto così maledettamente reale, autentico. Chiunque può provare quella frustrazione, quella rabbia. Gradisco molto gli scrittori che sanno farti saltare il cuore in gola. Ho letto molti libri di Oriana Fallaci: lei ti fa innamorare dei suoi argomenti, rende qualsiasi cosa interessante, anche quella che non avevi valutato mai per tutta la tua vita. “Un Uomo” è il mio romanzo preferito in assoluto. Mi piace l’atmosfera di terrore sottile creata da Orwell, l’esasperazione dei sentimenti di Shakespeare, la passionalità pulsante di Goethe. “I dolori del giovane Werther” è un libro davvero intenso: ti conquista lentamente e poi ti sorprende con il colpo di grazia finale. Da scrittrice cerco di comunicare qualcosa di forte, tra le righe. Le mie storie hanno sempre un senso più profondo da cercare, ma c’è da scavare a fondo. Ho un modo di scrivere molto particolare, che non fornisce subito la soluzione ma ti dà tutti gli elementi per giungerci da solo. Per certi versi lascio quel senso di “non detto”, di rimpianto; quei silenzi assordanti che mi hanno tanto affascinata, leggendo “La solitudine dei numeri primi”, di Paolo Giordano. Lì si dicono tante cose, pur non dicendole affatto. C’è un dolore galoppante, ma è come se non sapesse parlare… e anch’io la penso così: non tutti i tipi di dolore trovano le parole. I peggiori non vedono mai la luce.
È un legame vitale, quello che ho con la letteratura. Leggendo e scrivendo, cerco qualcosa che spero di trovare, prima o poi.
6) Un messaggio per chi sta leggendo la tua intervista. Essere felici, spesso significa capire ciò che si è e diventarlo fino in fondo. La vita è troppo breve per vivere come se foste qualcun altro. Auguro a tutti coloro che leggono, di trovare il coraggio di non nascondersi. Mettersi a nudo fa paura, ma a volte è l’unica soluzione; perché l’impronta che rinunciate a lasciare nel mondo, non la lascerà nessuno al posto vostro
7) Lascia un link utile per chi voglia vedere cosa fai o possa contattarti.
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