Intervista a Koji Kubo

Creato il 19 marzo 2014 da Beltane64 @IrmaPanovaMaino

Traduttore ufficiale di Mondo9

Dopo aver avuto il piacere di intervistare Dario Tonani, autore di Mondo9, siamo riusciti a ottenere un’intervista esclusiva con Koji Kubo, ovvero il suo traduttore, colui il quale, grande appassionato di letteratura italiana, ha avuto modo di leggere per primo il romanzo di Dario, ovviamente in versione originale e di proporlo all’editore. Koji legge perfettamente la nostra lingua, ma alcuni passaggi della nostra intricata e complessa grammatica gli sono ancora ostici, non che il giapponese sia più facile, come lui stesso ammette, ma noi vorremmo conoscere la sua lingua, almeno tanto quanto lui conosce la nostra. Dunque, lo ringraziamo per lo sforzo che ha fatto nel rispondere alle nostre domande e per averci onorato con la sua presenza nel nostro blog.

  1. Come hai imparato l’italiano? Lo trovi difficile?

Prima ho cominciato a imparare l’italiano da solo e, poi,  all’università leggevo tanti testi italiani. L’italiano è difficile, soprattutto i verbi… troppe coniugazioni!

  1. Perché hai deciso di tradurre il libro di Dario Tonani?

Mi piace la fantascienza da quando ero bambino. Da qualche anno ho cominciato a leggere la fantascienza italiana. E ho letto il Mondo9. Era davvero molto interessante. Poi ho scritto una recensione di Mondo9 e ho consigliato all’editore la sua pubblicazione.

  1. Hai trovato difficoltà nel tradurre dall’italiano al giapponese?

Sì, ci sono tanti punti di difficoltà. Per esempio, per quanto riguarda la traduzione di un romanzo, è difficile scegliere il soggetto della prima persona nel dialogo, cioè nella lingua italiana c’è solo “io”, ma in giapponese ci sono tanti modi per esprimerlo… ”watashi”, “watakushi”, “atashi”, “boku”, “ore”, “washi” ecc… tutti questi termini significano ‘io’. Considerando il carattere o la personalità dei personaggi è necessario scegliere quello più appropriato.

  1. Italia e Giappone sono due realtà culturali molto diverse e questa diversità si riscontra anche nella letteratura, quali sono le differenze fra la cultura letteraria giapponese e italiana?

È una domanda difficile. Leggendo la letteratura italiana traspare in effetti qualche diversità. Per esempio gli usi e costumi diversi, nonché lo stile letterario, proprio inteso come stesura… ma non posso esprimermi ulteriormente in merito…

  1. Hai dovuto fare delle modifiche al testo per renderlo più comprensibile?

Sì. Il testo, che ho elaborato, è sottoposto al controllo dell’editore, il quale poi indica gli errori. In seguito lo modifico tenendo conto della comprensibilità del testo.

  1. Hai tradotto direttamente dall’italiano o ti sei servito di una versione in altra lingua (esempio inglese)?

Ho tradotto direttamente dall’italiano. Non ho ancora avuto modo di consultare la versione in altra lingua.

  1. Quella con Tonani è la tua prima esperienza di traduzioni dall’italiano?

No. Mondo9 in giapponese è il decimo libro che ho tradotto.

  1. Pensi che Mondo9 sia destinato a un pubblico esperto o può essere letto da tutti?

Sì. Non ha bisogna di nessuna speciale conoscenza tecnica per essere letto. Penso che tutti possano godere nel leggerlo.

  1. Quali sono i generi letterari che prediligono i giapponesi?

È difficile dirlo in breve perché ci sono tanti generi. Ma penso che vendano abbastanza i mystery con atmosfere inserite nella vita quotidiana.

  1. L’arte visiva (come ad esempio i manga) influisce molto sulle preferenze dei lettori giapponesi?

Sì. Sopratutto manga e anime influiscono abbastanza. Il genere specifico giapponese, ‘light novel’ (romanzi con illustrazione come manga o anime per ragazzi), è molto popolare fra i giovani.  In qualche caso i lettori che leggevano light-novel in seguito sono diventati scrittori, e propongono romanzi per adulti che hanno come stile quello del light-novel.

  1. Cosa ne pensi della professione di traduttore? È un lavoro difficile?

È difficile ma è una  professione importante. Mi piace la letteratura straniera e da quando ero bambino che leggo tanti libri tradotti in giapponese. Se non ci fossero i traduttori non si potrebbe leggere la letteratura estera.

  1. Quanto impieghi, mediamente, per una traduzione?

Mediamente impiego quasi 8 ore ogni giorno.

  1. Da quali altre lingue traduci?

Una volta ho tradotto un testo breve dall’inglese. Ma adesso traduco quasi tutti testi italiani.

  1. Esistono software per la traduzione automatica, cosa ne pensi? E come pensi che l’utilizzo di questi programmi possa togliere umanità al testo?

Forse è utile, parzialmente, per tradurre testi come i manuali. Ma penso che sia inutile per tradurre testi di letteratura. La traduzione automatica non ha immaginazione. Almeno non ancora.

  1. Oltre a tradurre, scrivi anche?

Quando ero studente universitario ho scritto qualche romanzo. Poi ho disegnato manga. Ma al momento attuale non scrivo perché impegnato nelle traduzioni.

  1. Cosa consiglieresti a un autore italiano che volesse farsi tradurre in giapponese?

È una domanda difficile e non ho una risposta precisa. Ma immagino che bisogna aver scritto qualche testo che presenti elementi originali e affascinanti. Cioè, bisogna che ci sia qualche caratteristica che sia diversa dalla letteratura giapponese ma, nello stesso tempo, che vi sia qualcosa che risulti affascinante anche per i giapponesi. 


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