Intervista a Francesco Troccoli

Creato il 12 gennaio 2012 da Queenseptienna @queenseptienna

Benvenuti Scrittevoli!
Oggi intervistiamo Francesco Troccoli, che ad aprile esordirà con “Ferro Sette” edito da Armando Curcio Editore.

1. Ciao Francesco e benvenuto su Scrittevolmente. Sei uno scrittore prettamente di fantascienza o si nasconde un animo non sci-fi dietro di te?

Ciao Daniela e grazie. Relativamente alla scrittura mi interessa misurarmi a tutto campo nel genere fantastico, anche se i risultati sono stati diversi nei vari sottogeneri. Come lettore invece, benché la fantascienza occupi un posto di assoluto rilievo, mi interessa tutta la narrativa, non solo quella di genere.

2. La tua carriera inizia con il premio Akery nel 2006 e da lì è una lunga scalata fino ad arrivare al Giulio Verne di quest’anno, senza contare i numerosi piazzamenti nelle vette dei concorsi letterari. Come giudichi questa tua incetta meritata di premi?

Innanzitutto, grazie per le tue parole. In questi anni ho vinto diversi premi, è vero, e anche i piazzamenti sono stati numerosi.
E’ stato divertente e gratificante, ma soprattutto utile per misurare la mia attitudine alla scrittura e mettere alla prova altre qualità indispensabili come costanza, pazienza e disponibilità al confronto e alla critica.

3. Sei presente in molte antologie dedicate al fantastico. Preferisci i racconti ai romanzi?

Oh no, affatto. Amo entrambi, in modi diversi. Certamente pubblicare racconti insieme ad altri autori è molto più facile, sia per ragioni editoriali che per il minor tempo richiesto per scrivere.

4. Cosa ha alimentato questa passione nel confronti dell’universo Fantascientifico?

La pila di Urania sul comodino paterno (accompagnata dalla domanda: cosa diavolo può esserci scritto in un libro intitolato “L’ombra di Banqo”?) e la visione di capolavori come “2001: Odissea nello spazio” e la serie TV “Spazio 1999”, anch’esse stimolate dalla figura paterna. C’è chi dal padre eredita la passione calcistica e chi prende altro. Mio padre non ha mai amato il calcio.

5. Quali sono i grandi autori che più hanno ispirato le tue opere? A chi di loro tieni particolarmente?

Nell’ambito del genere, tra i miei preferiti in assoluto ci sono Ursula Le Guin, Robert Heinlein e Richard K. Morgan. Tre visioni, tre epoche, tre universi fra loro diversissimi, ma da ciascuno di loro mi piace pensare di aver rubato qualcosa.
In particolare, la capacità di Ursula Le Guin di trasformare in fantascienza una qualsiasi vicenda profondamente umana mi ha sempre impressionato molto.

6. Hai lavorato per anni nell’industria farmaceutica. Mai pensato a un thriller con virus e antidoti?

Sì. E non è da escludersi che lo scriva, prima o poi. In un caso simile dovrei però prestare molta attenzione a inventare qualcosa di davvero originale perché, anche a causa dei luoghi comuni di cui è intriso l’argomento, si rischia di scrivere cose già ampiamente raccontate.

7. Nel 2012 pubblicherai con Armando Curcio Editore. Un salto di qualità enorme, ma come stai vivendo questo momento?

Il mio romanzo, “Ferro Sette”, uscirà nella seconda metà di aprile. Sì, è un enorme salto, in effetti. Sto vivendo questo momento nel tentativo di impedire che l’emozione, che c’è ed è davvero tanta, possa ostacolare la cura, per quanto è possibile all’autore, di ogni dettaglio sostanziale e formale.

“Ferro Sette” è un romanzo di fantascienza, ma la mia speranza è che possa riscontrare il gradimento anche dei lettori “mainstream”. Resto infatti convinto che il genere sia un espediente narrativo ineguagliabile nella misura in cui consente di raccontare storie nei cui personaggi può identificarsi chiunque.

8. Quali sono i tuoi metodi di lavoro?

Non ho uno schema preciso. Di certo prediligo l’impulso alla ponderazione, l’immediatezza alla pianificazione.  Ma poi in realtà torno sulla prima stesura molte volte, con lo scopo di curare la forma linguistica, la congruità narrativa, e in ultima analisi aumentare la fluidità e la scorrevolezza al massimo grado possibile. Cerco insomma di avere profondo rispetto per il (potenziale) lettore.

