Oggi conosciamo Francesca Sandrini, direttrice del Museo Glauco Lombardi di Parma. Piccolo museo, di grande qualità!
Vorrei che per cominciare ti presentassi: chi sei, quali studi fai o hai fatto, quando e perchè hai iniziato a lavorare nel campo artistico-culturale.
La mia formazione è di natura classica; dopo aver terminato il liceo classico nella mia città, mi sono iscritta all’Università di Bologna, corso di laurea lettere classiche, scegliendo poi un indirizzo archeologico e iniziando fin da subito a far pratica in questo campo. Raggiunta la laurea e sempre continuando a lavorare in ambito archeologico, si è presentata nel 1995 l’opportunità di un posto di lavoro presso il Museo Glauco Lombardi. Devo dire che la decisione di entrare in un ambito più propriamente storico-artistico è stata in origine dettata dal caso e all’inizio non fu una scelta serena e convinta, poiché imponeva che abbandonassi la mia prima passione. Ben presto però il nuovo mondo rappresentato da questo bellissimo Museo, vera perla della città di Parma, mi ha completamente affascinato e portato ad approfondire questo particolare periodo storico.
Parlaci un po' del luogo in cui lavori. Che cosa rappresenta? quali sono i suoi obiettivi? un visitatore che viene a vedere il museo o una mostra da voi cosa si deve aspettare?
Per chi vuole conoscere Parma, ritengo che non esista luogo migliore del Museo Glauco Lombardi per entrare nel passato sette/ottocentesco della storia della città. É un luogo magico, in cui il visitatore può ripercorre sia la grande storia ufficiale, l’epopea napoleonica e la vicenda politica dei suoi protagonisti, sia entrare nell’universo familiare e affettivo della duchessa Maria Luigia d’Asburgo, divenuta ancora oggi un simbolo della città. Abiti, gioielli, diari, lettere, ritratti ce la fanno conoscere con grande immediatezza, fuori da schemi e luoghi comuni che tante biografie propongono.É un Museo ove si può sostare mezz’ora così come un’intera giornata senza annoiarsi, ma sicuri di poter scoprire in ogni oggetto un nuovo aspetto. Conoscenze, emozioni, suggestioni, curiosità, riflessione, e naturalmente arricchimento interiore, ecco quello che ogni visitatore dovrebbe portarsi a casa al termine della visita a un museo.
La "questione arte" in Italia non è mai stata semplice. A maggior ragione non lo è oggi. Se fossi il ministro dei Beni Culturali e il Presidente del Consiglio ti desse carta bianca, quale sarebbe il tuo primo provvedimento?
L’Italia è il paese al mondo con il maggior patrimonio artistico; questa straordinaria ricchezza, oltre a essere un dono ricevuto da chi ci ha preceduto (e che non dovremmo dare per scontato come spesso si fa), costituisce soprattutto un impegno e un dovere a conservarlo e valorizzarlo, parole chiave che dovrebbero riassumere una consapevolezza sempre più convinta del ruolo che ci spetta, una consapevolezza che peraltro dovremmo trasmettere soprattutto alle generazioni future.Restauri, recupero di zone in seria difficoltà, messa in sicurezza di siti storici e archeologici dovrebbero avere la priorità attraverso una politica serrata di controllo su cantieri e interventi. Non dimentichiamoci poi che il nostro patrimonio è il vero motore di sviluppo, che nessuno mai ci potrà copiare o sottrarre e che ci salverà da ogni crisi: sfruttiamolo e facciamolo conoscere al massimo con mezzi intelligenti e trasparenti!
In un ipotetico processo alla storia dell'arte tu sei la difesa, l'accusa è di inutilità e di inadeguatezza ai nostri tempi, uno spreco di tempo e di soldi. Fai un'arringa finale in sua difesa.
La storia dell’arte, intesa nel suo ampio significato di substrato storico-culturale-artistico dell’Italia, fa parte della nostra identità, del nostro più profondo processo formativo, del nostro orizzonte quotidiano, fa parte delle nostre radici. Se tagli a un albero le sue radici, esso morirà subito.
I giovani e l’arte: che rapporto c’è? Secondo te, quali potrebbero essere gli strumenti e le iniziative più adatte per avvicinare questi due mondi?
Il rapporto tra i giovani e l’arte non sempre è facile e le ragioni sono tante: superficialità generalizzata, disattenzione, incapacità di gustare il tempo e riflettere perché presi dal subito e tutto, scarsa attitudine alla concentrazione, penuria di stimoli a fronte di una iperstimolazione informatica. Questi sono dati oggettivi che certo non aiutano i ragazzi ad apprezzare un’opera d’arte. Tuttavia ci si rende conto che se opportunamente guidati, resi avvezzi alla frequentazione dei musei, stimolati in modo vivace e partecipato, le risposte dei giovani arrivano e risultano molto positive. Non bisogna scoraggiarsi, ma proporre iniziative diverse, convincendoli che conoscere un’opera d’arte deve diventare anzitutto un piacere per loro stessi e non un momento da postare sui social network.
Grazie a Francesca per la disponibilità.
A tutti i lettori che si trovano a Parma, consiglio assolutamente la visita a questo prezioso museo.
Per tutte le info: www.museolombardi.it
E alla prossima intervista!!!