Intervista a Francesco Afro De Falco: regista dell’enigmatico Vitriol

Creato il 31 gennaio 2014 da Oggialcinemanet @oggialcinema

31 gennaio 2014 • Interviste, Vetrina Cinema

Francesco Afro De Falco è un giovane e talentuoso regista e produttore,  negli ultimi anni si è fatto spazio, ottenendo larghi consensi  della critica cinematografia contemporanea per un suo stile chiaramente riconoscibile attraverso le ricostruzioni di percorsi storici ed iniziatici. Da circa 7 anni ha dedicato un suo impegno costante per la regia di numerosi documentari e cortometraggi tra cui “Eroico Furore” nel 2009. Nel 2010 dirige la regia di  “Giordano Bruno e i Rosa Croce” un viaggio che evoca i modo profondo il pensiero moderno del grande filosofo;  nel 2012 è la volta di  “Vitriol” il suo primo lungometraggio con il quale dimostra il suo coraggio nell’adottare nuove tecniche di ripresa, due giovani studenti ci conducono in una Napoli contemporanea ai nostri occhi sconosciuta e nascosta, attraverso luoghi e ritrovamenti di simboli esoterici.

Francesco, raccontaci com’è nata la tua passione per il cinema, e di come hai concretizzato l’idea lavorando come regista, è stato un percorso difficile?

Ho sempre avuto fin da piccolo una mente creativa, dirigevo i giochi e le avventure con i miei compagni, amavo creare mondi fantastici coinvolgendo le persone introno a me, per poi intraprendere un percorso di attore che interruppi nel momento in cui mi avvicinai alla regia cinematografica in senso stretto. Capì che era quella la strada che avrei dovuto intraprendere, fu amore a prima vista o meglio dire alla prima esperienza.

Francesco Afro De Falco

Nel tuo primo lungometraggio prodotto “Vitriol” per una sceneggiatura scritta da Giovanni Mazzitelli, sono presenti molti elementi arcani che ci conducono in una Napoli misteriosa ed esoterica, cosa maggiormente ti ha ispirato a girare un film con queste caratteristiche? Dietro una Napoli chiassosa e popolare cosa realmente si nasconde?

Dietro una Napoli spaghetti, pizza e mandolino si cela un sapere millenario, la nostra città non è solo la città delle tradizioni culinarie, religiose e canore ma è soprattutto la culla delle tradizioni iniziatiche ed esoteriche che hanno il loro filo d’oro che parte da tempi immemori per passare poi da Virgilio Mago, da Pontano, Giordano Bruno, Giambattista della Porta, Raimondo De Sangro, i Rosa Croce e molti altri.

Il titolo del film “Vitriol” ha un  significato celato?

È l’acronimo del “Visita Interiora Terrae Rectificando Invenies Occultum Lapidem” ossia del penetrare nelle viscere della Terra per scoprire la pietra occulta. In effetti penetrare nelle viscere della terra è come penetrare dentro se stessi. Se la terra è intesa come uomo e la pietra come lo spirito evolutivo.

In Vitriol alcune sequenze sono interrotte e inframmezzate da brevi clip di tipo amatoriale. La tua è stata una scelta per dare volutamente un taglio realistico e di cronaca documentata ?

Esattamente così. Io e lo sceneggiatore Mazzitelli abbiamo pensato che inserire gli spezzoni amatoriali desse allo spettatore un maggiore coinvolgimento nel corso della storia, anche se sapevamo che era un linguaggio un po’ ostico e forse non facilmente assimilabile da tutto il pubblico.

L’adattamento cinematografico di Vitriol ha comportato una lunga gestazione nelle fasi di ripresa?

In verità non lunghissima, abbiamo fatto un po’ le cose veloci per così dire, mentre la sessione di montaggio è stata più lunga del previsto. Il produttore Salvatore Mignano fin da subito ci ha subito dato una grande fiducia ed io compresa l’intera squadra non siamo venuti meno al patto anzi abbiamo lavorato tutti sodo per portare alla luce un prodotto non semplice da gestire con poco budget. Non dimentichiamo che il film è stato riconosciuto di interesse culturale al “Ministero dei Beni Culturali” ed è questo per noi già un notevole risultato.

I giovani attori che hanno interpretato la studentessa Lola e l’enigmatico Davide sono entrati da subito nei ruoli proposti?

Si quasi da subito, per questo lavoro sono stato molto fatalista, gli attori sono spuntati a fagiolo e le cose si sono incastrate quasi come da copione per poi prendere risvolti imprevedibili ma che hanno dato a tutti una lezione importantissima. Diciamo che ognuno a modo suo ha compiuto il proprio VITRIOL interiore.

Vitriol

Nel documentario “Giordano Bruno e i Rosa Croce” dai grande risalto al personaggio storico di G. Bruno, quanto c’era di contemporaneo ed attuale  nel suo pensiero?

