Ho incontrato a Bologna, sede storica di Spreaker, Francesco Bascheri, il dinamico amministratore delegato di quello che, in Italia, è il primo esperimento di radio on the web creata in real time dagli utenti, una vera UCG radio.
Bologna è stata la capitale delle prime radio libere; ci spieghi il passaggio da “Radio Alice” a “Spreaker”?
L’Emilia ha da sempre un rapporto privilegiato con la radio. Senza ripercorrerne all’indietro la storia fino a Marconi è indiscutibile che da questa terra sono stati fatti tanti passi avanti nell’etere radiofonico. Radio Alice costituì un passo importantissimo in questa direzione. Purtroppo il contesto socio-politico dell’epoca non consentì un ulteriore sviluppo di un progetto che aveva dimostrato dall’inizio un potenziale enorme. Tra Alice e Spreaker potremmo citare altri due anelli di congiunzione come Radio Fujiko e Orfeo tv. Progetti accomunati da formidabili intuizioni e purtroppo da un tessuto cittadino che non ha permesso loro di vivere a lungo e imparare a sostenersi. Spreaker nasce a Bologna come il sottoscritto e sono fiero di questi natali, ma vorrei che rappresentasse un punto di partenza per costituirsi presente, ma soprattutto futuro. Un futuro che passa per forza attraverso le infinite possibilità che oggi la rete ci offre.
Com’è nata l’idea di Spreaker?
L’idea di Spreaker è nata da un gruppo di imprenditori bolognesi che hanno creduto in un servizio web aperto a tutti, ricreando l’atmosfera delle radio libere di qualche decade addietro. Lo staff di Spreaker è formato da appassionati di nuove tecnologie, social media e di innovazione: al mio fianco ogni dì Daniele Cremonini, altro giovane imprenditorie proveniente da una precedente esperienza di start up, Marco Pracucci e Rocco Zanni i due programmatori, Tonia Maffeo community manager e Laura Gramuglia responsabile editoriale. Spreaker ad oggi è una piattaforma innovativa che permette di combinare l’esperienza d’uso della radio con l’interazione tipica di un social network: qualunque utente dopo aver effettuato la registrazione al sito www.spreaker.com può creare un programma radiofonico completo di parlato, mixando i brani musicali direttamente online attraverso una vera deejay console che riproduce in rete un fedele esempio delle console dei professionisti. Pochi semplici passi per creare programmi radiofonici ed assemblarli in palinsesti personalizzati che potranno essere ascoltati sulla piattaforma di Spreaker, sui principali social network oppure essere inseriti direttamente sulle proprie pagine personali o sui blog.
Perché avete scelto il crowdsourcing come “filosofia” di lavoro?
Spreaker ha cambiato la prospettiva con la quale guardare alle radio online: non più programmi registrati da DJ professionisti ma show nati dal basso, dalle persone comuni che diventano registi, creatori e conduttori di uno show. Con Spreaker le trasmissioni audio prodotte sul web diventano accessibili a tutti e facili da creare e da condividere. Gli utenti da ogni parte del mondo creano contenuti di ogni tipo audioblog, newscasts, entertainment, talk radio, dirette sportive, approfondimenti musicali che vanno in onda live oppure in podcast. Gli utenti ci mettono la creatività e Spreaker gestisce l’intera infrastruttura per rendere il servizio completamente gratuito.
Su Spreaker è molto forte il senso di community, ci spieghi il suo ruolo nei processi decisionali della radio?
La struttura di Spreaker è quella della community. Gli show, le stazioni e gli utenti registrati hanno una pagina web personale. Gli utenti possono quindi interagire tra loro servendosi dei tool della community online. Sia gli utenti registrati sia quelli non registrati interagiscono in real time grazie all’instant messaging. Inoltre, per favorire lo sviluppo della community, si può seguire, segnalare e promuovere il proprio show e quello di altri utenti direttamente sulla propria bacheca di Facebook.
