Il romanzo:
Autore: Franco Forte
Editore: Mondadori
Collana: Omnibus
Data di Pubblicazione: Gennaio 2012
ISBN: 8804620153
ISBN-13: 9788804620150
Pagine: 342
Sinossi:
Milano, anno del Signore 1576. Sono giorni oscuri quelli che sommergono la capitale del Ducato. La peste bubbonica è al suo culmine, il Lazzaretto Maggiore rigurgita di ammalati, i monatti stentano a raccogliere i morti. L'aria è un miasma opaco per il fumo dei roghi accesi ovunque. In questo scenario spettrale il notaio criminale Niccolò Taverna viene convocato dal capitano di Giustizia per risolvere un difficile caso di omicidio. La vittima è Bernardino da Savona, commissario della Santa Inquisizione che aveva il compito di far valere le decisioni della Corona di Spagna sul suolo del Ducato di Milano. Bernardino aveva ricevuto l'incarico di occuparsi degli ordini ecclesiastici in odore di eresia, come quello misterioso degli Umiliati, messi al bando dall'arcivescovo Carlo Borromeo e desiderosi di vendetta. Contemporaneamente, Niccolò Taverna deve riuscire a individuare il responsabile del furto del Candelabro del Cellini trafugato dal Duomo di Milano. Ma ben presto si accorge che sta seguendo una pista sbagliata perché un altro oggetto, ben più prezioso, è stato sottratto... Nella Milano piagata dalla peste e su cui grava l'incubo della Santa Inquisizione, Taverna deve fare appello a tutte le sue sorprendenti capacità investigative per venire a capo di questi casi che rischiano di compromettere la sua carriera e la sua stessa incolumità, ma che conducono anche sul suo cammino la giovane e intrigante Isabella, nei cui occhi Niccolò ha l'impressione di annegare.
Un breve assaggio tratto dal "Il segno dell'untore":
«Parlate dell'omicidio al piano di sotto?» bisbigliò la fanciulla sporgendosi verso di lui, come se avesse timore che qualcuno potesse sentirla. Evidentemente non l'aveva riconosciuto, e di questo Nicolò fu lieto: non tollerava l'idea che lei lo ricordasse piegato in due dallo strazio. Cercando di recuperare un po' di compostezza, annuì. «Sì, madamigella» disse con aria grave, inghiottendo a vuoto. Isabella Landolfi forse non era un angelo, ma era la donna più bella che avesse mai visto. Eppure non poteva lasciarsi sopraffare dall'emozione. Non lui, uno stimato notaio criminale nell'esercizio delle sue funzioni, che si vantava di avere un controllo ferreo su se stesso.
Ed ora l'intervista.
Benvenuto sul Blog I miei sogni tra le pagine. Sono felice di poter scambiare quattro chiacchiere con lei e di conoscere meglio l'autore di così tanti romanzi di successo. Dove è nata la sua passione per la storia? Studio la storia antica, soprattutto quella relativa alla mia città, Milano, in relazione più che altro al periodo medievale e al 1500, da quasi trent’anni, e quindi sarebbe impossibile citare tutte le fonti da cui ho attinto ispirazione, e che hanno alimentato la mia passione. Merita però un posto particolare, fra i testi che più mi hanno aiutato nelle ricerche, una enciclopedia Treccani del 1948 interamente dedicata a Milano, con un volume di più di 1000 pagine tutto improntato sul 1500. Una raccolta di copie di documenti originali dell’epoca di inestimabile valore, da cui ho recuperato una mole enorme di materiale per i miei romanzi.
D’altra parte, da più di vent’anni frequento biblioteche, studio testi antichi, approfondisco con gli esperti. Ed è questo che mi ha dato le conoscenze necessarie per affrontare con un certo piglio e una certa sicurezza la ricostruzione dei mondi passati, dall’antica Roma fino alla Milano del 1500.