Credo di non avere abbastanza spazio per rispondere sulla modernità del pensiero di Bruno. Un merito importantissimo per la realizzazione del documentario ma soprattutto per lo studio ancora in atto sul filosofo nolano lo dobbiamo allo studioso e dott. Salvatore Forte, curatore tra l’altro di una pagina importantissima su Bruno presente sul social network “Facebook”, che si chiama per l’appunto “Giordano Bruno e i Rosa Croce” dove fa un lavoro tanto complesso quanto moderno. Riporta e rende fruibile al lettore estratti di testi del nolano,  inserendo un’immagine propria ad ognuno dei post, in modo tale che l’utente può riconoscere e far risuonare in se gli insegnamenti di Giordano Bruno sia nel viso , con l’uso delle immagini, che tra l’altro Bruno usava largamente, sia da un punto di vista più intellettuale. Potremmo dire che il dott. Forte sta facendo un lavoro moderno alla Michel Maier con la sua “Atalanta Fugies”, mancano solo i link musicali ad ogni post, ma stiamo provvedendo anche per questo.

Com’è nata l’idea di realizzare un’associazione e scuola sul cinema nel centro storico di Napoli? C’è interesse e partecipazione per questa bella realtà.

E’ nata soprattutto da un’idea di Luca Cestari e di Dalila Pensa, rispettivamente Presidente e Vice Presidente dell’ASCI. Salvatore Forte ed io abbiamo quasi immediatamente sposato il progetto e insieme portiamo avanti questa meravigliosa realtà in una Napoli caotica, sempre più frenetica e disattenta alle nuove leve che lavorando con dedizione e professionalità possono creare nuovi spunti di ripresa per la città. I giovani e i filmaker che ci frequentano sono entusiasti di come portiamo avanti e condividiamo questa realtà con loro attraverso un sogno che si chiama cinema. Speriamo che il futuro sia prospero di progetti condivisi, è ciò che l’essenza vera della nostra città si merita.

Molti giovani sono attratti dal cinema, ma spesso si perdono dopo aver subito cocenti delusioni, cosa consigli in particolar modo a chi ha delle competenze tecniche o una naturale predisposizione a lavorare nel mondo del cinema?

Consigliare in questo genere di campo è sempre qualcosa di rischioso. Potrei consigliare di seguire l’istinto e la passione  perseverando fin quando è possibile farlo, ma questo comporta tanti sacrifici e appunto come dici tu anche delusioni. Ma è vero che se siamo attratti dal cinema, è il cinema stesso a regalarci immense soddisfazioni, bisogna studiare e cercare di trovare un maestro, un corso, un’accademia seria che ci possa  trasmettere esperienza, ma soprattutto bisogna saper rubare il mestiere, perché questa più di tutte le arti è un’arte che va rubata.

Nel tuo ultimo cortometraggio “La voce del sangue” hai avuto modo di proporre un personaggio storico e misterioso, il principe di San Severo “Raimondo De Sangro” abilmente interpretato da Federico Salvatore affiancato da un notevole Lello Serao, e l’altrettanto brava Lucia Rocco. Per te chi era Raimondo de Sangro? Un genio o un folle?

Ho avuto la fortuna di lavorare con due grandi attori Lello Serao e Federico Salvatore e poi anche con Lucia Rocco, una giovane attrice professionista che ha tutte le carte in regola per far parlare di se in futuro. Prima di girare il lavoro ho molto ponderato sul personaggio di Raimondo De Sangro, e sicuramente sono venuto a chiaro di una cosa, e cioè sul fatto che il tempo e le persone hanno creato innumerevoli “De Sangro”, ognuno con un carattere e con un costume diverso, quindi la sua vera personalità è quasi impossibile da cogliere, ho cercato quindi di prenderne le distanze rispettando il personaggio, cercando di dargli una mia visione, più umana che misterica, più sanguigna che eterica, più normale che prodigiosa. Ho fatto questo per rispettare la sua genialità mista a quel pizzico di follia che ogni studioso di ermetismo deve almeno in parte possedere.

Sono molte le idee cinematografiche che ti legano a Napoli, la tua città. Come ti vedi proiettato nel futuro? Ci puoi lasciare qualche anticipazione su un prossimo progetto o un sogno nel cassetto?

Napoli è uno scrigno di storie, duelli, di avventure e di personaggi incredibili. Si potrebbe attingere per secoli producendo cinema di intrattenimento ma anche di grande contenuto culturale. Uno dei miei sogni nel cassetto è quello di realizzare un film sul romanzo “ZANONI”  dello scrittore inglese Edward Bulwer Lytton, iniziato ai segreti ermetici quando giunse a Napoli. Per adesso mi dedico all’ insegnamento dei miei corsi di regia alla scuola di cinema ASCI e in giro per scuole e accademie, ma presto metterò in cantiere un nuovo progetto. Come si dice in gergo “restate sintonizzati su questo canale”.

 di Antonio Gentile per Oggialcinema.net

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