Intervista a Francesco Izzo

Creato il 15 marzo 2011 da Sulromanzo

Perché una persona potrebbe o dovrebbe imparare tecniche di scrittura creativa?

Raccontare storie è una sorta di imprinting primordiale, qualcosa che ci accompagna dall’infanzia: è con le storie che cresciamo, impariamo a leggere e a comunicare con il mondo. Ecco, direi che uno dei principali motivi per cui una persona dovrebbe imparare le tecniche di scrittura creativa è proprio per imparare a leggere e ascoltare le storie, conoscerne i meccanismi interni e le strutture. È quello che io definisco un percorso di ‘consapevolezza’. Poi esiste, se vogliamo, un motivo più ‘tecnico’, che Raymond Carver descriveva in maniera molto efficace quando diceva che le scuole di scrittura creativa possono insegnare che cosa non fare. Nessuna scuola di scrittura al mondo può darti il talento, ma sicuramente può aiutare a darti una serie di conoscenze tecniche e a fornirti un apprendistato per maturare un personale mondo espressivo. Il resto, come diceva Henry James, è la follia dell’arte.

Quanti suoi allievi sono riusciti poi a pubblicare una loro opera?

Ho avviato i corsi di scrittura creativa online de “Il Mestiere di Scrivere” nel maggio del 2010 e con alcuni allievi siamo già in una fase molto avanzata nella costruzione dei loro testi. Per uno di questi si prevede una pubblicazione con una casa editrice milanese per il 2012. Attraverso il rapporto personale con l’autore cerco di capire sempre quali possano essere le sue esigenze, il tipo storia che vuole raccontare, la sua sensibilità e cerco di armonizzare il tutto anche con l’editore che ritengo più idoneo alla pubblicazione. In realtà, il percorso che sto sviluppando con i miei allievi è quello di un “writing coach” che li supporta in tutte le loro attività, dal germe dell’idea creativa fino al rapporto con gli editori e la promozione editoriale. Credo molto nella personalizzazione del percorso formativo.

Crede che per pubblicare con una grande casa editrice conti più il merito o la “conoscenza” di “qualcuno”? Quali percentuali fra le due?

Il mercato editoriale italiano è qualcosa di assolutamente ingovernabile e altamente difficile da valutare. Si pubblicano troppi libri per pochi lettori, e molti libri di pessima qualità letteraria ed editoriale. Credo che un autore ‘raccomandato’ possa pubblicare un libro, ma non possa diventare uno scrittore. Uno scrittore non dovrebbe lavorare mai pensando a questo tipo di condizionamenti, quello che conta dovrebbe essere soltanto il proprio lavoro. Credo che troppo spesso si crei una montagna di aspettative sul fatto di pubblicare e di pubblicare subito, che molto spesso è segno di superficialità e scarsa conoscenza di quello che davvero è il lavoro letterario. Alla lunga quello che prevale è sicuramente il merito, ma molti degli autori che più amiamo sono morti poveri in canna e senza avere goduto di alcuna fama letteraria in vita. Quindi alla fine la domanda è sempre la stessa (quella di Rilke): “perché scrivi?”.

Se crede nel merito, quali sono le sue azioni quotidiane per favorirlo?

In modo molto semplice, promuovendolo. Ho la fortuna di avere due piattaforme di comunicazione letteraria e creativa su Facebook piuttosto seguite (“Il Mestiere di Scrivere” con oltre 11.000 iscritti e “Azione Creativa” con oltre 17.000). Se trovo – ma capita molto raramente – qualche cosa di meritorio lo pubblicò lì.

Che cosa pensa delle scuole di scrittura creativa italiane se riflette in termini di qualità?

Penso che siamo molto lontani da quello che io ritengo un modello formativo di riferimento, cioè quello anglosassone, e in ritardo nell’uso delle nuove tecnologie per migliorare gli strumenti didattici. L’offerta formativa italiana in questo campo è molto variegata e talvolta improvvisata. Ci sono scarsissime proposte organiche ai corsi di laurea in lettere e tutto viene affidato alle iniziative dei singoli e dei privati, con il rischio di incappare in qualche delusione. Negli ultimi anni abbiamo assistito a un boom delle scuole di scrittura, innescato dal lancio della Scuola Holden di Torino, ma le proposte mi sembrano poco strutturate e di scarso impatto in termini di qualità. Immagino che ci voglia ancora un po’ di tempo, visto che si tratta di un settore ancora nuovo per l’Italia.

Ritiene che blog come Sul Romanzo possano essere utili in tale senso e quali sono i rischi all’orizzonte per le proposte on line?

Non utili, ma utilissimi. La rete e i social network stanno contribuendo in modo determinante a creare nuove forme di diffusione della lettura e dei libri, soprattutto nei circuiti promozionali alternativi che nulla hanno a che fare con le ormai stanche pratiche delle case editrici italiane. Credo che per il futuro sia fondamentale, da parte dei grandi e dei piccoli editori, ragionare su come armonizzare le proprie offerte editoriali con questi nuovi strumenti di comunicazione e partecipare alle conversazioni che si svolgono online, intercettando nuovi autori e personaggi che in rete esercitano un’influenza in tal senso. Tutto quello che sta avvenendo oggi in rete, penso, rappresenta un’opportunità, non un rischio.

Escluso lei, ci indichi qualche nome di insegnante di scrittura creativa in Italia che reputi professionale e originale.

Per il passato sicuramente Raffaele Crovi, che ha avuto il merito storico, nel 1983, di lanciare in Italia la stagione dei corsi di scrittura creativa, e l’indimenticato Giuseppe Pontiggia. Per il presente, Giulio Mozzi mi sembra un editor che unisce le antiche qualità della tradizione culturale italiana a una attenzione autentica alla modernità che sapientemente mette a frutto nei suoi laboratori di scrittura.

Quale consiglio darebbe a una persona che sta decidendo come valutare la serietà di un corso di scrittura creativa?

Gli direi di fare un’attenta analisi di quelle che sono le sue aspettative, di informarsi sui docenti e sui programmi didattici. Frequentare un corso di scrittura può essere una scelta molto importante per conoscere di più questo mondo e per mettere in gioco le proprie qualità espressive e creative. Si deve stabilire un rapporto ‘empatico’ con il proprio docente, applicandosi agli esercizi di scrittura con dedizione e consapevolezza. Anche se la cosa migliore da fare, in tal senso, è informarsi presso altri allievi che hanno partecipato allo stesso corso o alla stessa scuola.

Francesco Izzo

Writing Coach e coordinatore dei corsi di scrittura online de “Il Mestiere di Scrivere


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