Il 17 febbraio sarà disponibile, in tutte le librerie: Tanit - La bambina nera di Lara Manni. Anche questa volta, ad occuparsi della pubblicazione è la casa editrice Fazi Editore. L'autrice ci fa sapere che: "Tanit è il libro conclusivo di tre storie che sono indipendenti e insieme legate: il tema di tutte e tre è il momento in cui si incontrano due mondi che che dovrebbero restare separati, quello degli dèi e dei demoni e quello degli uomini". Dopo il successo ottenuto con Esbat - primo romanzo di questa trilogia -, proseguito con Sopdet, ritornano le avventure di un'autrice che ha - da sempre - la passione per la cultura orientale. Il blog A dream of reading ha avuto la possibilità di intervistare l'autrice.
Ciao Lara, grazie per aver accettato di essere ospite di questo "salotto letterario" che è A dream of reading.
Grazie a te: mi accomodo con molto piacere.
Iniziamo con la prima domanda, ti va? Dunque, chi è Lara Manni, parlaci di te.
Facile. E' una donna che ha superato i trent'anni, che traffica con i libri, che legge ovunque (in coda alla posta, sugli autobus, mentre cammina, mentre mangia). Che ha cominciato a scrivere da poco e non si è ancora fermata. E che fin qui ha pubblicato tre libri che fanno parte della stessa storia: Esbat, Sopdet e, fra poco, Tanit.
Come nasce la tua voglia di scrivere?
Sempre avuta e mai praticata fino a cinque anni fa: quando, per puro diletto, ho cominciato a postare alcune fan fiction su Efp. Al quinto capitolo di quello che sarebbe diventato Esbat mi sono resa conto che non era più una fan fiction e che non era più un gioco. Più in generale, però, direi che la mia voglia di scrivere nasce dalla lettura: sono convinta che non ci sia altro modo, altra strada se non leggere. Sempre. Il più possibile. Anche i libri che pensiamo lontani da noi.
Sin da Esbat abbiamo notato che hai una particolare predilizione per il mondo orientale. Mondo, tra l'altro, molto affascinante anche per le sue leggende. Da dove nasce la tua passione per la cultura orientale?
Dalle leggende, appunto. Quando ero bambina ero incuriosita dalle storie che venivano dal Giappone. E poi faccio parte della generazione che è cresciuta con gli anime: di cui ho sempre ammirato la capacità di realizzare ottime storie miscelando realtà, fantastico e miti da ogni parte del mondo.
Il 17 febbraio sarà pubblicato Tanit- La bambina nera. Qual è la sua particolarità e a chi o a cosa ti sei ispirata per la sua stesura?
Tanit è il libro conclusivo di tre storie che sono indipendenti e insieme legate: il tema di tutte e tre e il momento in cui si incontrano due mondi che dovrebbero restare separati, quello degli dèi e dei demoni e quello degli uomini. Tanit è anche un romanzo sulla creazione e distruzione. Axieros, la dea che è al centro della vicenda, incarna entrambe. Ma anche Ivy, la ragazza umana che dalla stessa dea, in Esbat, ha ricevuto il potere di poter influenzare con i suoi disegni l'universo dei demoni, è capace di creare e distruggere, allo stesso modo. Mi sono ispirata molto, in questo terzo romanzo, ai miti della Grande Madre. E al vecchio detto secondo il quale si annienta ciò che si ama.
Di solito, cosa non dovrebbe mai mancarti quando scrivi?
Le sigarette e una finestra da cui guardare quando mi fermo a pensare.
Leggendo la sinossi di Tanit, è possibile capire che è presente un argomento molto importante: la crisi economica. Cosa pensi a riguardo?
Tanit è ambientato nel 2008, quando la crisi inizia: resta sullo sfondo, ma è palpabile nella tristezza e nella rabbia della folla fra cui si aggirano una dea, un demone e i due misteriosi personaggi che si avvicinano a Ivy. C'è un detto giapponese che dice che quando il mondo degli uomini conosce la povertà e assapora la paura, i demoni si mescolano all'umanità. Avveniva in Sopdet, e avviene anche in questo romanzo. Quanto al mio pensiero: sono, onestamente, piuttosto spaventata. Mi spaventa, soprattutto, il rialzo di aggressività, anche verbale, che alla crisi sta seguendo.
