L'autore
Luca Gallo è nato a Torino, dove vive in compagnia di Valentina, Maia, Frida e Kostas.
Regista di cortometraggi, insegnante di storia ed educatore.
Questo è il suo primo romanzo.
Il libro
"Tre cose adoro fare: cercare termini difficili nel dizionario e utilizzarli per darmi un tono, come fanno gli scrittori, ripetere frasi di mio fratello per darmi un’età e ripensare alle parole di Emma per darmi un senso."
Gambier ha tredici anni e un nome che è un tannino per conce, un fratello maggiore che è il suo idolo e una compagna di classe che è il suo primo amore. Ma anche un padre violento e una madre fragile, la voglia di crescere e di inventarsi una vita. Intanto aspetta e resiste, come l'insalata sotto la neve e, in attesa della primavera, racconta.
L'intervista
Innanzitutto complimenti per questo grandissimo esordio, sono molto colpito. Spunti di riflessione ne ha parecchi, e pertanto parecchie sono le domande e le curiosità che mi ha suscitato! Cominciamo…
1. Partiamo dalla scrittura. Questo è il tuo primo romanzo, è anche la tua prima esperienza di scrittura? Quando hai cominciato a scrivere, e in particolare, quando ti sei convinto a cercare la pubblicazione?
Da anni scrivevo racconti e reportage di viaggi per alcune riviste. Un giorno ho provato a superare le tre pagine ed è nato Come l’insalata sotto la neve. Appena terminato ho pensato alla pubblicazione. L’ho inviato a sette case editrici, dopo una quasi pubblicazione e due rifiuti è arrivata la proposta di Intermezzi. Degli altri tre aspetto ancora una risposta.
2. Volendo operare delle sciocche semplificazioni, si potrebbe dire che il tuo è un romanzo di formazione. Di sicuro è la storia, certo piuttosto originale, di una crescita. Che cosa, secondo te, lo avvicina ad un romanzo di formazione, e cosa invece lo allontana?
Mentre lo scrivevo non pensavo certo di attenermi ai dettami del romanzo di formazione, non amo le etichette. Dopo la pubblicazione è stato spesso definito come tale. Se penso che Il sentiero dei nidi di ragno di Calvino, La ragazza di Bube di Cassola e Ragazzi di vita di Pasolini, vengono etichettati allo stesso modo, non mi offendo di certo.
3. Gambier: com’è nato? E’ nato prima lui o la sua storia?
Gambier è stato il primo nato del romanzo. Dal nome al personaggio, dal personaggio alla famiglia, agli amici, alla città e dunque al romanzo.
4. Sono rimasto impressionato da tutti i piccoli dettagli di cui si arricchisce il tuo libro. Torino, le concerie, i nomi dei due fratelli presi dai tannini: c’è qualcosa dietro?
5. Altra curiosità: tutte le stranezze adorabili di Gambier. Il rifiuto degli anglicismi, dell’uso del computer e di Internet, proprio in questi anni che stanno conoscendo la moltiplicazione esponenziale delle possibilità di socialità attraverso Internet ed i social network: a cosa si deve questa scelta singolare?
Torino, concerie, tannini e stranezze di Gambier sono tutti legati alla vita reale, mia e di amici e conoscenti. Io odio l’inglese, è sopravvalutato, sarebbe così bello se parlassimo tutti portoghese.
6. Qualcuno potrebbe non condividere questa scelta, Gambier parrebbe troppo strano per esser vero e troppo maturo per la sua età.
Gambier è strano di certo, ma non essendo il romanzo un saggio storico o una relazione scientifica, non ci trovo nulla di male. La sua maturità è inizialmente uno specchio nel quale si riflettono il fratello Tari e l’amata Emma. Solo con lo scorrere della sua vita di carta, Gambier esce dallo specchio.