Adesso un po di numeri; quante sono attualmente le trasmissioni fatte dagli utenti su spreaker?
Ad oggi le trasmissioni prodotte sulla piattaforma sono oltre quindicimila ogni mese. Cinquantamila sono i produttori di show. Nel complesso, siamo a circa trecentomila ascoltatori mensili. Quasi l’ottanta per cento della base utenti, per ora, è italiana. C’è una buona risposta nei paesi latini: la Spagna, l’area latino-americana, il Brasile. Naturalmente, adesso ci aspettiamo che i numeri crescano, in particolare quelli relativi agli ascoltatori. Le nostre ambizioni sono internazionali. Soprattutto americane. Da subito abbiamo guardato agli Stati Uniti come mercato, ancor più che come territorio dove andare a caccia di capitale economico. Gli Stati Uniti sono il mercato in cui Internet e la radio tirano di più. La scorsa estate sono stato tre mesi a San Francisco, cogliendo l’occasione offertami dalla fondazione Mind the Bridge, e ho cercato di iniziare a sviluppare un network di contatti. Le premesse sono buone. In Silicon Valley mi hanno fatto i complimenti per alcuni aspetti della piattaforma tecnologica di Spreaker.
Fra queste ce n’è qualcuna semi-professionale, cioè fatta a scopi commerciali?
Diverse sono le trasmissioni che stanno compiendo passi da gigante nella regolamentazione degli show prodotti, condizione primaria per creare fidelizzazione all’interno di un palinsesto, e nei contenuti trattati. Per quanto concerne un business eventuale degli stessi utenti direi che prima tocca a Spreaker inserirsi a pieno titolo sul mercato. Spreaker è prima di tutto un’azienda media, quindi si regge o meglio, si reggerà sugli introiti pubblicitari. Accanto a questi, poi, abbiamo introdotto un servizio premium che è interessante proprio per quelle realtà che devono creare contenuti semi-professionali sulla piattaforma. Inoltre il servizio premium può essere ottenuto gratuitamente invitando amici a iscriversi sulla piattaforma e questo ci ha permesso di ridurre i costi di marketing; in pratica stiamo incentivando il passaparola. Siamo anche interessati a proporre la nostra piattaforma per attività di promozione più legate a un mondo corporate e in questo senso abbiamo stretto una partnership esclusiva sul mercato italiano con Tailoradio, leader nella creazione di Brand Radio e radio In-Store.
I podcast tenderanno a scomparire?
E’ inevitabile. Sotto il peso di una crescente semplicità di fruizione di contenti audio in streaming-on-demand, il podcast tradizionale avrà sempre meno impatto su di un mercato in continua evoluzione. D’altronde ricordiamoci che siamo solo all’inizio di una fase di sviluppo che porterà a targetizzare con precisione non solo audience, ma anche le singole esigenze dell’utente.
Secondo te qual è il futuro della radio?
Oggi l’audio su Internet è in continua crescita. E presto le radio online saranno fruibili anche all’interno delle automobili (in realtà già lo sono, ma non si tratta ancora di una cosa per tutti). Il nostro obiettivo è quello di sfruttare al massimo l’opportunità di mercato che si verrà a creare con il crollo delle barriere tecnologiche – la trasmissione FM sulle autoradio per intenderci – per inserire questa nicchia di contenuti generati dai nostri utenti. Già oggi esistono molteplici podcast tematici, che hanno una loro nicchia specifica ma non hanno abbastanza pubblico per diventare contenuti proposti dalle radio. La nostra idea è che un domani questi podcast potrebbero evolversi in veri e propri format radiofonici, magari in diretta per sfruttare appieno le possibilità di interazione con il pubblico. E cercheremo di trasformare Spreaker per fare questo.
Grazie a Francesco Baschieri per il tempo che ci ha concesso e a presto!
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L'autoreFrancesco Pirri
francesco.prr@gmail.com
ambiti di studio, marketing e comunicazione
per le organizzaizoni no profit e
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