9. Secondo te esistono davvero i “casi editoriali” o la gavetta è un passo necessario per tutti gli scrittori?

Non saprei rispondere con esattezza. Posso parlare per me, e credo di poter dire che di gavetta ne ho fatta tanta. Se poi ci sono alcuni che, con l’aiuto di grandi organizzazioni alle spalle, hanno bruciato le tappe, be’, tanto meglio per loro. Non ho pregiudizi in tal senso.
Io a far la gavetta mi sono divertito e ancora mi divertirò, perché non è certo finita. Per me scrivere è una forma di realizzazione personale. Non se ne ha mai abbastanza.

10. Che consigli ti sentiresti di dare al giovane esordiente che si affaccia per la prima volta al mondo editoriale?

Leggere tanto. Scrivere tanto. Accettare le critiche. Considerare amico, fino a prova contraria, chi ti dà un sincero parere negativo. Avere pazienza e tenacia. Credere in quel che si fa.
Non accettare compromessi e non lasciarsi sedurre dalle vie brevi e autoreferenziali che non portano da nessuna parte e in ultima analisi sviliscono la propria scrittura.
Ovviamente mi riferisco all’esborso di quattrini pur di pubblicare.

11. Delle tue pubblicazioni, a quale sei “affezionato” di più? Vuoi parlarcene nel dettaglio?

Nell’attesa del romanzo, parliamo quindi di racconti. Be’, si tratta certamente de “Il cacciatore”, racconto vincitore appunto del Premio Giulio Verne di quest’anno, dal cui sviluppo è nato il romanzo “Ferro Sette” che Curcio si accinge a pubblicare.
Un posto d’onore spetta però a “Il caso estremo Ana Caldeira”, che vinse il “Premio SFIDA” del Torneo RiLL nel 2009 e per il quale Roberto Arduini spese sul quotidiano L’Unità parole (http://www.unita.it/culture/quando-il-fantastico-racconta-il-reale-1.12679) che mi sono rimaste nel cuore e che hanno rafforzato il mio proposito di riuscire a pubblicare romanzi, anche se “Ferro Sette” non ha nulla a che vedere con l’ambientazione e le atmosfere di questo racconto.

12. Qual è il processo creativo che ti spinge a scrivere?

Anche qui non c’è alcuna regola. Il processo deriva da una miscela indifferenziata di ingredienti presenti in misura variabile, fra cui l’umore, le scadenze, il tempo (anche quello atmosferico), gli episodi che segnano la vita privata, i ricordi, gli incontri.
E poi, per la stesura, come dicevo prima, sono più una vittima degli impulsi del momento che un artefice di grandi meditazioni progettuali.

13. La fantascienza, per te, cos’è?

Una condizione ideale. La sospensione dell’incredulità ha sulla narrativa lo stesso tipo di impatto che sulla società avrebbe l’abolizione dell’intero corpus legislativo dello stato di diritto. Se sei fondamentalmente sano, il risultato non è affatto l’anarchia, ma un nuovo modo di essere, di vivere, in cui non hai bisogno di regole per comportarti in maniera umana. Se è vero, come penso, che la scrittura proviene dall’inconscio, è altrettanto vero che la scrittura di genere massimizza le possibilità di esprimerlo, perché si sottrae al realismo del mainstream fino a derogare alle leggi chimiche, fisiche e matematiche.
E’ una questione, insomma, di libertà alla massima potenza. Bisogna farne buon uso.

14. Insieme ad altri autori, salvo ulteriori imprevisti di percorso, sarai presente nelle antologie “Scritture Aliene” curate dal nostro Vito Introna. Perché hai deciso di parteciparvi?

Per due ottime ragioni. La prima è che si tratta di genere fantastico, la seconda è che si tratta di Vito Introna. (concordo! NdR)

15. Di cosa parlerà il tuo racconto?

Si tratta di un esperimento. Un racconto “urban fantasy” ambientato a Roma. Un omaggio alla mia città, che troppo spesso  i suoi abitanti dimostrano di non amare, e al “Biondo Tevere” (il titolo del racconto è questo) che è la sola parte oggi visibile di Roma che esisteva prima di Roma. E che quindi ha tutte le ragioni di essere in collera con la “civitas” che l’ha abitata per quasi tre millenni.

16. Tempo di saluti e di ultime considerazioni…

Che dire? Esprimo un desiderio. Che i libri possano diventare sempre più importanti nella vita di ciascuno di noi. Ciò detto, ognuno si regoli come crede…

Ringraziamo Francesco e attendiamo con ansia il suo romanzo “Ferro Sette”!


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