7. In modo altrettanto efficace hai dipinto gli altri personaggi, tutti individui particolari ma impantanati in situazioni normalissime, anche (purtroppo) quella della violenza domestica. La segreta anima poeta della madre di Gambier, il profilo intellettuale di Emma, ma soprattutto Tari, l’idolo di Gambier, infinito pozzo di saggezza ed ispirazione musicale. Com’è avvenuto il processo di creazione di questi personaggi? Sono venuti da sé, come spesso dicono alcuni scrittori, o ti sei ispirato alla tua realtà personale?
Mi piacerebbe rispondere come gli altri scrittori di cui parli e dunque dire “ sono venuti da sé”, ma la verità è che molte sono le ispirazioni fornite dal mio lavoro, dai miei desideri e dalle mie paure. Di genitori come quelli di Gambier ne ho purtroppo conosciuti molti nel mio lavoro di educatore, di fratelli come Tari ne ho desiderati. Lingua e Giuseppe sono due momenti della mia vita. Emma è un atto d’amore verso una bella creatura che non c’è più.
8. La storia di Come l’insalata sotto la neve è una storia tremenda raccontata però con un tono appropriato. Proprio dal punto di vista di un ragazzino che ancora non è in grado di affrontare come un adulto i problemi della vita, finendo dunque col dare lo stesso peso a tutti i suoi problemi, che si tratti della sua cotta per Emma o della violenza del padre. In particolare quest’ultimo tema, la violenza famigliare, com’è entrato nel tuo romanzo? Cosa ti ha spinto a parlarne, e su quali strumenti hai fatto affidamento per affrontarlo?
Nasce dai miei otto anni di lavoro come educatore con adolescenti a rischio. Come lettore sono interessato ai romanzi che non solo raccontano qualcosa, ma dicono qualcosa.
Quando ho scritto il libro, ho seguito i miei gusti di lettore. Il tema della violenza famigliare mi sembra qualcosa da dire. Ho cercato di proporre un tema pesante con rispettosa leggerezza.
9. Passando al piano tecnico, piuttosto evidente è la cura sotto il profilo stilistico e linguistico, sintomo, suppongo, di un ottima revisione editoriale. Si tratta di un’esperienza che uno scrittore non conosce fino a quando non arriva alla pubblicazione: cosa ci puoi dire della tua esperienza?
Ottima, Chiara oltre che simpatica è una bravissima editor. Manuele e Attilio nei loro ruoli non sono da meno.
10. E ora l’immancabile domanda: punti di riferimento, autori preferiti, mostri sacri e fonti di ispirazione?
I punti di riferimento sono troppi, tutto ciò che ho visto, letto ,ascoltato, pensato, immaginato…. I miei autori preferiti sono Italo Calvino, Tonino Benaquista e Manuel Scorza.
11. Progetti per il futuro?
Un secondo libro. Appena terminato e in attesa di essere pubblicato. Titolo provvisorio Prossima fermata Trambusto. Mi piacerebbe anche scrivere una canzone, aprire una taverna in un’isola greca, vedere le isole Fiji…….
12. Ultima domanda, ultima possibilità per assecondare definitivamente la mia curiosità: questa benedetta insalata, da dove è saltata fuori?
Fu mio nonno Matteo ha suggerirmelo. A dieci anni mentre lo aiutavo nel suo orto in montagna mi disse:
“ Quando sarai grande dovrai essere forte come l’insalata.”
“ L’insalata? Perché l’insalata è forte?” Domandai.
“ Certo. In montagna l’insalata deve resistere tutto l’inverno sotto la neve, in attesa della primavera. Solo quella forte rivede il sole.”
Un aneddoto metafora del mio libro.
E’ tutto! Ancora complimenti per il tuo romanzo e grazie per il tempo che ci hai dedicato. Se vuoi, puoi aggiungere qualcosa per i nostri lettori.
Vi ringrazio e vi saluto. Mi raccomando prestiamo tutti più attenzione ai libri e non agli eventi mediatici delle grandi case editrici. Leggiamo opere edite da piccole e medie case editrici, le uniche che scommettono davvero. Acquistiamo i libri dai librai, quelli veri che ti consigliano e ti sorridono.
Articolo di Tancredi