Intervista a MAX STEFANI
Creato il 18 gennaio 2011 da Restoinascolto
Inizio a prenderci gusto. Dopo la lunga e bellissima chiacchierata con Luca Castelli, sono riuscito ad ottenere udienza col grande capo del Mucchio Selvaggio, Max Stefani. Poche le domande, brevi le risposte, che hanno comunque soddisfatto le mie curiosità di ventennale lettore della rivista. Buona lettura.
Allora Max, cominciamo, e mi tolgo subito un sassolino parlando delle appendici(ti) del Mucchio. Di Extra di gennaio, ad esempio ne avrei fatto a meno (più in generale l’inserto mensile mi sembra più che sufficiente) in cambio di un altro magnifico Annuario, che insieme a molti articoli di attualità, conservo. In particolare non riesco a seguire questa linea editoriale “vintage” che state seguendo (libri extra compresi), tenuto conto dell’informatizzazione culturale a cui stiamo assistendo. Mi sembrano un passo indietro rispetto, chessò, alla bella sfida che fu, del settimanale. Cosa mi dici a questo proposito e se, al di la delle considerazioni, questa linea sta comunque ripagando in termini di vendite.
Su Extra e l’Annuario sono d’accordo con te. Datato il primo, attuale il secondo. Comunque sono andati male ambedue. Sulla storia del “vintage” non sono d’accordo. Tornare sui classici fa sempre bene. Il settimanale sarà anche stata una bella sfida, ma ci ho rimesso una marea di quattrini.
Alcune costole (anch’esse storiche seppur brevi del Mucchio): Subway, Duel, la rivista letteraria di cui ora non ricordo il nome e mettiamoci pure ‘rock on line’. Il sollievo di aver evitato ulteriori svenamenti di tipo finanziario è stato superiore alla delusione di non aver potuto portare avanti almeno uno di quei progetti? E ce ne sono altri lasciati chiusi nel cassetto?
Fanno comunque parte della mia storia editoriale. Subway era un gioco. Duel è stato un bagno colossale. Rock on line una parentesi veloce. L’unica rivista con la quale ci ho guadagnato qualcosa è stata Chitarre. Un dammuso a Pantelleria. Ovvio che uno spera sempre che i propri figli abbiano successo, ma è difficile coniugare qualità a quantità.
Da anni il Mucchio è per me un ottima guida musicale (ormai da più di vent’anni). Le recensioni, però, quanto più possibile oneste, se prima erano fondamentali per acquistare il vinile (il che avveniva spesso a scatola chiusa) adesso non le considero più così basilari (leggo, segno il titolo, vado su myspace, ascolto e mi faccio un’idea. D’accordo con Castelli sullo streaming quale ultima frontiera). Ti dico questo perché ho avvertito una sorta di tua preoccupazione, lasciando intendere qualche numero fa, che tra le firme del giornale stia prendendo forma una sottile linea del “volemose bene” a scapito di una critica musicale che talune volte necessiterebbe di più sincerità. Ho recepito male il messaggio?
Facciamo una critica musicale vecchia. Non più al passo con i tempi. La gente se ne accorge e non compra più il giornale. Ma Guglielmi ha la testa dura. Pensa ancora di vivere nel 1980.
Quanto detto prima si può collegare in qualche maniera al fatto che l’Edit e “La Tua Vita Privata” siano gli unici scritti che concedi ormai all’uscita mensile della rivista? Stai mollando un po’ le redini?
Non è vero. Short Talks, seppia, molte rec di libri, la posta, spesso belle e lunghe interviste non strettamente musicali. Il mio marchio è su tutto il giornale alla fine. O attraverso quello che scrivo o in articoli fatti confezionare a colleghi.
Parlando di cultura e del monito lanciato nell’Edit di gennaio affermi che per il governo sia diventata ormai una rottura di palle (e fin qui ci siamo) e che “il livello culturale è ciò che contraddistingue un popolo di cittadini da un popolo di consumatori”. Ma come la mettiamo con i diecimilioni di italiani che guardano il ‘grandefratello’ o ‘lisoladeifamosi’ (e/o che dicono di guardarlo solo per curiosità)? Esiste una categoria a parte (meglio un girone dantesco infernale) nel quale includerli?
In Italia c’è il Five Millions Club. Sono quelli che leggono, s’informano, girano, si fanno domande. Il resto è ignorante.
Senti Max, ho notato la tua assenza anche negli Oscar 2010. Ha fatto così schifo l’anno passato? Affermativa o negativa che sia la risposta, dammi il titolo di un paio d’album, film libri che ti hanno lasciato una qualche traccia.
Non volevo buttare giù titoli scopiazzando gli altri. E a voler mettermi ad ascoltare tutto ci voleva troppo tempo. Insomma non ho fatto in tempo. Però li ho messi nella posta di febbraio. Di libri leggo solo saggistica e vecchi romanzi. Quelli nuovi mi sembrano aria fritta. Film pochi… Scorsese?
Un po’ di prurito: parliamo di religione. Mia moglie, cresciuta come la maggior parte di noi, con “solide” basi clericali ha vissuto questa forzatura nella sua vita (inconsciamente) molto ma molto male. Paradossalmente (fortunatamente) anche traendo spunto dal Mucchio (appena sposati mi prendeva in giro tacciando il giornale di blasfemia) ha cominciato a leggere Quei libri (Augias, Frattini, Yallop, Simonnot) che le hanno aperto gli occhi e le hanno dato la serenità che cercava. Quale è stato il tuo percorso “spirituale”?
Ho fatto medie e liceo dai preti. Li ho imparato a odiarli. Poi leggendo filosofi, storia delle religioni etc sono giunto alla conclusione che senza si vive molto mglio.
Vediamo allora come te la cavi. (grattatio pallorum, certo). Cadi in coma. Tua moglie non vuole staccare la spina, così ne “approfitti” e inizi un viaggio. Arrivi ad una porta. Bussi. Ti apre S. Pietro: ”Mi spiace per lei e per le sue estenuanti convinzioni, sig. Stèfani ma è tutto vero. Qui c’è il paradiso, al 2° piano il purgatorio e al terzo (Lei ci entra con la lode) le fiamme dell’inferno. Visto, però, che non è ancora del tutto morto, le faccio una proposta per darle un’ultima possibilità di redenzione: io la sveglio dal coma e torna dai suoi cari; Lei, in cambio, va in missione per il mondo a raccontare a tutti che Dio esiste e che bisogna credere nella Chiesa e bla bla bla discorrendo;” … Accetta la proposta sig. Stèfani ??? Sig. Stèfani??? SIG. STEFANI !?!?!? SI SVEGLI, SIG. STEFANI !!!!
L’inferno.
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