Abbiamo intervistato per voi N.K. Jemisin, autrice di fama internazionale per cui abbiamo recensito (molto bene) qui il primo volume della Inheritance Trilogy: I centomila regni. Questo romanzo ha reso la Jemisin celebre in tutto il mondo: è stato candidato al Premio Nebula, all’Hugo, al Word Fantasy e a tanti altri. E ha fatto vincere all’autrice il Premio Locus e il Romantic Times Reviewer’s Choise Awards nel 2011.
Come sempre, vi proponiamo prima la versione dell’intervista tradotta e poi quella in lingua originale, così se preferite leggerla in inglese potete farlo.
Buona lettura!
VERSIONE ITALIANA
1. La cosa più bella de I centomila regni è la caratterizzazione dei personaggi, sia umani che divini. Il fatto di essere una psicologa ti ha aiutata nella loro creazione?
N.K.Jemisin: Forse?
I miei personaggi, però, si scrivono fondamentalmente da soli. Cerco solo di immaginare come reagirei io a qualcosa se fossi un dio che vive da miliardi di anni e che è stato intrappolato in un corpo mortale.
N.K.Jemisin: Dipende dallo scrittore. Non esiste un percorso ufficiale per diventare scrittore; ciò che ha funzionato per me potrebbe non funzionare per qualcun altro. Tutto ciò che conta è trovare mentori o tuoi pari che ti supportino, e una fonte credibile di informazioni su come destreggiarsi nel processo di pubblicazione. Non servono corsi per queste cose! Molte informazioni sono disponibili gratuitamente su internet. SFWA.org è un buon punto di partenza per tutti coloro che vogliono pubblicare un libro nel mercato di lingua inglese.
Comunque, giusto per capirci. Non ho mai partecipato ufficialmente a corsi di scrittura o scuole – solo cose informali come il “Viable Paradise workshop” (un incontro di una settimana su “come farsi pubblicare”) e alcuni gruppi di scrittura.
Il mio percorso per diventare scrittrice è iniziato quand’ero bambina. Cominciai a scrivere storie intorno agli 8 o 9 anni, e “pubblicavo” i miei “libri” su cartoncini colorati rilegati con un filo
Quello è stato il momento in cui decisi di andare al “Viable Paradise” e di iscrivermi a un gruppo di scrittura, che mi aiutò a migliorare le mie capacità e a ottenere le prime pubblicazioni di racconti brevi. In quel periodo finii il mio primo romanzo, poi spesi un po’ di tempo per perfezionarlo. Vinsi un viaggio e iniziai a ottenere maggiori riconoscimenti per i miei racconti. Sempre in quel periodo presi anche ad andare a convention al fine di incontrare editori e altri professionisti del settore. Nel 2006 iniziai a cercarmi un agente e così divenni una cliente di Lucienne Diver, che ancora oggi mi rappresenta. Grazie a un agente potei inviare i miei romanzi a editori che, altrimenti, non sarei stata in grado di contattare – come Orbit Books, che recentemente ha pubblicato la trilogia di Inheritance; Il primo libro è stato pubblicato nel 2010 negli Stati Uniti. Da allora ho sempre pubblicato con Orbit.
3. Come ti è venuta l’idea per I Centomila Regni? Si basa su un concetto piuttosto originale di mitologia. Ha richiesto molte ricerche?
N.K.Jemisin: Praticamente ho fatto ricerche per tutta la vita, perché mi è sempre piaciuto studiare la mitologia di molte culture antiche, e le storie e la saggezza delle culture attuali. In questo senso, I centomila regni in realtà non è originale, è stato scritto intenzionalmente emulando i poemi epici e i miti del passato. Nei racconti degli Dei romani, per esempio, gli Dei interagiscono sempre con le persone – di solito in maniera disastrosa. Da quei racconti alla mia personale variazione sul tema il passo è stato breve.