Anche questo romanzo è ambientato nella Milano del 1500 mentre la peste dilaga e incombe lo spettro della Santa Inquisizione. Ha una speciale attenzione per questa epoca e Milano. Cosa la attrae? Milano è una città straordinaria, di cui però si parla sempre troppo poco. Tolto il Manzoni, non ricordo molte altre opere di valore sulla Milano del passato. Da anni studio i documenti storici che riguardano la capitale lombarda, e con “Il segno dell’untore” e “I bastioni del coraggio”, entrambi ambientati a Milano nel 1500, credo di avere trovato il periodo storico che più mi interessa approfondire. Un momento, soprattutto dalla metà del 1500 in avanti, condizionato da situazioni ambientali molto difficili, come le epidemie di peste, la dominazione spagnola, la pressione del Consiglio dell’Inquisizione spagnola che cercava di difendersi dalla Santa Inquisizione di Roma, che voleva soppiantarla. E poi personaggi di primaria grandezza come Carlo Borromeo, che non manco di portare nei miei romanzi, seppure con una certa deferenza.
Questo romanzo contiene, ben miscelati, gli ingredienti di un perfetto romanzo storico e di un thriller con i fiocchi. Può parlarcene? Spiegandoci chi è Niccolò Taverna. “Il segno dell’untore” è una sorta di compendio di tutto ciò che ho imparato scrivendo prima thriller (come “China Killer” e “La stretta del Pitone”) e poi romanzi storici (da “I Bastioni del coraggio” a “Carthago” e “Roma in fiamme”). Niccolò Taverna è l’equivalente del 1576 di un moderno commissario di polizia, e i notai criminali erano i magistrati che a quel tempo, a Milano, indagavano sui casi di omicidio, sui casi criminali e sulle ruberie, e lo facevano adottando tecniche investigative sorprendentemente moderne, per quanto i loro strumenti più efficaci per trovare i colpevoli fossero l’intuito, l’istinto e l’esperienza. Ma tutto ciò che i miei personaggi fanno è rigorosamente documentato, e quindi sorprenderà vedere quali tecniche investigative possedevano.
Alcuni personaggi corrispondono a persone realmente esistite e altri sono invece frutto della sua fantasia. Per le figure appartenenti a questo ultimo gruppo, ha tratto ispirazione da persone attualmente esistenti o comunque da personaggi famosi del passato? Fra i personaggi storici reali del libro ci sono figure di prima grandezza come il già citato arcivescovo di Milano Carlo Borromeo (che poi diventerà San Carlo), il Governatore del Ducato e molte altre figure di prima grandezza. Sono inventati i personaggi funzionali alla trama, anche se costruiti con la massima verosimiglianza, facendo riferimento ai lasciti storici. Per ciò che riguarda Niccolò… può darsi che sia esistito realmente. O forse no… In ogni caso, per tutti i miei personaggi di fantasia io mi ispiro sempre alle persone che conosco. E fra le eroine femminili c’è sempre una donna che mi immagino come potrebbe essere la donna che io amo, mia moglie Antonella, se calata in quei contesti.
Nelle note conclusive ha lasciato un alone di mistero intorno alla figura di Niccolò Taverna, il protagonista del romanzo. Ci vuol dire qualcosa di più su questa figura per sedare la nostra curiosità? Semplice: i notai criminali sono esistiti davvero, e le loro tecniche d’indagine sono documentate, così come sono documentati alcuni casi eclatanti che hanno risolto (primo fra tutti l’arresto di Gerolamo Donato, l’ex frate umiliato che cercò di uccidere il Cardinale Borromeo nel 1569). Ma non me la sono sentita di svelare se Niccolò Taverna, il protagonista del mio romanzo, sia un personaggio di fantasia o abbia riscontri nella documentazione storica che ho raccolto. Un piccolo giallo nel giallo, che forse un giorno mi deciderò a svelare al pubblico.