Qual è la tua opinione in merito all'attività di scrittore in Italia?
E' complicato rispondere in poche parole. Ci provo. Ho la sensazione che in questo momento si associ alla parola "scrittore" uno status di privilegio e, soprattutto, di fama. Ho anche la sensazione che in molti casi si cerchi la seconda, e non la scrittura in sé. Ecco: non funziona così. Conosco pochissime persone che non desiderano pubblicare un libro, e questo è peraltro legittimo: ma sono ancor meno quelle che sanno che un libro pubblicato non cambia la vita di nessuno. E' avvenuto, in Italia, in casi così limitati che si possono contare sulle dita di una mano. Pubblicare non è il fine: è un piccolo inizio. I libri che arrivano nelle librerie ogni giorno sono centinaia: far si che qualcuno prenda proprio il tuo fra le mani è statisticamente difficilissimo. Inoltre, lo scrittore italiano ha altri handicap. Primo fra tutti, il mercato: che è piccolo. Più della metà degli italiani non legge neanche un libro in dodici mesi. Inoltre, se l'autore in questione scrive narrativa (specie se fantastica) non godrà di grande considerazione da parte di chi ritiene che la letteratura sia altro. Detto tutto questo, e se si riesce a esse abbastanza lucidi da comprendere che quello dello scrittore è un mestiere e non un palcoscenico, e che bisogna calibrare le proprie aspettative, trovo che sia una meravigliosa attività.
Se dovessi dare un consiglio a tutti coloro che hanno il desiderio di pubblicare un libro, cosa proporresti di fare?
Leggere, leggere, leggere, leggere. E poi. Scrivere, scrivere, scrivere, scrivere. E poi. Far leggere a persone di fiducia e qualificate. Inoltre. Aspettare, aspettare, aspettare. Quando sarete davvero certi che il testo che avrete fra le mani sia la cosa migliore che avreste potuto realizzare, provare con gli editori che sono in sintonia con la vostra storia. Ed essere pazienti. Gli editori leggono: ma hanno pile di manoscritti davanti. Possono rispondervi dopo mesi. Mentre aspettate, chiedetevi se quello che volete è continuare a scrivere o essere pubblicati. E nel frattempo, leggete.
Sulla pagina ufficiale della Fazi - dedicata a Tanit - hai avviato un nuovo contest che ha come obiettivo quello di scrivere un racconto su commissione, per il futuro vincitore e non per una casa editrice. Quando è nato tale progetto?
E' nato da una considerazione, vedo che con frequenza sempre maggiore si teorizza la scrittura su commisione da parte di editori e alcune agenzie: io ti dico il filone di successo e tu, autore, scrivi. Ho pensato che l'unico committente per cui vorrei davvero scrivere è il lettore. E allora, ecco il gioco: scrivero quello che la vincitrice o il vincitore vorrà. Genere, ambientazioni, personaggi. Tutti gli ingredienti saranno a sua discrezione. E io sarò la sua "poetessa di corte".
Grazie cara Lara, per la tua disponibilità. Torna presto a trovarci; A dream of reading sarà sempre ben felice di accoglierti!
Tornerò con grande gioia! Un abbraccio a tutte e a tutti.
Lara Manni: è nata e vive a Roma, dove traffica tra librerie e biblioteche. Dal 2006 scrive fan fiction su Efp con lo pseudonimo di Rosencrantz. Nel 2009 ha pubblicato il romanzo Esbat con Feltrinelli e nel febbraio 2011 Sopdet con Fazi Editore. Gestisce uno dei blog più seguiti in Italia: laramanni.wordpress.com.
Se desiderate partecipare al concorso indetto dall'autrice, visitate la pagina della Fazi. Vi lascio il link: http://www.lainfazi.it/laramanni/.