Ha vinto Renzi sia in Italia sia in Valle d’Aosta… cosa distingue la tua visione politica da quella dell’attuale segretario Donzel?
Siamo entrambi membri dello stesso partito e quindi credo che siano più le cose che ci uniscono rispetto a quelle che ci dividono. Ciò detto, se hanno ancora senso alcune categorie politiche del secolo scorso, credo che il segretario abbia una visione politica più socialdemocratica, mentre io ho una sensibilità più liberaldemocratica, anche se questi concetti sono superati e non sempre così chiari. Come Renzi, sono cresciuto politicamente dopo la caduta del muro di Berlino e gli ispiratori politici sono stati Blair e, soprattutto Clinton. Non credo che si debbano replicate tout court le loro politiche progressiste, ma le loro intuizioni che cercavano di tenere insieme mercato e welfare credo debbano in una certa misura essere riprese. Clinton in particolare ha sempre messo al centro dei suoi discorsi la classe media e il suo progressivo impoverimento: esattamente ciò che succede oggi in Italia dove assistiamo ad un aumento delle difficoltà economiche della c.d. middle class con la necessita di intervenire per ridistribuire la ricchezza prodotta. Io credo che, soprattutto in Valle d’Aosta, si debba uscire da un sistema di “socialismo reale” per costruire una vera economia di mercato, unica via per costruire un nuovo modello di sviluppo valdostano.
Di Cuperlo si è parlato pochissimo in queste Primarie, i voti che ha raccolto in Valle sono quelli della vecchia Gauche oppure la corrente filo-unionista ha supportato Renzi per potersi ricollocare all’interno del partito?
Direi che basta vedere chi è stato eletto delegato all’assemblea nazionale per Cuperlo per capire da chi è stato sostenuto. Io non vengo dalla tradizione PCI, PDS, DS e mi piacerebbe fare politica in un grande partito di centrosinistra che si misura alla pari con i partiti autonomisti, perché il PD ha una dimensione europea e continentale che loro faticano ad avere. Ed infatti, i partiti autonomisti hanno bisogno di noi per incidere sulle politiche nazionali e internazionali. Non ho particolari timori reverenziali.
Con la vittoria di Renzi pensi che il rapporto che si è instaurato con la Sinistra VdA possa incrinarsi?
Ribalterei la prospettiva: credo che sia la sinistra valdostana a dover essere orgogliosa di collaborare con l’unico grande partito che oggi è in grado di portare in piazza 3 milioni di persone per scegliere il proprio leader e la propria linea politica. Non possiamo continuare a dividerci e continuare a perdere.
Che ne pensi della nuova segreteria che ha un’età media di 35 anni?
Credo che sia una novità importante che andrebbe presa ad esempio anche da noi. Aggiungo che andrebbero coinvolti anche gli amministratori locali per dare concretezza ed esperienza alla gestione di un moderno partito: perché la politica si fa con passione giovanile e concretezza dettata da esperienza vera, non nelle manifestazioni ma nelle amministrazioni, anche dei comuni.
Che prospettive per il PD valdostano?
Dobbiamo ricostruire un partito che si è sfilacciato ed ha perso molti pezzi per strada. Dobbiamo crescere andando a prenderci i voti nel grande bacino autonomista perché 30 consiglieri autonomisti di 4 partiti diversi su 35 sono troppi. E io credo che un grande partito federalista ed europeista come il PD possa competere per il governo di una piccola regione a statuto speciale come la nostra. Le europee saranno un importante banco di prova, così come le elezioni comunali del 2015 dove l’obiettivo non può che essere quello di riconquistare il Comune di Aosta. Quelle 3571 persone che hanno votato alle primarie sono un’ottima base di partenza.