Ma l’idea de I centomila regni è venuta da un sogno, davvero! Ho sognato un uomo con le stelle tra i capelli, e un ragazzo con giocattoli che si rivelavano essere pianeti. Ho iniziato a buttare giù il concept, ed ho cercato di trovare il modo per spiegare ciò che avevo visto. Questo è stato l’inizio. Ma all’epoca non ero una scrittrice sufficientemente brava; ho scritto il romanzo, ma non era molto buono. L’ho messo da parte per diversi anni, e ho trascorso quel tempo a migliorare le mie capacità. Alla fine ho deciso di riscrivere il romanzo da zero, e a quel punto penso di aver fatto un lavoro molto migliore di prima. Devo averlo fatto, perché ora è stato pubblicato in qualcosa come quindici Paesi!
4. I centomila regni ha uno stile di scrittura particolare: il passato e il presente si alternano e in alcune parti la voce di Yeine e quella della dea Enefa si sovrappongono. Come si è sviluppato questo tuo stile? Sei stata ispirata da qualcuno dei tuoi miti letterari?
N.K.Jemisin: Leggo molto, quindi onestamente non saprei dire da dove nasce il mio stile, e non so se un qualsiasi autore possa farlo. Ma ti dirò che alcune delle mie influenze letterarie hanno usato tecniche che io stessa utilizzo nel libro. James Joyce, per esempio, era un maestro dell’epifania (N.d.R. evento che rievoca in una persona un’esperienza sepolta nella memoria, che nel passato aveva suscitato emozioni) e del flusso di coscienza; Toni Morrison usa un potente stile onirico per ammorbidire ed esaltare momenti di assoluto terrore; Stephen King scrive eccellenti dialoghi interiori e delinea personaggi le cui menti sono disturbate. Ho molte, molte più influenze di queste, ma queste sono quelle che mi vengono in mente così su due piedi.
5. Dopo la Inheritance Trilogy, quali sono i tuoi progetti per il futuro?
N.K.Jemisin:
Beh, la mia seconda serie, The Dreamblood, è appena stata pubblicata negli stati uniti. Si tratta di una duologia: The killing moon e The shadowed sun, ambientata in un mondo fantasy che ricorda l’antico Egitto e racconta di una schiera di sacerdoti che controllano la magia dei sogni. Sto ancora facendo un po’ di promozione per questa serie. Nel frattempo sto lavorando a una nuova trilogia, ambientata in un mondo fantasy apocalittico, del tutto nuovo. Il primo libro, intitolato The fifth season, è terminato, anche se mi sono presa una piccola pausa per lavorare a un “progetto segreto” prima di continuare con la stesura del secondo libro. The fifth season ha uno stile molto diverso da I centomila regni, ed è stata una vera sfida scriverlo, sebbene io sia eccitata per come sta venendo fuori.
La storia è incentrata su una donna di nome Essun che è alla ricerca della sua figlia rapita, in un mondo che ha subito un’enorme catastrofe ambientale e che sta rapidamente morendo. Lei è una delle poche persone che ha le capacità magiche per manipolare l’energia sismica; può domare un vulcano o fermare un terremoto se lo vuole, anche se non senza sostanziali – mortali – costi.
Quindi lei è una donna molto pericolosa, ma dietro di lei e sua figlia ci sono persone ancora più pericolose. Lei è stata inghiottita da un’antica cospirazione… Eeeeeee non credo che dovrei parlarne oltre, perché non è ancora finito.
Oltre a questo mi piacerebbe ricominciare a scrivere racconti, cosa che non faccio da un po’ perché avevo i romanzi da terminare. Ma sto pensando di realizzare una raccolta di racconti a breve.
Questo è tutto!
VERSIONE INGLESE
1) The characters in The Hundred Thousand Kingdoms are very well developed and you define their personalities in depth. You are a psychologist, did your profession help you in the creation of the characters?
N.K.Jemisin: Probably?
My characters basically write themselves, though. I just try to imagine how I would react to something… if I was a god who was billions of years old who had been trapped in mortal flesh.