Come definisce i personaggi femminili che compaiono nei suoi romanzi? I personaggi femminili sono sempre fondamentali, nei miei libri. E anche qui non lesino certo, in fatto di eroine capaci di assestare colpi notevoli ai maschietti che – come succede di solito – si prendono tutto il palcoscenico. In questo caso la giovane e suadente Isabella Landolfi è un peperino che dimostra di avere una grande intelligenza e uno spirito deduttivo che molto si avvicina a quello di Niccolò, e quindi riesce a fare breccia nel suo cuore prima di quanto lo stesso Niccolò ritenga sia possibile, dopo che ha perduto la moglie a causa della peste. Ma la relazione fra i due non sarà facile, te lo posso garantire. E già dal secondo romanzo della serie si capirà ciò che intendo…
Qual è il romanzo la cui stesura è stata più emozionante, quale il romanzo che le ha dato dato più soddisfazione e quale invece quello che le è costato più fatica? Nell’ordine: “La compagnia della morte”, “Il segno dell’Untore”, “Roma in fiamme”. E aggiungerei che “Carthago” riunisce in sé un po’ di tutte queste caratteristiche.
Come si sente quando riscontra il calore e la stima dei suoi lettori? E’ una sensazione magnifica per uno scrittore, perché alla fine si scrive per questo, per un pubblico, per trasmettere emozioni, pensieri e parole a degli estranei, che possono interpretare tutto come preferiscono. Non sempre si riesce ad accontentare i gusti dei lettori, è evidente, però quando si incontra l’affetto e il sostegno di chi ti ha letto e apprezzato, le mattine e i pomeriggi si illuminano d’immenso
Quali sono le sue fonti di ispirazione? Preferisce scrivere in un luogo appartato, silenzioso ed isolato in perfetta pace. Predilige spazi aperti, oppure l'ispirazione arriva quando e dove le pare? Scrivere è il mio lavoro, e le fonti di ispirazione ormai arrivano da qualsiasi parte. Quando leggo, quando guardo la TV, al cinema, al lavoro, per strada, mentre contemplo un paesaggio dalla finestra. Quando scrivo, preferisco farlo nella solitudine del mio studio, anche se ho lavorato per vent’anni come giornalista, in open space rumorosissimi dove c’era tutto tranne la tranquillità… e riuscivo a scrivere comunque.
Questa è definita come la prima indagine del notaio criminale Niccolò Taverna. Avremo presto altre indagini che ci terranno con il fiato sospeso? Sì, l’epilogo del romanzo non è altro che l’incipit del prossimo, su cui sto lavorando adesso. Succede qualcosa di terribile, a Milano, e Niccolò Taverna e i suoi assistenti, Rinaldo Caccia e Tadino Josè del Rio, saranno costretti a occuparsi di un altro caso molto difficile. Anzi, due…
Ha prossimi progetti in cantiere (letterari e non)? Abbiamo amato molto anche il romanzo "La compagnia della morte" dello scorso 2009. Possiamo sperare di leggere presto un sequel? Progetti ne ho sempre mille aperti contemporaneamente, visto anche che faccio il direttore editoriale delle collane da edicola Mondadori (il Giallo Mondadori, Urania, Segretissimo, ecc). Per quanto riguarda “La compagnia della morte”, no, credo che non ci sarà mai un seguito, perché il fulcro portante del romanzo è la battaglia di Legnano, e tolta quella resta ben poco… a parte forse i personaggi protagonisti, che non è detto che non compaiano in qualche altro romanzo…
Qualche link: Il sito di Franco Forte: www.franco-forte.it Il sito di “Il segno dell’untore”: www.ilsegnodelluntore.it Una video-intervista su “Il segno dell’untore”: http://www.youtube.com/watch?v=UDNHTUH1C-k Una video-intervista su Niccolò Taverna e i luoghi del romanzo: http://www.youtube.com/watch?v=QHL5itE4cp0&feature=relmfu Un video di Franco Forte come direttore editoriale dei Gialli Mondadori: http://www.youtube.com/watch?v=WdC2a4_9WS4&feature=share Il podcast di un’intervista su Radio RTL 102.5 per “Roma in fiamme”: http://www.youtube.com/watch?v=pVMy-xGE7JQ&feature=relmfu