2) Which path did you follow to become a writer? In the acknowledgements to The Hundred Thousand Kingdoms you wrote that you attended some writing courses and schools. Do you think they are useful or maybe even necessary?
N.K.Jemisin: It depends on the writer. There is no one true path to becoming a writer; what worked for me may not work for someone else. All that matters is that you find mentors or peers to support you, and a source of legitimate information on how to safely navigate the publishing process. You don’t need courses for that! A lot of information is freely available on the internet. SFWA.org is a good place to start, for people who want to publish in English-language markets.
Just to clarify, however, I’ve never actually attended formal writing courses or schools — only informal things like the Viable Paradise workshop (a one-week “how to get published” retreat) and being in writing groups.
My path to becoming a writer started when I was a child. I began writing stories around the age of 8 or 9, and I “published” my “books” on construction paper with yarn binding.
3) Where did the idea for The Hundred Thousand Kingdoms come from? The novel is based on a rather original concept of mythology. Did you have to do a lot of research?
N.K.Jemisin: I’ve basically been doing research my whole life, because I’ve always enjoyed reading mythology from many ancient cultures, and the stories and wisdom of current cultures. In that sense, The Hundred Thousand Kingdoms actually isn’t original; I was intentionally emulating the epics and myths of the past. In tales of the Roman gods, for example, gods interact with people all the time — usually disastrously. It wasn’t a long step between those tales and my own variation on the same.
But the idea for The Hundred Thousand Kingdoms came from a dream, really! I had a dream of a man with stars in his hair, and a boy playing with toys that turned out to be planets. I started writing the concepts down, and tried to think of ways to explain what I’d seen. That was the beginning of it. But I wasn’t a good enough writer at the time; I wrote the novel, but it wasn’t very good. I put it aside for several years, and spent the interim improving my skills. Eventually I decided to rewrite the novel from scratch, and at that point I think I did a much better job of it. I must have, because now it’s been published in something like fifteen countries!
4) The Hundred Thousand Kingdoms has a particular writing style: past and present alternate and in some parts the voice of Yeine and the one of the goddess Enefa overlap. How did you develop such a style? Did you get inspired by some of your literary myths?
N.K.Jemisin: I read a lot, so I can’t honestly say where my style comes from, and I don’t know if any author can easily do that. But I will say that some of my literary influences have used techniques that I use in the book. James Joyce, for example, was a master of the epiphany, and stream-of-consciousness; Toni Morrison uses a powerfully dreamlike style to soften and enhance moments of utter horror; Stephen King does excellent interior dialogue and depiction of characters whose minds are breaking down. I have many, many more influences than that, but those are the ones I can think of offhand.
5) Which are your projects for the future?
N.K.Jemisin: Well, my second series, the Dreamblood, just came out in the US. It’s a duology: The killing moon and The shadowed sun, set in a fantasy world that resembles ancient Egypt, and following a cadre of priests who manipulate the magic of dreams. So I’m still doing a little bit of promotion and related work for that. Meanwhile I’m working on a new trilogy set in a brand-new, apocalyptic fantasy world. The first book, called The fifth season, is complete, although I’ve taken a short break to work on a “secret project” before proceeding to the second one. The fifth season has a very different literary style from The Hundred Thousand Kingdoms, and it’s been a real challenge to write, although I’m excited by how it’s coming together.
The story follows a woman named Essun who’s searching for her kidnapped daughter in a world that has just experienced a massive environmental catastrophe and is rapidly dying. She is one of a handful of people who has the magical ability to manipulate seismic energy; she can quell a volcano or touch off an earthquake at will, though not without substantial — deadly — cost. So she’s a very dangerous woman… but there are even more dangerous people after her and her daughter. She has been swallowed by an ancient conspiracy… Aaaaaand I don’t think I should talk about it much more, because it’s not finished yet.
Beyond that, I’d like to get back to writing short stories, which I haven’t done for awhile because I’ve had novels to finish. But I’m thinking about releasing a short story collection sometime soon.
That’s it!